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Torino, 5 giugno 2020
Ogni cosa ha un inizio e una fine. Una storia, una partita, una corrispondenza di cartoline. Perché finisce una corrispondenza di cartoline? Forse ci si è detto tutto, forse ci sono nuovi posti da visitare e da raccontare. Per questi e altri mille vaghi motivi si conclude anche questa corrispondenza di cartoline da Torino per Torino. L’idea iniziale era ambiziosa ma genuina: fare compagnia, anche solo per cinque minuti, ai torinesi costretti in gran parte nelle loro case. Regalare spunti, un sorriso, due argomenti di conversazione negli innumerevoli pranzi in famiglia. O ancora dimostrare un po’ di vicinanza a chi ha dovuto affrontare da solo questi mesi.
Per farlo abbiamo adoperato un arsenale di ricordi, fotografie, emozioni e immagini prese appositamente dalla nostra quotidianità; da quello che spesso indebitamente chiamiamo “basso”, mentre in fondo è ciò che abbiamo a portata di mano e che dovremmo valorizzare di più. Una collection di normalità perduta che allora sognavamo e che adesso stiamo recuperando un frammento alla volta.
Ci rende vivi imprimere emozione nelle nostre azioni, come il sole sulla pelle, gli occhi dentro un’alba e il ricordo di una ragazza che racconta l’Uruguay
Siamo partiti così, insieme, con il ricordo delle rincorse ai tram arancioni e il paesaggio urbano deserto e distopico di una Torino mai vista in quello stato: strade senza macchine, piazze senza tavolini, parchi senza rovesciate sbagliate o mai provate. Abbiamo proseguito con le canzoni a farci compagnia, sotto la doccia o nei tanti momenti di noia; le playlist col nome “quarantena” e quel rapporto odi et amo con Alexa. Oltre ai ricordi poi ci siamo dedicati svariate promesse che ormai hanno scadenze sempre più vicine ma che all’epoca parevano irraggiungibili. Abbiamo però ragionato che non ha senso temere l’irrealizzato e che l’importante non è l’esito ma la speranza riposta nel gesto.
Ci rende vivi imprimere emozione nelle nostre azioni, come il sole sulla pelle, gli occhi dentro un’alba e il ricordo di una ragazza che racconta l’Uruguay. Abbiamo rispolverato la nostra anima poetica, elogiato lo spirito libero e magico dei bambini (anche in quarantena) e per non farci mancare niente abbiamo scomodato perfino le parole di Dante. Quello che veniva fuori a riveder le stelle, per intenderci; e quindi, perfettamente in linea, abbiamo chiuso con le stelle, i desideri e il fascino delle etimologie da cui tra l’altro eravamo partiti. Ogni cosa ha un inizio e una fine.
Parafrasando Raf, cosa resterà di questa pandemia? Spero un sacco di sfumature di noi, io personalmente per ricordarne gran parte tornerò a leggermi queste righe ogni tanto. E nonostante tutto ricorderò sempre con affetto le mie cartoline da Torino.