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Torino, Primavera 2023
«Mamma, tra pochi giorni compio 14 anni! Cambiano tante cose…», dice mia figlia mentre percorriamo in auto corso Massimo D’Azeglio andando a scuola.
«Eh sì, amore», commento con un sorriso, pensando che sta diventando grande, che sarà sempre più indipendente, che magari non manca molto al suo primo bacio…
«Potrò andare in carcere minorile. Per esempio». Il mio afflato romantico scompare all’istante. Deglutisco.
«Come mai mi dici questo, cucciola?».
«Così, per dire… Potrò anche parlare in tribunale».
Le lancio uno sguardo di sottecchi: che intenzioni ha?
«Potrò guidare il motorino…».
Ah, malandrina! Ecco dove voleva arrivare! Il carcere e il tribunale erano solo un diversivo! Ma… Compare nella mia testa uno di quei “ma” giganti che hanno il potere di pietrificarmi, mentre mi abbandono disarmata a un sentimento unico, preziosissimo eppure così straziante: il dubbio. Una marea di pensieri colpisce a ondate irregolari la mia mente, diventata di sabbia. E se invece fosse il motorino l’elemento di distrazione e mi stesse dicendo di aver deciso di scegliere il crimine per il suo futuro anziché un liceo ESABAC? Ho sempre trattato mia figlia come una bambina da proteggere e incuriosire, poi come un’adolescente da incuriosire, proteggere e lasciar vivere. Mi rendo improvvisamente conto di quante parti della sua esistenza non conosco, arcipelaghi su cui non ho mai messo piede, la sua vita privata… Insomma, c’è un’enorme zona d’ombra.
Ho sempre trattato mia figlia come una bambina da proteggere e incuriosire, poi come un'adolescente da incuriosire, proteggere e lasciar vivere
Piena di interrogativi, per me. Scopro nell’ordine:
Come romanziera mi avvalgo dell’aiuto di alcuni professionisti per non scrivere inesattezze sugli aspetti tecnici di mestieri diversi dal mio, ma è il caso di disturbare Marco, il mio consulente della Squadra Mobile? Mi immagino mentre lo supplico di venire a casa mia a installare cimici e telecamere, di organizzare con i suoi colleghi della polizia intercettazioni, pedinamenti, perquisizioni, denunciando la mia bambina come persona pericolosa e sospetta. Mah. Dal dubbio passo alla perplessità. La guardo. Così bella, con il suo viso già da grande ma non ancora da donna, il fisico atletico, il cervello che spazia dai compiti di scuola alla scoperta di musica, arte, trend di varie discipline, le dita che passano con nonchalance dalla tastiera del pianoforte a quella di qualunque computer… Cosa mi nasconde? Per giorni la osservo, la ascolto, la scruto: non mi pare di intravvedere alcun segno Lombrosiano. Bah. Dalla perplessità passo alla resa: archivio la pratica per insufficienza di prove. E arriva il tanto atteso quanto temuto quattordicesimo compleanno della mia creatura: con un soffio impeccabile spegne tutte le candeline sulla torta, chissà se come desiderio ha espresso quello di non giocarsi subito la condizionale. Le porgo il mio regalo, apre prima il biglietto, l’origami si dispiega facendo apparire decine di farfalle colorate che si proiettano verso l’alto insieme all’augurio che le ho scritto: “Vola, figlia mia”