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Un’opportunità da cavalcare o un ulteriore impegno formale a carico dei contribuenti?
Torino, primavera 2019
L’anno 2019 è iniziato con un cambiamento destinato a modificare profondamente la realtà amministrativa del mondo imprenditoriale: la fatturazione elettronica. Sarebbe probabilmente esagerato parlare di rivoluzione copernicana, ma non c’è dubbio che la necessità di utilizzare obbligatoriamente l’intermediazione dell’Agenzia delle Entrate per il trasferimento di una semplice fattura tra due soggetti economici comporta una sensibile mutazione delle procedure operative delle aziende. Stupisce che il nostro paese, da sempre avvezzo alle proroghe, abbia deciso di anticipare l’applicazione di questa normativa rispetto alle attese, affiancandosi in Europa al solo Portogallo nell’adozione di tale incombente. Ma tant’è.
Nonostante l’obbligo della fatturazione elettronica fosse noto da tempo, la sua applicazione pratica sta comportando per tutti ingenti costi e notevoli difficoltà, derivanti anche solo dalla trasformazione psicologica dell’approccio al problema. Le preoccupazioni a essa correlate stanno portando alcuni imprenditori a decidere di gettare definitivamente la spugna, tenuto conto che il nuovo obbligo burocratico rappresenta in alcuni casi la goccia che fa traboccare il vaso, considerata la crisi economica che sta toccando gran parte dell’economia nazionale e la progressiva globalizzazione dell’intero pianeta, che rischia di modificare incontrovertibilmente il sistema delle imprese. Il nostro paese, che nel passato aveva privilegiato soprattutto l’economia delle piccole imprese, senza permettere alle aziende di crescere in maniera adeguata, soffre più di altri tale situazione.
È probabile che tanti piccoli artigiani, presi dallo sconforto, decideranno di chiudere le proprie attività, proseguendo a operare in maniera opaca, ma non bisogna dimenticare che il nuovo adempimento può solo aver accelerato un processo destinato comunque a escludere dal mercato le aziende meno strutturate. Non ci permettiamo al riguardo di esprimere un giudizio, ma il sistema economico rischia inesorabilmente di posizionarsi su nuove strutture imprenditoriali. I commercialisti stanno quindi operando, ancora una volta, per affiancare le imprese in tale nuovo obbligo, cercando di rendere più agevole il nuovo linguaggio – questa volta informatico – alla realtà fattuale, traghettando i contribuenti verso il nuovo adempimento. Dal punto di vista del professionista, la fatturazione elettronica, una volta superata la fase di transizione, può diventare un’occasione per aggiornare in maniera temporalmente più adeguata la contabilità dei propri clienti, al fine di poterli consigliare con maggiore cognizione di causa nelle proprie scelte imprenditoriali e intercettare, quanto più possibile anticipatamente, i segnali di crisi delle aziende per un miglioramento complessivo del sistema imprenditoriale del territorio.
In questo senso, altri strumenti sempre più affini alle competenze del mondo dei commercialisti, quali il controllo di gestione, il business plan e la consulenza di direzione, possono essere validi mezzi da mettere in campo per ottenere un nuovo e più moderno riconoscimento da parte della clientela; soprattutto in un mondo professionale che sembra perdere appeal nell’ambito degli adempimenti tributari e fiscali, ma che può vedere l’apertura di nuovi scenari nei quali il rapporto preferenziale cliente-commercialista rappresenti una fondamentale esclusiva di fatto, atteso che il legislatore, ahimè, non sembra riconoscerci le esclusive di diritto che ci spetterebbero.
Luca Asvisio
Nato a Torino nel 1965 e iscritto all’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Torino dal 1991, ne è stato segretario dal 1997 al 2012 (con le presidenze Locatelli e Milanese), mentre dal 2017 ne è il presidente. Svolge ininterrottamente l’attività sin dalla pratica nello studio fondato dal dottor Alberto Dondona, di cui nel tempo è divenuto associato e di cui ha mantenuto la denominazione anche dopo la morte del suo maestro.