Home > People > Editoriali > Il contatto degli occhi col reale > La fotografia nel 2023, il tuo nome è futuro
Torino, Inverno 2022
È bello avere il compito di immaginare un futuro a breve termine della fotografia: come a dire implicitamente che si tratta di un’entità viva, organica, capace di evolversi in forme magari ancora ignote. A Torino i passi della fotografia sembrano falcate, e in poco tempo non solo questa disciplina ha imparato a camminare prendendo ampiamente piede, ma è arrivata a correre discrete distanze: alla sua seconda tappa ufficiale, Gallerie d’Italia ha interpellato lo sguardo di Gregory Crewdson per raccontare l’immobilità di uno spaesamento sicuramente non soltanto statunitense, dando così l’avvio a un dialogo diretto coi massimi esponenti di quest’arte, trasportandoli nel contesto di una Torino sicuramente avvezza al linguaggio dell’immagine, ma ancora piuttosto incancrenita su un limitato sistema di nomi e proposte. La fotografia rischia in questo momento storico di trasformarsi facilmente in un nuovo “oppio dei popoli”, in una sostanza rilassante a cui assuefarsi facilmente, più che in una propulsione a guardare e attraversare il reale con nuovi strumenti. È ormai ufficiale la già molto discussa nascita di un Festival Internazionale di Fotografia per la prossima primavera, ed è chiara ormai la direzione che vuol vedere Torino come fulcro e colonna portante dell’espansione della cultura fotografica. Una piccola Paris Photo a Torino, ecco forse dichiarato il sogno: in mezzo alla quinta edizione di The Phair del prossimo maggio e alla fitta programmazione di Camera e Gallerie d’Italia, anche realtà non istituzionali si inseriscono e inseriranno a costituire un mosaico fitto e complesso. Superata dunque questa soglia, il panorama apre le porte su un numero insieme pericoloso e ottimistico di proposte che puntano i riflettori sulla fotografia, trattata dai suoi autori emergenti come dai nomi più affermati, contemporanei o storicizzati. Ed è forse questo il punto: la fotografia verrà vista, ovvero verrà messa al centro, finalmente – o almeno si spera – di un dibattito per capire cosa le sta succedendo dopo un abbondante decennio in cui si è mossa senza controllo.
È chiara ormai la direzione che vuol vedere Torino come fulcro e colonna portante dell’espansione della cultura fotograficaArriverà così la seconda edizione di Liquida Photo Festival – Where Images Flow, dal 4 al 7 maggio, mentre continueranno a muoversi gli ingranaggi del già esistente meccanismo torinese, dalle iniziative di Phos al ritorno di Vasco Ascolini, nello spazio della galleria Dr Fake Cabinet. Guardare la fotografia: detta così, il rischio principale è di buttare nel calderone troppi elementi, rendendo magari ingrediente ciò che potrebbe rivelarsi scarto, e operando quindi su una quantità riempitiva a discapito di una scrupolosa selettività. Ma guardare la fotografia può forse indurre alla genesi di nuovi, necessari manifesti, alla sintesi teorica di inediti movimenti poetici che, se davvero esistono, nel magma mediatico e nell’assenza di struttura critica, rischiano di perdersi come particelle staccate dal fluire della ricerca fotografica. Dove le immagini scorrono è il sottotitolo di Liquida, e “scorrere” è un termine ambiguamente perfetto: possono scorrere senza riuscire a incidere le proprie impronte sulle retine di chi le guarda, o forse scorrono nel moto perpetuo che le genera, sottolineando quel carattere vitale e organico che tutta la storia dell’immagine possiede, e così la fotografia. Torino, dunque, coglie pienamente l’ormai diffuso desiderio di sprofondare nell’immagine fotografica, e quindi nelle declinazioni molteplici che la realtà può prendere: per questo motivo, per questo 2023, per dirla con Man Ray: «Tocca ora all’occhio allenarsi a vederle senza pregiudizio o ritegno».