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Torino, inverno 2019
Mai come in questo periodo l’ambiente è stato tanto degradato e, al tempo stesso, mai come ora si è parlato tanto di ambiente. Del resto, i sempre più frequenti, cosiddetti ‘eventi estremi’, un tempo tipici di paesi lontani, ci fanno toccare con mano quanto gli effetti dei cambiamenti climatici si facciano sentire oramai ovunque, anche a casa nostra. Perché anche Torino Magazine apre una rubrica sull’ambiente? Non certo per seguire una moda, ma piuttosto per fornire, pur nello spazio ristretto di poche righe, alcuni spunti di riflessione che, partendo dal locale per estendersi al nazionale e all’internazionale, hanno l’ambizione di stimolare i nostri lettori a prendere maggiormente in considerazione alcune azioni utili a tutelare l’ambiente che ci circonda e, soprattutto, a considerare di investire risorse ed energie sulla tutela dell’ambiente.
La ricerca di nuove tecnologie più rispettose dell’ambiente, utili nei diversi settori produttivi, fornisce soluzioni applicabili, capaci di ridurre fortemente l’impatto di molti processi industriali
L’ambiente sarà dunque declinato, in modo non sempre convenzionale, non tanto per suscitare inutili sensi di colpa nei lettori, quanto piuttosto per far recepire un aspetto in cui chi si occupa di ambiente crede da sempre. La tutela dell’ambiente, infatti, offre incredibili e spesso poco note opportunità. La ricerca di nuove tecnologie più rispettose dell’ambiente, utili nei diversi settori produttivi, fornisce soluzioni applicabili, capaci di ridurre fortemente l’impatto di molti processi industriali e/o delle nostre stesse attività individuali. Di estrema importanza è la possibilità di trasferire tali soluzioni nei paesi a economia emergente, desiderosi, come lo eravamo noi in passato, di migliorare la qualità della loro vita. Non possiamo, infatti, dimenticare che alcuni prodotti o tecnologie oggi tanto criticati (basti citare come esempio gli agro farmaci e le plastiche) hanno in passato consentito notevoli miglioramenti nelle produzioni agricole e non solo (si pensi agli effetti positivi contro gli agenti di malaria dell’oggi vietatissimo DDT, o al progresso legato all’uso delle plastiche).
Ecco allora, a mio modesto parere, l’importanza non tanto di fare crociate contro gli agrofarmaci o contro la plastica, tanto per restare ai due casi già citati, rischiando in qualche caso di compromettere interi settori produttivi, quanto piuttosto di investire nella ricerca di alternative ambientalmente più accettabili. Ben sapendo che quanto è considerato sostenibile oggi potrebbe non esserlo più domani. Oggi, quando tutti quanti abbiamo capito che non possiamo più continuare a consumare e inquinare come in passato, siamo in grado, con un intenso investimento nella ricerca, di sviluppare nuove tecnologie, tali da consentire di mantenere buoni standard di livello di vita nei paesi industrializzati e di aiutare i paesi emergenti e in via di sviluppo a crescere in modo sostenibile. Nei prossimi mesi ci soffermeremo pertanto su quanto la ricerca pubblica e privata sta facendo per ridurre l’impatto ambientale di alcuni processi produttivi, in passato molto inquinanti, con un occhio di riguardo a quanto si fa in Italia e nella nostra regione in particolare. Non mancheranno esempi virtuosi di comportamenti individuali e delle comunità, alla cui base stanno indirizzi politici ben precisi e, soprattutto, condivisi. Con l’intento di dare anche noi un piccolo contributo a diffondere tra i nostri lettori la consapevolezza che proteggere l’ambiente non significa necessariamente ritornare al passato.