«Io credo che Torino debba avere uno scatto d’orgoglio, un po’ di sbruffoneria e più consapevolezza. Ormai non basta essere belli per essere visti: bisogna farsi notare e bisogna dirlo. Questo non fa parte del DNA dei torinesi – esageruma nen – ma se non vogliamo soccombere dobbiamo cambiare strategia, fare squadra, mettere mano al portafoglio e chi ha, spenda.
I torinesi dovrebbero farsi notare, puntare su festival letterari che si aprano al pop
Sono stato ospite di serate benefiche in cui la parte social era risicata perché tutti ossessionati dal ‘basso profilo’. E il basso profilo ci sta portando all’oblio. Da scrittore torinese che ama Torino, credo che le potenzialità della nostra città vadano sfruttate: siamo una città colta e che sa accogliere, abbiamo spazi bellissimi che potrebbero ospitare nuovi festival letterari, anche di genere, che allarghino i nostri orizzonti.
E non dobbiamo avere paura del pop: i veri intellettuali sanno guardare oltre, non solo dentro il loro salotto buono dove vedi sempre le stesse persone. Trovo inaccettabile il fatto di venir considerato giovane a 50 anni. Dobbiamo mischiare le carte e aprire le porte. Subito».
Luca Bianchini
È nato a Torino l’11 febbraio 1970 e ama cucinare mentre scrive. Pasta, soprattutto. Nella vita ha venduto tè agli inglesi, scritto di francobolli per Bolaffi, inventato per anni slogan pubblicitari, condotto un programma di successo su Radio 2 (‘Colazione da Tiffany’), intervistato molte star internazionali – da Yoko Ono a Katy Perry – e scritto per Mondadori molti romanzi di successo. Tra i più noti, la trilogia pugliese da cui sono stati tratti anche due film: ‘Io che amo solo te, ‘La cena di Natale’ e ‘Baci da Polignano’, da poche settimane in libreria.
Torino Magazine Speciale 2020.
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