Torino, inverno 2018
Il mio decalogo è un decalogo bianconero letterario: perché la Juventus nella sua storia infinita è letteratura. La prosa che diventa poesia, e viceversa.
- «La Juventus è universale, il Torino è un dialetto. La Madama è un ‘esperanto’ anche calcistico, il Toro è gergo». (Giovanni Arpino)
- «È una domenica di marzo. New York. Mi appoggio al davanzale della finestra nel vento e nel sole, guardo Manhattan coperta di neve scintillante, che il vento spazza qua e là in sbruffi e in piccoli mulinelli, sui tetti, nei parchi, ai crocicchi delle vie. Oggi la mia squadra giocherà una grande partita, lo sento. Il campo, liberato dalla neve soltanto questa mattina, sarà ancora pieno di pozzanghere. Lontane, commiste alla luce di un’atmosfera ventosa, le Alpi. I bianconeri entreranno di corsa, nell’urlo della folla. I cari nomi voleranno per l’aria con il nevischio: Caliga, Biga, Combi, Mune, Orsi… Alò, alò, alò Juventus, alò Juventus». (Mario Soldati)
Sì, era così: vivevo di scuola e Anastasi, di amori e Anastasi, di politica e Anastasi, di libri e Anastasi
- «Dell’Italia amo Leopardi e la Juventus». (Bohumil Hrabal)
- «I compagni di squadra mi chiamavano Brio, come l’immenso stopper della Juventus, perché sono immenso e anche perché quasi mai faccio una risata». (Claudio Lodoli)
- «Trassi di tasca il giornale e, data una scorsa alla pagina d’apertura, passai direttamente a quella sportiva. Inutile. Nonostante ogni mio sforzo di concentrare l’attenzione sulla cronaca della partita Juventus- Bologna, conclusasi a Torino, appunto come avevo udito gridare da Cenzo, con la ‘clamorosa sconfitta’ del Bologna, niente, la testa mi sfuggiva sempre via». (Giorgio Bassani)
- «Sono di Prato e a Prato le alternative si chiamano Juventus, Inter e Milan. Certamente non la Fiorentina. La mia passione nasce dopo l’operazione alle tonsille, da bambino. Vengo ricompensato con caterve di figurine e la prima squadra che completo sull’album è quella bianconera. Al prete, che mi chiede come mi sento, mormoro: Juventus». (Sandro Veronesi).
- «Combi, Rosetta, Caligaris… Ero un ragazzo, per me quei giocatori rappresentavano gli idoli da emulare. Indimenticabili anche le stagioni di Michel Platini: divertimento e spettacolo». (Giorgio Bocca)
- «Il verde è sommerso in neroazzurri. / Ma le zebre venute di Piemonte / sormontano riscosse a un hallalì / squillato dietro barriere di folla. / Ne fanno un reame bianconero. / La passione fiorisce fazzoletti / di colore sui petti delle donne. / Giro di meriggio canoro, / ti spezza un trillo estremo. / A porte chiuse sei silenzio d’echi / nella pioggia che tutto cancella». (Vittorio Sereni)
- «Tra gli eroi mitologici del quinquennio mio padre aveva una speciale predilezione per Felice Placido Borel detto Farfallino (da Carlin) perché era un prodigio di eleganza e possedeva il tocco aereo, lui che era alto solo 1,66, pesava 55 chili e di piede aveva il 36. Con quei suoi piedini, con quelle gambette magre volava sul fango dove gli altri arrancavano, mandava la palla esattamente dove voleva lui». (Ernesto Ferrero)
- «Sì, era così: vivevo di scuola e Anastasi, di amori e Anastasi, di politica e Anastasi, di libri e Anastasi». (e questa è mia)