Home > People > Editoriali > Una mamma a Torino > Ancóra, ancóra, ancóra…
Torino, Inverno 2023
Occhi golosi. Apro il giornale come fosse un menù. Le prime sezioni, tra cronaca, politica ed economia, rischiano di lasciarmi l’amaro in bocca. Allora accelero: salto, ometto, trascuro deliberatamente, ignoro senza pietà, né per me stessa né per il mondo che mi circonda, finché finalmente atterro sulle pagine di cultura e spettacoli. Ho il fiatone. Mi sembra di aver fatto la corsa a ostacoli per arrivare indenne fin qui. A tratti sembra anche una corsa campestre: piccoli intoppi che su un terreno sconnesso diventano comunque pericolosi se non addirittura mortali. Altre volte, questa traversata mi sembra la lista delle candidature ai guinness dei primati, in cui a turno qualcuno vince quello dell’inettitudine, della disonestà, o anche solo della negligenza o della vigliaccheria. Salto in lungo o con la pertica le prime pagine e mi avventuro tra arte e cultura, lasciando ai più coraggiosi i brividi horror delle notizie catastrofiche e, spesso purtroppo, sempre uguali. Un disegno perverso, ripetitivo. «E oltretutto, io adoro ripetere» sussurro. Mia figlia si materializza alle mie spalle e ride un po’.
Torino è come una tavola imbandita, devo solo fare abbinamenti, collegamenti, e scegliere che parte di me nutrire
«Mamma, questo lo sappiamo tutti, viste le centinaia di minuti di testi diversi che impari a memoria per raccontarli nei tuoi spettacoli… Ma cosa c’entra? Cosa stai leggendo?»
«Vedo cosa possiamo fare di bello nei prossimi giorni». Mentre con gli occhi inizio a scorrere articoli e trafiletti, mi si accende anche l’olfatto, non sento solo l’odore della carta e dell’inchiostro, ma un profumo inconfondibile, molto diverso da quello di macerie che contraddistingue le pagine precedenti, è l’opposto, è la fragranza inebriante della creazione: ci sono mostre di arti diverse, dalla pittura alla fotografia, spettacoli teatrali e performance anche nei luoghi più impensati, film per tutti i gusti al cinema, eventi sportivi, inaugurazioni, degustazioni, concerti… Torino è come una tavola imbandita, devo solo fare abbinamenti, collegamenti, e scegliere che parte di me nutrire. Decido di fare un giro alla scoperta di artisti eclettici che declinano il loro talento ripetendo il loro messaggio con forme espressive diverse.
«La ripetizione è la base di tutto: più ripetiamo più siamo bravi, in qualunque campo. Provare, ripetere…».
«Certo, per chi recita è indispensabile, mamma, come per chi dipinge, pennellata dopo pennellata, per chi disegna e affina sempre di più il tratto, per chi cucina e migliora di volta in volta le ricette… Vale nell’arte, sicuramente, ma magari per gli altri è una noia».
«Anche nello sport, nei giochi, o in qualunque professione più ripetiamo più siamo bravi».
«Tu non ti annoi mai a ripetere sempre le stesse parole quando vai in scena?».
«No, perché ogni sera faccio piccoli esperimenti, minuscoli: variazioni del ritmo in alcuni punti, aggiungo qualche sfumatura in altri… La ripetizione è piena di possibilità».
Vivo di istanti, di attese, di “ancóra”: ancora teatro, ancora recitare, interpretare, tradurre personaggi e le loro storie facendoli passare attraverso la mia testa, il mio corpo, la mia voce, ancora condividere, ancora essere lo strumento sensibile per far nascere emozioni, ancora, ancora, ancora…
«E come premio per tutta questa energia e costanza nel ripetere, cosa vuoi, mamma?».
«Ancora un bacio, amore mio».