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Con i piedi per terra

di Maria Lodovica Gullino

La ricerca dà i suoi frutti

Torino, Autunno 2022

La nostra regione vanta una produzione agricola rilevante sotto il profilo qualitativo e quantitativo. Alcune delle nostre colture (si pensi alla vite, ai fruttiferi, ma anche ai cereali e al riso in particolare) sono apprezzate in Italia e all’estero e, spesso, come nel caso di vite e riso, caratterizzano il paesaggio del Piemonte. Dietro ad una produzione di qualità stanno, da un lato, l’impegno e la perizia degli agricoltori e, dall’altro, notevoli investimenti in ricerca e sperimentazione. Mai come oggi l’agricoltura ha richiesto un impegno così intenso in ambito di ricerca, anche per aumentare la sostenibilità del comparto, a cui spesso si contesta un impatto ambientale troppo elevato, senza tralasciare l’esigenza di sostenibilità economica, in un momento in cui i costi di produzione stanno mettendo in ginocchio molte imprese. Va detto che il settore agricolo non ha nulla da invidiare, in termini di problematiche da affrontare, ad altri settori produttivi e manifesta una fortissima esigenza di innovazione. I cambiamenti climatici (inclusa la scarsità d’acqua), la necessità di ridurre l’uso di input esterni (agrofarmaci, fertilizzanti, ecc), l’esigenza di digitalizzazione di molti processi – particolarmente sentita ma non sempre facilmente realizzabile – impongono forti investimenti in ricerca e trasferimento tecnologico. Rispetto ad altre aree, il Piemonte gode di una situazione generalmente favorevole per quanto riguarda l’attenzione verso la ricerca, con un costante interesse e forte sostegno da parte della Regione, delle fondazioni ex bancarie e del tessuto industriale.

In un momento di crisi climatica ed energetica, una buona disponibilità di risorse permetterà di fare lavorare molti giovani, unendo gli sforzi di pubblico e privato nell’affrontare le non poche sfide attuali del settore

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dell’Unione Europea, finalizzato a sostenere la ricerca pubblica e privata, ha premiato il settore della ricerca agro-alimentare piemontese, che partecipa come uno dei pilastri (in gergo
si chiamano spoke, come i raggi di una ruota) al Centro Nazionale Agritech, coordinato dall’Università di Napoli. Nell’ambito del neonato Centro Nazionale, l’Università di Torino opera coordinando il Politecnico di Torino e le Università di Genova, Foggia, Ancona e Piacenza, oltre a imprese operanti nel settore agroalimentare e digitale, a costituire una squadra che affronterà il tema della produzione agricola sostenibile con un approccio a 360 gradi, da nord a sud, da est a ovest. In particolare, i diversi gruppi coinvolti nel progetto cercheranno di mettere a sistema le innovazioni prodotte nell’ambito del miglioramento genetico, della valorizzazione degli scarti, della digitalizzazione per una gestione sostenibile di colture ortofrutticole di rilevanza nel nostro paese. Il tutto avverrà con una grande attenzione al rapido trasferimento dell’innovazione al mondo delle imprese. In un contesto generale complesso, in un momento di crisi climatica ed energetica, una buona disponibilità di risorse permetterà di fare lavorare molti giovani, unendo gli sforzi di pubblico e privato nell’affrontare le non poche sfide attuali del settore.