Torino, Autunno 2024
Come ormai ben sappiamo, il calcio non è una scienza esatta. Gli entusiasmi estivi potrebbero rivelarsi, strada facendo in roventi delusioni; oppure gli umori pessimi potrebbero tra sformarsi in gioie inaspettate. È il football, amiche e amici, niente da fare: un’arte che ha, come base, almeno nelle nostre zolle, l’imprevedibilità, e lo sappiamo bene noi, popolo bianconero, con le nostre delusioni in quella che, per i romantici senza fine, resterà per sempre la Coppa dei Campioni. Ma, come poetava Giovanni Pascoli, “sento” in casa di Madama, che “c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico”. E, per spiegare, il pensiero va, subito, al formidabile talento turco Kenan Yildiz. Contro il PSV Eindhoven, nella prima partita della nuova Champions League, ha segnato il suo primo gol europeo battendo un record: è lui il più giovane marcatore juventino, a 19 anni, 4 mesi e 13 giorni.
Ma attenzione, ecco che la cronaca si trasforma in mito: lo ha fatto indossando la maglia numero 10 di Del Piero, con una rete alla Del Piero (pallone calciato dalla sinistra finito alla sinistra del portiere olandese Drommel, con un magi strale colpo ad effetto), superando così Del Piero che, al tempo della sua prima prodezza, aveva 20 anni, 10 mesi e 4 giorni (13 settembre 1995, contro il Borussia Dortmund) e, a fine match, Alex dai microfoni di Sky Sport si è congratulato in diretta con il suo erede. Insomma, questo ragazzino promette bene, benissimo: perché non possiede soltanto il talento, ma anche la voglia di emergere, il desiderio di lasciare un’impronta indelebile nella storia di Madama.
Al declinare dell’estate ci ha lasciato Totò Schillaci, il centravanti dagli occhi stupiti e dal cuore generoso
Poi, mi dà molta fiducia l’allenatore Thiago Motta, e non soltanto perché è italo-brasiliano come me! Ha costruito il “miracolo” Bologna, sta plasmando un gruppo destinato a durare a lungo: bisogna avere pazienza e farlo lavorare in santa pace. Sostituire Massimiliano Allegri non rappresenta uno scherzo. Per nessuno. Mi convince la sua vera forza: parlare poco, ma chiaro; proporre una squadra capace di divertire e divertirsi; lasciare ai fantasisti la libertà di esprimersi anche uscendo dal canone tattico. Nessuno, alla prima stagione, gli chiede la luna: ma, di sicuro, di poter far pensare a un’idea di bellezza. E di arrivare, prima o poi, meglio prima… a riconquistare il più prestigioso trono europeo.
I nuovi arrivati, voluti da Giuntoli, sono tanti e tutti di qualità: Di Gregorio, Koopmeiners, Nico Gonzalez, Kalulu, Cabal, Francisco Conceiçao, Khépren Thuram (figlio dell’ex juventino Lilian e fratello del l’attaccante interista Marcus), Douglas Luiz (il fine dicitore brasileiro, giunto a Torino con la fidanzata svizzera Alisha Lehmann, titolare Juventus Women, classe, simpatia e bellezza). Una campagna-acquisti, avrebbe detto il mio maestro di giornalismo Vladimiro Caminiti, “di portata storica monumentale”. E non perdiamo di vista il giovin difensore Nicolò Savona, grinta e piedi buoni. Ora è il momento del dolore e della nostalgia. Al declinare dell’estate ci ha lasciato Totò Schillaci, il centravanti dagli occhi stupiti e dal cuore generoso, figlio della Palermo generosa e umile, protagonista delle nostre “notti magiche” a Italia ‘90 e bianconero nell’anima. In quattro anni, la Vecchia Signora, in lacrime, incredula e smarrita, ha salutato quattro suoi “nove”: Pietro Anastasi (2020), il mio idolo, il goleador dalla rovesciata proletaria; Paolo Rossi (2020), mio amico fraterno, simbolo del Mundial azzurro di Spagna ‘82; Luca Vialli (2023), calciatore potente, intelligente, funambolico, mai banale. E adesso Totò. Ma nessuno muore per davvero nella mente, nelle emozioni e nella poesia di chi ha saputo amarlo.