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#iosonotorino

di Guido Barosio

Guarire la città

Torino, 6 maggio 2020

La città è un essere vivente. Come le altre creature nasce, cresce, prospera e commette errori, si sviluppa e raggiunge la maturità, si ammala e forse guarisce, qualche volta muore. Ci sono città eterne come Gerusalemme, Atene e Roma, altre particolarmente longeveParigi, Londra, Venezia, Firenze, Mosca, Vienna  – altre più giovani ma già esperte: New York, Buenos Aires, Rio de Janeiro. La storia ci parla anche di città a suo tempo formidabili poi irrimediabilmente decedute: Persepoli, Babilonia, Cartagine… E questo solo per fare qualche nome in una specie ormai dominante sul nostro pianeta. Perché, da oltre dieci anni, gli abitanti delle aree metropolitane sono la maggioranza accertata ed in continuo aumento.

Ed ora? Quando il virus ha spento i motori di New York e trasformato Venezia in uno scrigno silente da cosa ripartirà Torino? Tutti siamo alla ricerca di nuove vocazioni

Gli agglomerati urbani si differenziano dalle creature naturali per la loro propensione al cambiamento, che prevede anche la possibilità di guarire dopo essersi ammalate. In Europa abbiamo visto episodi significativi in occasione di assedi, epidemie, crisi finanziarie, bombardamenti ed invasioni. Anche Torino appartiene a questa cerchia, anzi Torino ha sempre avuto una tenace attitudine nel rilanciarsi dopo le avversità: unificando l’Italia sottomessa da secoli, scoprendosi capitale dell’industria dopo aver perso il ruolo di capitale nazionale, inventandosi il primato di città più cool d’Italia al tramonto della FIAT. E ora? Quando il virus ha spento i motori di New York e trasformato Venezia in uno scrigno silente da cosa ripartirà Torino? Tutti siamo alla ricerca di nuove vocazioni ma conosciamo la tempra sabauda, e questo ci conforta.

Dal 4 maggio, giorno di una prima timida riapertura, abbiamo osservato la spontanea riscoperta di un patrimonio mai adeguatamente valorizzato. I torinesi hanno disciplinatamente invaso i propri parchi, mentre le sagome dei runner al Valentino si stagliavano sul fondale del centro storico. Una nuova anima che potrebbe rivelarsi un nuovo business: perché è in quel contesto che potrebbe insediarsi la metropoli dell’innovazione verde e sostenibile. Ma serve anche resistere a certi atteggiamenti inopportuni e malevoli. Il torinese che interpreta questa ricchezza naturale come fosse Central Park non è il trasgressore che gli ipocondriaci vorrebbero mettere al bando segnalandolo sui social. È semplicemente il futuro che avanza. Con cittadini che anticipano lo spirito dei tempi rispettando le regole.

Dalla Cina abbiamo già ricevuto un maledetto virus, non importiamo anche l’attitudine alla delazione tanto cara alle guardie rosse.