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#iosonotorino

di Walter Comello

Liberi tutti

Torino, 23 maggio 2020

Una volta lockdown, flash mob e quant’altro erano inimmaginabili e lontani nel tempo; la serie televisiva ‘Spazio 1999’ raccontava un futuro pazzesco; i bambini giocavano in cortile a Liberi tutti. A turno, un protagonista prescelto dal gruppo per le sue doti fisiche rincorreva e cercava di catturare tutti gli altri giocatori per farli prigionieri. L’ultimo eroico e più agile sopravvissuto doveva riuscire a sfuggirgli e raggiungere l’area del cortile preposta a prigione, dove i catturati erano riuniti, gridando «Liberi tutti!». I prigionieri non aspettavano altro da troppo tempo e, varcata la linea della loro limitazione, correvano in tutte le direzioni gridando a squarciagola, sbeffeggiando ancora di più il carceriere sconfitto. Oggi tutti corrono a lucidare i vetri delle vetrine, a spolverare i tavoli, a prendere le misure delle distanze e a munirsi di tutto il necessario per accogliere o essere accolti. Parabrezza di plexiglass trasparenti con il buco per il denaro, tutto è contagioso e sporco – questa volta tutto tranne lui, il denaro, che solitamente lo è per definizione. Per tutti guanti in lattice colorati, da chirurgo, da donna delle pulizie o sadomaso.

I primi negozi aperti sono belli, anzi bellissimi, per la cura delle vetrine e per l'interesse che la gente mostra, come marziani al primo giorno sulla Terra

Montagne di mascherine giacciono bloccate in dogana perché non certificate – non si sa né da chi né con quali criteri andrebbero certificate – ma sono autorizzate quelle fatte dalle suore con le pezze, o il foulard sul naso come Pecos Bill. Poi c’è la sanificazione, che a forza di scrivere questa parola non mi viene più corretta sull’iPad. Tutti quelli non impegnati nelle pulizie di una nuova primavera vagano su e giù per le vie senza una ragione perché i negozi sono ancora chiusi, i ristoranti anche, i bar pure. I primi negozi aperti sono belli, anzi bellissimi, per la cura delle vetrine e per l’interesse che la gente mostra nel guardare intensamente ogni articolo, come marziani al primo giorno sulla Terra. Gente loquace come non mai è cambiata nell’anima, parla con tutti e si rammarica di non poter mostrare il sorriso, fa su e giù con la mascherina. Per chi ce l’ha, in attesa dell’apertura delle boutique, è lei il vero oggetto fashion del momento. Serve anche a contenere un po’ i capelli in attesa dell’appuntamento con il parrucchiere. Questo ha liste d’attesa lunghe quanto quelle di un ristorante stellato ai bei tempi e presto sarà altrettanto ricco.

Ci sono poi quelli che si lamentano, ma lo facevano anche da prima del virus e a casa durante il lockdown. Continueranno a farlo, sapendo che chi si lamenta ha sempre ragione e, una volta trovato l’argomento sensibile per il loro interlocutore, ne otterranno certamente l’approvazione. Altri prendono l’auto e sfrecciano su e giù senza una meta, la portano all’autolavaggio, dove la coda è come quella sull’autostrada nel film ‘Un giorno di ordinaria follia’. Tutti sbeffeggiano lo sconfitto. Altri bambini più timorosi di Dio e delle raccomandazioni della mamma («Stai attento a non cadere che ti speli le ginocchi» «Stai attenta a non sporcarti il vestito» «Lavati le mani») sono seduti sulla panchina, vorrebbero giocare e si mangiano le unghie. Possibile che non conosci questo gioco? Prenditi il tuo tempo, ma poi vieni in cortile a giocare anche tu.