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Torino, inverno 2021
Il nuovo anno cambierà Torino, che Torino lo voglia oppure no. Per usare una metafora sportiva, l’avversario è ineludibile. Non solo, il confronto è stabilito a priori, per tempi e durata. Prima si calcolano le forze a disposizione, che non sempre sono quelle che vorremmo, ma si scende comunque in campo. E allora si rivela determinante un insieme di fattori: la preparazione, l’allenatore, le motivazioni, il coraggio, la garra, lo spirito di squadra, la storia e la tradizione, che non sono un valore agonistico, ma mentale sì.
Nel 2022 Torino sarà una squadra, il suo futuro immediato un match da giocare ora. La preparazione alla partita – diciamo gli ultimi due anni di vita cittadina – non è stata per nulla ideale: i guasti della pandemia, lo scollamento tra amministrazione e cittadinanza, la sfiducia nella politica (con dati di afflusso alle urne mai così bassi), la disoccupazione giovanile e non solo, obiettivi svaniti e carenza di progettualità. Quella sensazione di “tutti contro tutti” e di “ognuno per conto suo” che va invertita immediatamente. Perché la partita da giocare è adesso. Il problema, come per tante squadre chiamate al riscatto, è molto più mentale che tecnico.
Torino ha tutto per riprendersi il suo presente – perché il futuro arriva dopo, e nulla di quello che scrivo è procrastinabile – dalla cultura alla qualità imprenditoriale, dall’università alle occasioni per un rilancio territoriale, dalle risorse umane a quelle economiche garantite dal PNRR. La città però ci deve credere, le aree metropolitane con le nostre dimensioni e le nostre potenzialità sono quelle destinate ad affermarsi, in Europa e non solo in Italia. Quindi l’attitudine al mugugno, che purtroppo un pochino ci appartiene, va riposta al fondo dei cassetti, insieme ai rimpianti, alle nostalgie e ai rimorsi.
Oggi la città ha un nuovo sindaco e Torino Magazine ve lo racconta insieme alla sua giunta, assessore per assessore. Abbiamo raccolto idee e progetti, con un’attenzione alle persone che va oltre il dato politico.
Il compito dell’oggi tocca al nuovo sindaco e alla sua giunta, ed è il compito più complesso degli ultimi 70 anni: rilancio economico, individuazione strategica delle priorità, gestione di investimenti mai così significativi, rivoluzione digitale e ambientale, cultura, turismo, grandi eventi
Il compito dell’oggi tocca a loro, ed è il compito più complesso e affascinante degli ultimi 70 anni: rilancio economico, slancio progettuale, individuazione strategica delle priorità, gestione di investimenti mai così significativi, e ancora rivoluzione digitale e ambientale, cultura, turismo, grandi eventi. La nuova Torino aspetta, anzi, non aspetta più, è il tempo dei fatti.
C’è un passaggio strategico nella nostra intervista a Stefano Lo Russo: per lui il sindaco non vince da solo, i risultati arriveranno se la città saprà fare squadra nelle sue diverse articolazioni. Condivisibile e auspicabile. Le eccellenze metropolitane – imprenditoriali e universitarie, associative e istituzionali, le fondazioni e i centri di ricerca, il sociale e il culturale – devono stabilire un nuovo patto per la ripartenza. E farlo con chi ci governa nella Città e in Regione. Come per il 2006, quando Castellani, Ghigo e Chiamparino portarono le Olimpiadi a Torino. Ci fu unità di intenti e si vinse. Oggi serve il medesimo spirito. Alla guida del territorio abbiamo due quarantenni, che sia di buon auspicio.
I soggetti da coordinare sono molti. Ma tutti si ricordino che, per essere coordinati, serve fare un passo indietro. Per allinearsi, per mettersi a disposizione al di là delle facili enunciazioni. Torino Magazine in questo scenario conosce il proprio ruolo: una realtà editoriale metropolitana deve alimentare lo spirito di squadra, offrendo un’immagine complessiva di sforzi ed eccellenze, di progetti e di successi, di protagonisti ed emozioni.
A noi tocca il compito di rendere i cittadini consapevoli dei risultati. A una squadra che vince offriamo le maglie, le divise, un contributo di identità per mettere insieme campioni diversi tra loro, ma con un obiettivo condiviso. Adesso però basta, si gioca. L’arbitro ha fischiato l’inizio.