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Sentenze bianconere

di Darwin Pastorin

A proposito di Madama, memorie di un cuore bianconero

Torino, Estate 2022

Ritrovo tra i miei appunti la memoria di un immenso giornalista e grande tifoso della Juve: Giorgio Bocca. Sono passati 11 anni (il prossimo Natale) senza questo cronista, scrittore, partigiano e bianconero. In questi giorni, nel ricordo, nella malinconia, ho recuperato una chiacchierata del 1995 con “l’Antitaliano” sulla sua passione per Madama. Una fede nata da ragazzo: «A Cuneo, negli anni Venti, c’erano due squadre importanti: l’Alta Italiana, che aveva i colori bianconeri come la Juventus, e la Cuneo Sportiva, che invece vestiva in granata come il Torino. La Juve, già a quei tempi, rappresentava la borghesia e io, montanaro, affascinato da quel mondo per me misterioso, diventai un appassionato della Vecchia Signora. E anche L’Alta Italiana raccoglieva le passioni borghesi e aristocratiche: nel 1920, o giù di lì, questa formazione segnò un’epopea calcistica cuneese, arrivando, se non sbaglio, ai quarti di finale della Coppa Italia. Giocavo da mezz’ala, nella Cuneo Sportiva: possedevo grinta e una buona tecnica, correvo molto. Le mie qualità mi diedero la possibilità di effettuare un provino alla Juventus, davanti a Carlo Parola. Mi proposero di entrare nelle giovanili. Ringraziai, ma rifiutai l’offerta: preferivo di gran lunga sciare. Mai avrei abbandonato le mie montagne». Su quei campi di polvere e sogni, Bocca sfidò Beppe Fenoglio. Ad Alba. Dopo un’azione in dribbling e un tiro a sfiorare il palo, Giorgio sentì, alle sue spalle, il complimento di un avversario: «Sei stato bravo!». Era il futuro autore de Il partigiano Johnny, un altro juventino, che aveva una predilezione per il possente centravanti gallese John Charles. Bocca, invece, preferiva il compagno di reparto di quell’attaccante tutto muscoli e acciaio, l’argentino “rebelde”, maglia numero 10, tunnel e finte e colpi impossibili: Omar Sivori. Nel 1962, il cronista intervistò il fuoriclasse: «Io lo osservo per la prima volta da vicino. Il corpo non è armonico anche se rivela, al primo moto, il segreto equilibrio delle forze. I capelli sono neri, folti e spettinati; il naso leonino, la guancia sinistra segnata da una cicatrice, la bocca sembra già guasta, per le labbra sottili e i denti radi. Direi, senza esitare, che ha una faccia da riformatorio se non ci fossero quei suoi occhi buoni e ironici. E allora dico una faccia da picaro simpatico e spavaldo».

Mi manca, Giorgio Bocca. La sua sincerità, spesso ruvida. Il suo saper cogliere la nostra società, senza reticenze o finzioni. Il suo sguardo severo sulla politica e sulle nostre miserie. Mi mancano la sua indignazione, la sua etica e il suo narrare

Poi arrivò, per il giornalista partigiano, la stima per Michel Platini e, soprattutto, per Roberto Baggio: «È come Maradona: da solo vale il prezzo del biglietto». Ma la “sua” Juve resterà una sola: «Quella di Combi, Rosetta, Caligaris… Ero un ragazzo, per me quei giocatori rappresentavano gli idoli da emulare. Riempivano la mia fantasia, erano il sogno e l’avventura. Come le serpentine di Sivori: così magiche, così imprendibili». Mi manca, Giorgio Bocca. La sua sincerità, spesso ruvida. Il suo saper cogliere la nostra società, senza reticenze o finzioni. Il suo sguardo severo sulla politica e sulle nostre miserie. Mi mancano i suoi libri, che mi mandava sempre accompagnati da un bigliettino scritto a mano: dediche che conserverò per sempre. Mi mancano la sua indignazione, la sua etica e il suo narrare. Non mi stancherò mai di leggerlo e rileggerlo.