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Una mamma a Torino

di Sara D'Amario

Come il Principe di Salina

Torino, Autunno 2022

Dopo la scuola, i compiti, il karate, il canto e il corso di recitazione, mia figlia ha ancora l’energia per curiosare tra le molteplici attività che Torino offre, dalle più serie alle più rutilanti. Vuole conoscere persone nuove, scoprire, sperimentare, imparare. Bellissimo. A volte dovremmo riconsiderare i luoghi comuni sull’adolescenza e iniziare a pensare le fasi della vita come un calzino che sta fermo, si muove, si spiegazza, si arriccia, si stringe o si rilassa, a seconda del piede che lo indossa.

Quindi, con una figlia che davanti alle novità si illumina come la Tour Eiffel a Capodanno, come resistere al richiamo delle danze dell’’800? Il nostro amico Cosimo, che balla da anni, ci fornisce la risposta: non si può resistere, bisogna provarle.

Poiché le cose belle ci piacciono di più se condivise, coinvolgiamo amici e parenti. La mia cucciola convince i suoi amici grazie al fascino un po’ vintage ma insuperabile di valzer, quadriglie, danze scozzesi e abiti mozzafiato.

Io resto pragmatica: supplico i miei amici di non lasciarmi da sola a pestare i piedi di persone sconosciute. Rispondono all’invito (o appello accorato) mio cugino Dario – bello, misterioso e sempre pronto ad affrontare nuove sfide – e due coppie di amici con i rispettivi figli e figlie. Siamo tutti tanto diversi: da Franca, stupenda maestra per creature da zero a tre anni, a suo marito Igor, violinista e insegnante raffinato, a Sara Kiko, sorprendente artista della ceramica, fino a suo marito Fausto, fabbro eccezionale, biondo, baffuto e forte, proprio come Automatix, il fabbro dei fumetti di Asterix.

Un giovane gentiluomo dalla criniera ribelle mi porge la mano per una mazurka e improvvisamente ho un déjà vu, mi trovo catapultata dentro alle pagine del Gattopardo, ma nei panni di Don Fabrizio, il Principe di Salina

Quando fa il suo ingresso nel salone da ballo, stranamente Fausto ha lo sguardo torvo: temo per un attimo di aver perso un amico, o che venga verso di me non per ballare ma per dissuadermi dal fare in futuro proposte come questa imbavagliandomi, come fa Automatix con il bardo Assurancetourix per impedirgli di cantare… Invece no, dopo un istante, per amore di sua moglie, sfoggia un magnifico sorriso e ci stupisce tutti lanciandosi gagliardo nelle danze, tra passi chassé en avant et en arrière. Guardo la mia bambina e le sue amiche vestite con ampie gonne lunghe e scarpette morbide: sono bellissime, leggere, sorridenti. I ragazzi le accompagnano, dimostrando di saper superare tanti pregiudizi.

Un giovane gentiluomo dalla criniera ribelle mi porge la mano per una mazurka e improvvisamente ho un déjà vu, mi trovo catapultata dentro alle pagine del Gattopardo, ma nei panni di Don Fabrizio, il Principe di Salina…

«Principe – diceva Angelica – volevo chiederle di ballare con me la prossima mazurka».

«Grazie, Angelica, mi ringiovanisci. Sarò felice di ubbidirti, ma la mazurka no, concedimi il primo valzer».

Così, sulle note di Strauss, mi lascio guidare dal mio cavaliere, ogni tanto passeggio sui suoi piedi, gli chiedo scusa, ridiamo e mi dico che con la pratica migliorerò.

Alla fine del pomeriggio, stanca e felice, ringrazio gli insegnanti della Società di Danza Torinese che rendono possibile a tutti un salto indietro nel tempo, conducendo con entusiasmo chi partecipa alla scoperta di un mondo vivace e gentile. Grazie a Giuseppe Tomasi di Lampedusa per avermi sedotta ancora una volta. Grazie ai miei amici, che non mi lasciano davvero mai sola: ci siamo iscritti al corso.

E grazie alla mia bambina, splendida Angelica del terzo millennio.