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Una mamma a Torino

di Sara D'Amario

Il mondo è un campo da tennis

Torino, primavera 2021

7.50: lascio mia figlia a scuola. «Sei bella e buffa», le dico salutandola. La sua risata è come una cascata di goccioline d’acqua fresca e limpida. Tornando a casa, tra corso Belgio e ponte Umberto I, metto in ordine le idee e traccio i limiti di campo della giornata: si prospetta difficile ma avvincente.
8.15: sono al PC e la battuta d’inizio è piccola e leggera come il polpastrello sul tasto di accensione. François-Xavier e io stiamo lavorando alla costruzione di un progetto complesso, ci rimbalziamo il testo di presentazione via mail, uno scambio ritmato sul filo della rete del web. A metà mattina, una telefonata rischia di far saltare tutto: dritto rovescio dritto dritto rovescio dritto rovescio…

11.59: troviamo una soluzione radicale per non far vincere chi adora vedere solo la parte complicata delle cose: smash… E game! Il progetto resta in piedi. La partita non è vinta ma sono fiduciosa.
14.30: mia figlia torna da scuola: break. «Mamma, ma quanto mangi oggi!». «Ho bisogno di energie, la partita oggi è ancora lunga. Tu cosa fai?». «Suono un po’, faccio i compiti, la lezione di karate online, aspetto che tu finisca le prove online dello spettacolo per cenare insieme, poi coccole e buonanotte», conclude. Stupendo: trovo sempre una grande motivazione nella prospettiva delle coccole.

18.15: durante le prove accade l’inimmaginabile: Francois-Xavier dà a Giulia, Elia e me un’indicazione di recitazione nuova per una parte precisa del testo. «Lanciatevi le battute come se giocaste a tennis, facendo i movimenti». Seduti davanti al computer, recitiamo simulando fisicamente servizi, diritti, rovesci, schiacciate e volée… Ci viene da ridere, sembriamo tre pazzi.
20.10: mentre cerco di cucinare qualcosa di decente, mi chiama la mia amica Nathalie, impareggiabile nell’aiutarmi a rimanere sul pezzo su una serie di cose pratiche fondamentali.
«Mandiamo le bambine al centro estivo sul lungo Po a fare un po’ di tennis come l’anno scorso?».

«Senti, mamma? Le corde fanno suoni pizzicati bellissimi». «Sai che sono fatte con budella di gatto?». «Ma nooooo... è orribile!». Lascia la racchetta e prende in braccio Fleur, la nostra gatta grigia dagli occhi d’oro

Ma cosa succede oggi? Il mondo intero è diventato un campo da tennis?
«Bell’idea, Nath!», rispondo entusiasta. Riattacco e sento uno strano zing zong zing: mia figlia sta suonando la vecchia racchetta di legno di suo papà, come fosse un ukulele. «Senti, mamma? Le corde fanno suoni pizzicati bellissimi». «Sai che sono fatte con budella di gatto?», dico, scientifica. «Ma nooooo… è orribile!».
Lascia la racchetta e prende in braccio Fleur, la nostra gatta grigia dagli occhi d’oro, che fa un piccolo «miao?». Va bene, verifichiamo sul web. «Ah… vedi… È una leggenda, come le fake news di oggi… In realtà usavano budella di bue o di pecora», la rassicuro. «

Poveri animaliiii…». Mia figlia lascia cadere Fleur, «miaooo!»… Gira i tacchi e va nella sua camera. Uffaaaa… Mi avvicino alla sua porta pizzicando le corde della racchetta e inventando una canzone.
«Io la pecoraaaa sono contentaaaa di dare forza a tanti atletiiiiii…. e di far girare la testa a destra sinistra destra sinistra agli spettatoriiii… Beeeeee, mai in vita mia sono stata così apprezzataaaaa…». La mia bambina scoppia a ridere: una canzone, anche stonata, può far tornare il cuore al posto giusto, alla luce. Le do un bacino.
20.40: la cena non è niente male: passing shot.
Coccole: pausa.
22.30: finalmente vado a letto: match point.