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Tra le pieghe della storia

di Gianni Oliva

Bricassa, la ragazza che salvò Torino

Torino, Speciale Territorio 2024

Maria Bricca da Pianezza, la giovinetta che nel 1706 salvò Torino: eroina per caso o per esigenze di memoria storica? I fatti. Maria Chiaberge nasce nel 1684 a Pianezza, e nel 1693, quando i francesi del maresciallo Catinat occupano e saccheggiano il suo borgo durante la Guerra della Lega di Augusta, è una bambina di nove anni: troppo pochi per intervenire, abbastanza per nutrire una profonda avversione per le truppe del Re Sole. Diventata adolescente, Maria lavora nel castello come cuoca, a vent’anni si sposa con il compaesano Valentino Bricco (da qui il nome con cui è conosciuta), e nel giugno 1706 diventa madre.

Nel frattempo l’Europa si infiamma in un nuovo conflitto, la guerra di successione spagnola, e i francesi tornano a Pianezza: questa volta si insediano nel castello, trasformandolo in una delle posizioni-chiave del dispositivo con cui cingono d’assedio Torino. Il duca sabaudo Vittorio Amedeo II e il cugino Eugenio di Savoia colgono l’importanza strategica della posizione e nella notte tra il 5 e 6 settembre 1706 un gruppo di soldati comandati da Leopoldo I di Anhalt-Dessau riesce a sorprendere la guarnigione francese. Il merito è di Maria Bricca, che conosce tutti i passaggi del castello: è lei a guidare gli uomini attraverso una galleria segreta (oggi detta “di Maria Bricca”) che conduce all’interno del maniero e, attraverso una scala a chiocciola in pietra, raggiunge diretta mente il salone centrale.

È lei a guidare gli uomini attraverso una galleria segreta che conduce all’interno del maniero

I francesi non hanno neppure il tempo di difendersi e le truppe sabaudo-imperiali conquistano la posizione: il giorno successivo, anche grazie alla caduta del caposaldo di Pianezza, Torino sarà liberata dall’assedio. Eroina per un giorno, Maria Bricca ritorna nell’anonimato della sua vita contadina senza più far parlare di sé e muore nel 1733, alla vigilia dei cinquant’anni. Storia o leggenda postuma? In realtà, la vicenda viene scoperta solo nel 1844, quando Francesco Gonin, in un quadro commissionato da re Carlo Alberto per commemorare l’assedio, dipinge Maria Bricca alla testa dei soldati, con un’ascia tra le mani.

Lo storico Goffredo Casalis, visto il dipinto, inserisce l’episodio nel suo Dizionario geografico-storico degli Stati di S.M. il re di Sardegna e Maria Bricca diventa “personaggio”. La ricostruzione storica più probabile è che la ragazza abbia dato le indicazioni della galleria e che l’episodio sia sopravvissuto nei racconti locali. A metà Ottocento, quando i fermenti risorgimentali cercano nel passato legittimazioni storiche, l’assedio di Torino diventa però riferimento obbligato, perché si presta ad essere narrato sia come testimonianza di virtù guerriere, sia come esempio di unità patriottica tra principe e popolo.

Vittorio Amedeo II ed Eugenio di Savoia sono gli “eroi dall’alto”, i vincitori della battaglia; Superga la rappresentazione votiva del successo; il minatore Pietro Micca e la cuoca Maria Bricca gli “eroi dal basso”, i popolani che non esitano a gettarsi nella mischia. E due episodi minori, tramandati dai racconti locali, entrano così in una presunta epopea d’Italia.