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Editoriale

di Guido Barosio

Leonardo da Vinci, dal genio nasce il nuovo

Torino, SPECIALE giugno 2019

Bellezza, arte e felicità sono le diverse manifestazioni del genio, ma il genio ha differenti modalità di espressione. Qualche volta si traduce nell’unicità di genere – pittura, letteratura, arti plastiche… – in altre occasioni il genio fa squadra – gli impressionisti, i surrealisti… – e in altre ancora crea un capolavoro unico, per poi non ripetersi. Ma ci sono geni, come Leonardo, che cambiano le regole del gioco e usano tutti gli strumenti a disposizione : pittura, disegno, scienza e, volendo, anche festa e strategia militare, cucina e filosofia. E geni come Leonardo (che sono geni itineranti) non lasciano mai le cose come le hanno trovate, dopo che sono passati niente è più come prima. E dovrebbe essere questa la lezione delle celebrazioni del 2019: noi (italiani, francesi, cittadini del mondo…) stiamo celebrando l’umana capacità di cambiare il segno della storia con le arti e le scienze insieme.

Torino è leonardesca nello spirito e nelle sue vocazioni. A Torino si sono fatte le cose che ci hanno fatto sentire nuovi, usando la scienza come strumento […] perché Torino, per creare bellezza, ha bisogno di sentirsi viva, concreta e produttiva. Una città nello spirito di Leonardo da Vinci

Torino, in questo contesto, ha qualcosa da dire e qualcosa di importante sta dicendo. E non mi riferisco alla pur bella mostra dei Musei Reali. Torino di Leonardo conserva l’unico autoritratto e il segno (forse mitologico, forse reale) di un passaggio in città nel 1516, durante il suo viaggio verso la Francia. Troppo poco per essere una città leonardesca come Milano. Ma Torino è leonardesca nello spirito e nelle sue vocazioni. A Torino si sono fatte le cose che ci hanno fatto sentire nuovi: l’auto, il cinema, la stessa Unità d’Italia. A Torino si sono fatte le cose belle usando la scienza come strumento, perché i torinesi prima devono fare, non gli basta solo creare. Quando la sindaca Chiara Appendino ha partecipato ai test per l’auto a guida autonoma sul tetto del Lingotto, avviati da VisLab, ho pensato proprio a questa vocazione al nuovo, al cambiare le regole del gioco guardando avanti.

Ma non è l’unico segnale: Torino è stata la prima città in Italia a sperimentare il 5G, ha varato il Torino City Lab e ospiterà due progetti – Area di Crisi industriale complessa (nome terribile ma 150 milioni di investimenti governativi) e Casa delle Tecnologie emergenti – che puntano dritti verso un rilancio metropolitano. Nella stessa direzione si pone il conseguimento delle ATP Finals, che possono misurarsi coi 500 milioni di ricaduta attesa sul territorio. Ma, soprattutto, il master di tennis a Torino vuol dire riconquistare, dopo le Olimpiadi, un posto di rilievo nella mappa dello sport mondiale: risultato voluto con lungimiranza dalla Città e ottenuto con un concorso di realtà istituzionali che non vedevamo proprio dalle Olimpiadi. Mi si potrebbe dire: ma questo cosa c’entra con Leonardo? C’entra, c’entra: perché Torino, per essere bella, per essere arte applicata (dal food all’architettura), ha bisogno di sentirsi viva, concreta e produttiva. E questo lo sapeva bene Leonardo, che, quando arrivava in una città, prima di far festa e di dipingere pensava a come difenderla e irrigarla, a come rendere efficaci macchine e tecnologie.

Leonardo a Torino ci sarà stato solo di passaggio, ma era sicuramente torinese nell’animo e nella concretezza. A lui dedichiamo un numero diverso da tutti gli altri, con grande spazio al genio e alle sue celebrazioni. In Italia e non solo, perché l’italianissimo Leonardo, come tutti i geni dell’arte e della scienza, è un mito che crea ponti e connessioni, che appartiene a coloro che lo amano, che lo hanno ospitato e che ne custodiscono il genio: toscani, milanesi, torinesi e transalpini. Inoltre, in omaggio al concetto delle idee che cambiano il mondo – universalmente conosciuto come Game Change – abbiamo raccontato aziende e protagonisti che credono nel futuro. Tra loro i precursori di CNH Industrial Village, Andrea Levy, che ha vinto la sfida del Salone dell’Auto, riportando a casa un evento da sempre nel cuore dei torinesi, e Daniele Donati, che garantisce al Pala Alpitour un cartellone coi protagonisti d’eccellenza dello spettacolo mondiale. E la cover ideale di questo numero non poteva che essere dedicata a Walter Rolfo: l’artista dell’impossibile reso possibile, l’uomo che ha portato la magia al livello del Cirque du Soleil, ma anche il coach amato da grandi aziende e da tutte le squadre che vogliono vincere. Ci era venuta la tentazione di vestirlo da Leonardo, ma ci basta il suo sorriso. Vincente ed efficace, come la sua Torino.