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Torino, Primavera 2022
Nel film di fantascienza The Butterfly Effect (2004) di Eric Bress e J. Mackye Gruber, si dice che il battito d’ali di una farfalla in America può provocare un uragano dall’altra parte del mondo. Questa semplice frase riassume un concetto più complesso, tanto incisivo quanto affascinante: l’effetto farfalla. L’idea è che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. In cosa consiste, quindi, l’effetto farfalla? Alcuni fenomeni che stiamo osservando di questi tempi, e che toccano alcune nostre piacevoli abitudini, sono l’effetto di eventi apparentemente lontani. Un esempio è il caro-caffè, di cui tanto si parla. Esso è in buona parte dovuto ai problemi che i piccoli coltivatori di caffè, che sono numerosissimi, stanno incontrando in Centro e Sud America, a causa dei violenti attacchi di una malattia, la ruggine, che colpisce le piante di caffè. Il nome della malattia deriva dalle pustole rossastre che ricoprono le foglie e gli orfani delle piante di caffè colpite. Il fungo che causa la malattia, Hemileia vastatrix, è noto da tempo, soprattutto per aver distrutto negli anni 1870 le coltivazioni di caffè nell’isola di Ceylon, costringendo l’isola a convertirsi alla coltivazione del tè. Ma perché tutti questi danni negli anni 2000? Perché, per effetto dei cambiamenti climatici, che ne favoriscono lo sviluppo, il patogeno è diventato più aggressivo, si riproduce più velocemente, produce molti più organi di moltiplicazione (spore) e si diffonde più in fretta.
Se applichiamo il concetto dell’effetto farfalla alla protezione dell’ambiente, ci rendiamo conto che con piccole azioni e/o scelte quotidiane, tese a rendere più sostenibili i nostri consumi, possiamo contribuire a mitigare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici
E che dire del cioccolato, sempre più caro? Anche in questo caso, alcuni patogeni che colpiscono le coltivazioni di cacao in Africa sono causa di forti cali di produzione e conseguenti aumenti dei costi di questo pregiatissimo prodotto. Alle perdite di produzione si aggiungono gli effetti della crisi climatica in Africa occidentale (dove viene prodotto il 70% del cacao), che portano a una progressiva riduzione delle superfici coltivate a cacao. Il cacao è una pianta che non cresce ovunque e risente di un clima troppo secco o troppo caldo. Il clima è quindi una grande incognita per il futuro, con conseguente crisi per il mercato. Chi, come me, ama frequentare la Liguria non ha potuto non osservare, una volta ancora, la fioritura anticipata delle mimose. Avanti di questo passo la mimosa dovrà essere utilizzata come fiore per San Valentino, a sostituire le più classiche rose! Anche in questo caso hanno un ruolo i cambiamenti climatici. Da questi pochi esempi è evidente l’effetto negativo che esercitano, a breve e lunga distanza, anche su quelle che sono piacevoli abitudini e/o consuetudini (la tazzina di caffè, un gianduiotto da assaporare, un mazzolino di mimose da offrire o ricevere l’8 marzo) a cui potremmo, nei casi più estremi, dover rinunciare. Al tempo stesso, non dobbiamo trascurare un’interpretazione più positiva dell’effetto farfalla. Ciò che facciamo ora influirà sul nostro futuro e su quello degli altri; con piccole azioni condotte in un luogo, si possono generare effetti positivi a grande distanza. Se applichiamo questo semplice concetto alla protezione dell’ambiente, ci rendiamo conto che con piccole azioni e/o scelte quotidiane, tese a rendere più sostenibili i nostri consumi, possiamo contribuire a mitigare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Proviamo anche noi l’effetto farfalla?