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Un rapido 'excursus' tra le maggiori rivoluzioni culturali per riscoprire il valore del documento notarile
Torino, speciale 30 anni
Il 2018 è un anno di anniversari: i 170 anni dello Statuto Albertino, i 100 anni dalla fine del primo conflitto mondiale, poi gli 80 anni delle leggi razziali, i 70 anni della Costituzione, i 50 anni dal 1968, i 40 anni dall’omicidio di Aldo Moro, i 20 anni dalla nascita di Google, i 10 anni dal fallimento di Lehman Brothers, momento d’avvio della crisi globale. Non da ultimo… i 30 anni dalla nascita di Torino Magazine. Casualmente anch’io festeggio lo stesso anniversario: i 30 anni dal mio ingresso come giovane praticante in uno studio notarile. Attraverso la lente di questa straordinaria professione ho avuto la possibilità di seguire, da un osservatorio privilegiato, le trasformazioni del nostro paese, affrontando contemporaneamente la rivoluzione del notariato. Ricordo l’arrivo in studio dei primi computer e l’incauta profezia del mio maestro: «In uno studio notarile i computer non hanno futuro, perché noi scriviamo poesie, non elaboriamo dati». E poi l’abrogazione del giudizio di omologa per gli atti societari, con il conseguente controllo di legalità affidato al Notaio, la delega per le esecuzioni immobiliari, l’abolizione delle tariffe inderogabili, la progressiva erosione delle competenze con la soppressione dell’esclusiva per i passaggi di proprietà delle auto e per le cancellazioni ipotecarie, la crisi del mercato immobiliare.
Ancora, l’avvento del digitale: la ‘blockchain’, i bitcoin, gli investimenti gestiti on line, i blog, i rapporti intessuti sui social network. Pare quindi legittimo porsi una domanda: in un mondo dominato dalla tecnologia, serve ancora una professione ‘antica’ come il Notaio? Sono sufficienti per giustificarne l’esistenza il controllo di legalità preventivo, l’attività di segnalazione antiriciclaggio, l’affidabilità dei pubblici registri, la garanzia della certezza del diritto? Ebbene, credo che un rapido ‘excursus’ attraverso i tornanti storici di trasformazione radicale conosciuti dall’umanità sotto il profilo della trasmissione della conoscenza possa consentire non soltanto di rispondere al quesito, ma di andare anche oltre. La prima rivoluzione è stata il passaggio dalla cultura orale alla società della scrittura, in particolare nella Grecia del V secolo a.C. si giunse all’alfabetizzazione diffusa.
La seconda è stata il passaggio dal manoscritto al libro, con l’invenzione dei caratteri mobili di stampa per opera di Gutenberg, intorno alla metà del Quattrocento. La terza è stata l’introduzione, recentissima, di una scrittura esplosiva e diffusa attraverso il web, con una proliferazione di documenti che si moltiplicano perché è facile riprodurli e ancor più perché vengono generati automaticamente, al punto che diventa difficile determinare cosa conti come documento. Del tutto evidente, alla luce delle precedenti considerazioni, risulta l’utilitas del documento notarile, cioè il documento redatto da un pubblico ufficiale, con le richieste formalità, autorizzato ad attribuire al medesimo la ‘pubblica fede’.
A differenza di altri titoli che potrebbero risultare non genuini o addirittura ‘tossici’, l’atto pubblico notarile, anche dematerializzato, mantiene sia in senso formale (cioè come contenitore di documenti legali), sia in senso sostanziale (cioè come conformità dei suoi contenuti all’ordinamento giuridico vivente), i pregi di affidabilità che ha dimostrato nella storia. In conclusione, la dematerializzazione dei documenti non può che aumentare il primato dell’atto pubblico notarile rispetto alle scritture private, poiché essa richiede certezze documentali ancora maggiori di quelle richieste nelle passate stagioni dalla società industriale. Una professione quindi al passo coi tempi, che ha attraversato questi ultimi 30 anni, rivoluzionari sotto molteplici profili, legando passato e futuro. Questo credo sia l’effettivo valore del Notaio e del Notariato, tanto più apprezzabile in questa società liquida dove la testimonianza del documento costituisce traccia indelebile del proprio passaggio.
Giulio Biino
Nato a Torino nel 1962. Segretario del Consiglio Notarile di Torino dal 1999 al 2009, ne è stato anche Presidente dal 2013 al 2019. Docente della scuola di notariato Franco Lobetti Bodoni, è membro del consiglio di amministrazione e docente della Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali Bruno Caccia e Fulvio Croce. Autore di numerose pubblicazioni, in particolare in materia di associazioni e di società sportive, è molto attivo in veste di conferenziere, con particolare riferimento alla deontologia notarile.