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Con i piedi per terra

di Maria Lodovica Gullino

Se i granai si svuotano

Torino, Speciale Torino Futura 2022

I momenti non facili che stiamo vivendo ci fanno capire, se mai ne avessimo bisogno, l’importanza del sistema agricolo e la necessità di una produzione in grado di fornire cibo sano, sicuro, per tutti. Decenni di vacche grasse hanno un po’ fatto dimenticare e sottovalutare a molti l’importanza dell’agricoltura e, soprattutto, di un’agricoltura tesa a sostenere una popolazione in crescita a livello mondiale. Negli ultimi anni troppo spesso ha prevalso la considerazione, tanto trendy quanto poco realistica, che un paese come l’Italia dovesse essere destinato all’agricoltura cosiddetta “di nicchia”. Spesso, questo atteggiamento è purtroppo fondato sull’idea, assai poco scientifica, che l’agricoltura tradizionale (convenzionale) sia per forza di minore qualità. In realtà, gli incontestabili avanzamenti della ricerca hanno permesso di aumentare in modo significativo lo standard qualitativo dei nostri prodotti agricoli. Troppo facilmente si è dimenticato che basta poco (un’annata particolarmente siccitosa o gravi attacchi parassitari, ad esempio) per compromettere le rese di produzioni importanti per la nostra alimentazione. In questi ultimi mesi, fattori inattesi (la pandemia da Covid-19 prima, la guerra in Ucraina poi) hanno riportato l’attenzione di tutti all’agricoltura, che deve restare un’attività di grande importanza, a cui dedicare impegno, rispetto, ricerca e risorse. La situazione generata dalla guerra in Ucraina sta avendo e avrà importanti ripercussioni sugli approvvigionamenti alimentari (cereali e oleaginose in primis) ed energetici del nostro paese e questo non può non suscitare alcune riflessioni. Soffermandoci per un attimo sui cereali, non dobbiamo dimenticare che proprio l’Italia, grazie al lavoro di miglioramento genetico sul frumento di Nazareno Strampelli (scomparso nel 1942), ha letteralmente nutrito il mondo. Da allora siamo diventati un paese sempre meno produttore e sempre più importatore di grano tenero e duro.

È forse giunto il momento di ripensare alcuni nostri sistemi agricoli, puntando, da un lato, a colture che consumano meno acqua e, dall’altro, a metodi colturali più smart

È forse giunto il momento di ripensare alcuni nostri sistemi agricoli, puntando, da un lato, a colture che consumano meno acqua e, dall’altro, a metodi colturali più smart. L’attenzione per una produzione di cibo quantitativamente e qualitativamente valido non può scendere. Mai come oggi è importante investire nella ricerca in campo agrario, finalizzata a mantenere livelli accettabili sotto il profilo qualitativo e quantitativo, in un contesto di cambiamento climatico che sta già modificando significativamente i sistemi produttivi del nostro Paese. Problemi che i più immaginavano tali solo per i paesi terzi stanno improvvisamente venendo alla ribalta. Ricordiamocene quando andiamo a fare la spesa: i pomodori e le fragole non crescono nei supermercati e la crisi energetica può portare all’interruzione di processi produttivi in serra o di conservazione delle derrate nelle celle frigorifere. So di avervi raccontato cose meno gradevoli di quelle che sono solita scrivere: non l’ho fatto per spaventarvi ma per ricordarvi di dare il giusto valore all’agricoltura. E al lavoro, tanto silenzioso quanto indispensabile, degli agricoltori e dei tecnici che li sostengono.