Torino, 5 aprile 2020
Dicono che quando finirà molte cose cambieranno. Tutti ci vorremo più bene, i politici torneranno a comprendere le esigenze dei loro cittadini e verrà ristabilito l’antico patto sociale nel quale il cittadino paga e lo stato tutela. Lo capiremo subito dalle piccole cose. I runner non sfrecceranno più impuniti contromano, i monopattini non invaderanno i portici dove tra l’altro non ci saranno civich nascosti con le telecamere a dare discutibili multe a ignari automobilisti.
Dicono che quando finirà molte cose cambieranno.Tutti ci vorremo più bene, i politici torneranno a comprendere le esigenze dei loro cittadini e verrà ristabilito l’antico patto sociale nel quale il cittadino paga e lo stato tutela
Gli anarchici che hanno imbrattato l’intera città dovranno ripulirla o pagare le fatture di ditte specializzate che lo faranno al posto loro, il racket dei Rom non scaricherà più ogni mattina i finti mendicanti davanti alle vetrine di via Roma, non verranno chiusi i dehors che tengono vive le nostre piazze e non vedremo più a pochi metri dagli uffici dei nostri amministratori le baracche dei clochard che, dopo il terribile contagio, non sfideranno più ogni norma d’igiene pubblica. Allo Stadium gli ultras potranno continuare a cantare forza Juve con il connesso prodigioso “effetto” e al Grande Torino vedremo i granata lottare per qualcosa, sia pur con bilanci che facciano meno felice il Presidente. La movida non verrà festosamente trattata a manganellate, gli agenti non si rivedranno subito di fronte i pusher arrestati la sera prima e gli orribili palazzoni dell’agenzia delle entrate non evocheranno più la Stasi. Insomma, a partire da queste piccole cosette quotidiane, tutto cambierà in meglio.
O magari no. Dipende sempre da chi se ne occupa. Nessun altro.