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Torino, Estate 2023
I mesi di clausura a cui siamo stati costretti negli anni scorsi hanno certamente contribuito ad aumentare la nostra attenzione per il verde urbano. Il Piemonte è una regione ricca di verde e Torino è una città particolarmente fortunata, in quanto a verde. Dei 130 km2 di superficie comunale, 21 (il 16%) sono coperti da aree verdi a gestione pubblica. Ciò corrisponde a 23,84 m2 di verde pubblico per abitante (rispetto, ad esempio, ai 10 di Roma). Con i suoi 160.000 alberi (di cui 39 monumentali), i 300 km di strade alberate, i suoi parchi, Torino merita pienamente il titolo di “città verde” e i suoi abitanti ne sono giustamente fieri. Per il mestiere che faccio mi piace ricordare il magnifico lavoro che i tecnici del Comune addetti alla manutenzione del verde fanno da sempre, pur in presenza di risorse umane ed economiche spesso limitate.
Amare gli alberi significa anche sostituirli, quando necessario
L’ambiente urbano, purtroppo, non offre alle piante l’habitat migliore. Inquinamento atmosferico, traffico, cemento e asfalto la fanno da padrone, e la poca attenzione da parte di noi cittadini spesso rende la sopravvivenza delle piante in città complessa. Il terreno a disposizione degli apparati radicali delle piante è spesso molto limitato, oltre che di qualità discutibile. Se poi le alberate fungono anche da parcheggio, la situazione peggiora. Molto spesso le piante che costituiscono le nostre alberate storiche sono sofferenti. E, esattamente come succede agli animali e all’uomo, piante debilitate sono più facilmente soggette ai danni causati da agenti biotici. Per questo motivo gli alberi in città vengono tenuti sotto controllo, anche con metodi costosi, per valutare il loro stato di salute e gli eventuali rischi. Non sfugge a nessuno come anche il più banale temporale abbia spesso come conseguenza la caduta di alberi, che, quando va bene ostruiscono strade o danneggiano cose, quando va male, colpiscono persone. Gli eventi estremi (violenti temporali, trombe d’aria) sempre più frequenti e lunghi periodi di stress idrico impongono la messa in atto di misure di adattamento. In altre parole, da un lato la già precaria situazione in cui si vengono a trovare le piante in città più soggette a stress va monitorata con maggiore frequenza e con strumenti idonei, proprio per cogliere in anticipo la presenza di alterazioni e, dall’altro, soprattutto in presenza di un numero elevato di alberi, va programmata una sostituzione delle piante più vecchie. In presenza di una situazione critica qual è quella attuale, occorre pensare ad utilizzare specie con minori esigenze idriche, a mettere a dimora le piante con un maggiore rispetto delle esigenze di crescita delle loro radici, lasciando a loro disposizione più suolo, meglio drenato, mantenendo anche altezze più contenute, per ridurre i rischi in caso di caduta. Non dobbiamo spaventarci di fronte a decisioni delle amministrazioni di intervenire, come si sta facendo in questi mesi a Torino (ma anche in altre città) per le alberate che interessano due corsi, per sostituire piante debilitate che sono a rischio. Al contrario, dovremmo tutti quanti, come cittadini, sostenere tutte le iniziative tese a una corretta conservazione del verde, chiedendo che alla sua manutenzione vengano destinate idonee risorse e che il conto finale degli alberi a nostra disposizione resti in pareggio. Amare gli alberi significa anche sostituirli, quando necessario. Dovremmo, forse, imparare a fidarci di più dell’esperienza dei cosiddetti “medici delle piante” (o “degli alberi”), che sono professionisti seri e preparati che, per loro scelta, stanno sempre dalla parte degli alberi. E, grazie alla consapevolezza acquisita sull’importanza degli alberi in città per la nostra salute, impariamo a trattarli meglio, con comportamenti più virtuosi e rispettosi.