Torino, estate 2019
Forse il titolo, un po’ ingannevole a dire il vero, vi ha fatto pensare a crociere in mari lontani o a vacanze in lidi esclusivi, anche in considerazione del periodo dell’anno. E invece no, su questo numero vi voglio raccontare l’attenzione che la ricerca internazionale, ed europea in particolare, rivolge alla cosiddetta ‘economia blu’. Gli oceani, intesi in senso lato, comprendendo cioè oceani, mari e zone costiere, interessano più di due terzi della superficie terrestre e rappresentano un elemento essenziale per la vita sul nostro pianeta. Non solo perché sono un’importantissima fonte di cibo e di energia, ma anche per il ruolo chiave che svolgono nel ciclo del carbonio e nella regolazione del clima. Da ciò deriva l’attenzione posta all’agricoltura nelle zone costiere. Spesso, infatti, le aree lungo le coste presentano caratteristiche molto favorevoli all’agricoltura, per la presenza di terreni alluvionali molto fertili, per il clima mite che consente di impiantare specie non facilmente coltivabili altrove e per la presenza di vie di comunicazione favorevoli alla commercializzazione dei prodotti.
Il periodo 2021-2030 è stato proclamato dalle Nazioni Unite la Decade delle scienze marine per lo sviluppo sostenibile: ciò significherà investimenti in ricerca, energia marina utilizzata sulla terraferma, alghe per l’alimentazione…
D’altra parte, il turismo, che spesso caratterizza l’economia delle zone costiere, stimola il consumo locale delle produzioni agricole. Al tempo stesso, l’agricoltura praticata nelle zone costiere può generare una serie di problemi, legati all’erosione dei suoli e al consumo di acqua per l’irrigazione, e può contribuire alla contaminazione delle acque con prodotti chimici, in particolare fertilizzanti e agrofarmaci. Da queste considerazioni deriva il grande interesse per l’impiego nelle aree costiere di tutte quelle tecniche di produzione sostenibile che, negli ultimi anni, hanno ricevuto particolare attenzione, per fare sì che l’agricoltura ivi praticata non solo non danneggi l’ecosistema marino, ma lo possa supportare.
In altre parole, come può l’agricoltura contribuire alla salute dei nostri mari? E mari e oceani come possono favorire la sostenibilità dell’agricoltura costiera (e non solo)? Un incontro recente svoltosi all’UNESCO a Parigi ha permesso di fare il punto sul ruolo che la ricerca europea sui mari attribuisce allo sviluppo sostenibile, affrontando inoltre il tema della salute degli oceani e dei mari, vista anche a partire dalla prospettiva terrestre. Enormi paiono essere le interazioni possibili tra agricoltura e oceani in termini di sostenibilità, a cominciare dal ricorso alle interessanti fonti di energia marine. Questi aspetti verranno presi in considerazione dall’agenda delle ricerche che verranno promosse in quest’ambito nei prossimi dieci anni.
Il periodo 2021-2030, infatti, è stato proclamato dalle Nazioni Unite la Decade delle scienze marine per lo sviluppo sostenibile: ciò significherà notevoli investimenti in ricerca, per meglio comprendere il ruolo dell’economia blu per uno sviluppo armonico del pianeta. Energia marina utilizzata sulla terraferma, anche per l’agricoltura, alghe per l’alimentazione umana e animale, metodi di acquacoltura sostenibili… E, dall’altro lato, un’agricoltura più attenta a non riversare nelle acque fertilizzanti e agrofarmaci, capace di contribuire alla salute di mari e oceani. Economia verde e blu che agiscono in sintonia, insomma. Ci riusciremo? Intanto, buone vacanze al mare a tutti i nostri lettori.