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Torino, inverno 2021
Ho quarantatré anni, credo di aver raggiunto una buona consapevolezza del mio corpo, non avevo altra scelta, pare che non si possano fare resi. Vesto come mi sento, ci sono giorni in cui batterei il cinque alto alla donna che vedo nel riflesso delle vetrine dei negozi quando cammino, altri che mi aspetto di essere percossa da Carla Gozzi con una gruccia di legno per quanto sono impresentabile.
Fare shopping mi piace ma ho un rapporto conflittuale con le commesse e i commessi della mia città, mi sento a disagio ovunque. Nelle grandi catene di via Roma la musica pompa a mille mila decibel (io capisco che con la pandemia i ragazzi abbiano sentito la mancanza delle notti disco, ma spostare i rave da Zara alle undici di mattina mi pare un po’ eccessivo) e passo il tempo a urlare nell’orecchio di chi mi serve per farmi dare la mia taglia. Poi c’è la questione dell’età, se per caso trovo una maglietta che mi piace in vetrina ed entro da Bershka sono subito Orietta Berti in un video di Fedez e Achille Lauro, per giustificare la mia presenza in mezzo ai quegli stendini sberluccicanti mi sento in dovere di specificare che la maglietta è per mia figlia.
Torino abbonda anche di botteghe, laboratori, atelier, dove i vestiti non sono vestiti ma oggetti di design e infatti un paio di calzini costa come un sofà di Philippe Starck, per non sentirmi sciatta devo comprarmi un vestito adeguato apposta per entrare lì e comprarmi un vestito. Essendo di solito posti piccoli entro, una bellissima ragazza mi domanda «posso esserle d’aiuto», io rispondo «do solo un’occhiata» e a quel punto do un’occhiata agli abiti e lei dà un’occhiata a me, ed è come fare la pipì con qualcuno accanto che ti osserva, è impossibile. Ho bisogno della mia privacy anche solo per fare un giro tra gli stendini, figuriamoci per provare un modello.
A quanto pare, sono un inverno. Una definizione di gran moda tra gli adepti dell’armocromia, disciplina che divide le persone in quattro stagioni a seconda del loro incarnato e dei loro colori dominanti. Io sono inverno e in tutto questo disagio finalmente ho una gioia, il mio armadio è tutto nero
Quando finalmente prendo in mano un golf nero la ragazza bellissima sembra soddisfatta e mi fa sapere che è proprio il mio ideale perché, a quanto pare, sono un inverno. Chi non avesse idea di cosa significhi essere inverno, non si preoccupi, è una definizione di gran moda tra gli adepti dell’armocromia, una disciplina che divide le persone in quattro stagioni a seconda del loro incarnato e dei loro colori dominanti.
Le donne primavera per esempio sono prevalentemente bionde e indossano l’arancio, il giallo, il rosa pesca, il color panna, il marrone dorato e anche l’oro. Le estate stanno bene con i fluo e le autunno con tutte le sfumature di marrone. Sto semplificando, naturalmente, ma si trovano test su test online per decidere la rispettiva stagione e mezza stagione e quarti di finale.
Io sono inverno, che non vuol dire che debba andare in giro vestita come lo yeti ma che uno dei miei colori consigliati è proprio il nero. E in tutto questo disagio finalmente ho una gioia, il mio armadio è tutto nero, sembra quello di un prete di campagna quanto a fantasia cromatica, quindi bene, sfortunata al gioco fortunata in armocromia… il total black lo indosso da quarantatré primavere, anzi da quarantatré inverni.