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Torino, autunno 2020
Negli scorsi mesi il mondo si è fermato e la natura, silenziosamente, si è risvegliata. Quando l’uomo, di fronte alla pandemia, è stato costretto a fermarsi e a confinarsi, la natura, in tutte le sue forme, ha reagito, mostrandoci la sua resilienza, quasi a ricordarci che niente rimane fermo, tutto scorre, reagisce, riparte. Se, consultando un dizionario, cerchiamo il significato di resilienza, troviamo: «Resilienza è resistenza: la capacita di affrontare e superare le avversita. Deriva dall’aggettivo resiliente, di formazione latina, dal verbo resilīre, ‘saltare all’indietro’, ‘rimbalzare’. In ecologia, indica la velocità con cui una comunità (o un sistema ecologico) ritorna al suo stato iniziale, dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che l’ha allontanata da quello stato; le alterazioni possono essere causate sia da eventi naturali, sia da attivita antropiche≫. Di fronte all’arresto socio-economico causato dalla pandemia, la natura ci ha dato ampi segnali di resilienza. È nostra responsabilità saperli cogliere per ripartire in modo diverso, con la consapevolezza che tutto è connesso e che la nostra salute è ‘circolare’.
Il FAI (Fondo Ambiente Italiano), il Centro One Health dell’Università della Florida e il Centro Agroinnova dell’Università di Torino si sono uniti in un progetto innovativo e interdisciplinare, in risposta alla crisi sanitaria, economica e sociale che ci ha coinvolti in questi ultimi mesi, denominato Resilientia naturae. L’obiettivo al cuore di questo progetto è valutare la reazione dell’ambiente all’assenza dell’uomo in alcuni dei luoghi FAI. Il sito scelto per avviare le attività è il Castello di Masino, luogo molto caro ai piemontesi. Il progetto nasce dalla condivisione dei valori fondanti di FAI, One Health e Agroinnova: la cura, la promozione e la tutela dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio storico e artistico italiano in una visione di salute circolare. Lo scopo è quello di sensibilizzare ed educare la comunità a una visione globale di salute (‘salute circolare’, appunto, che molto bene ci ha fatto conoscere Ilaria Capua, direttore del Centro One Health), secondo la quale uomo, animali, piante e ambiente sono interconnessi.
Un progetto interdisciplinare che prende le mosse da valori comuni e da una visione di salute ‘circolare’ che vede uomo e ambiente strettamente interconnessi
Perché partire dal paesaggio, vi chiederete? Perché il paesaggio non solo esprime l’identità e la cultura di un Paese; esso è un organismo vivente in perenne evoluzione. Dunque, la nostra salute dipende anche dal paesaggio in cui viviamo e gestirne le trasformazioni incide sull’ambiente e sulla qualità della vita delle comunità. Per questo è importante salvaguardarlo e tutelarlo: perché rappresenta il nostro passato, il nostro presente e, soprattutto, il nostro futuro. La salute in una visione circolare è un concetto complesso che nasce dal sistema di interazioni e interdipendenze tra noi e l’ambiente in cui viviamo. Proteggere e migliorare la qualità della salute umana dipende non solo dal progresso della scienza, ma anche da come gestiamo una serie di realtà che determinano il nostro benessere: l’ambiente naturale e urbano, gli animali domestici e selvatici, le piante, i materiali da costruzione, i comportamenti sociali… Mappare questo complesso sistema di relazioni richiede un’analisi transdisciplinare, che oggi si rivela necessaria anche in risposta all’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto.
Resilientia naturae si propone questo: misurare la resilienza della natura dopo la tempesta di COVID-19, in ambiti nei quali la presenza umana, anche visibile dai segni che ha lasciato nel tempo, sia forte. In particolare in un Paese molto antropizzato come l’Italia, nel quale natura, ambiente, storia e arte si incontrano continuamente, la ricerca di un equilibrio che accolga le indicazioni della natura, tuteli l’ambiente, valorizzi i segni del passato e gestisca quindi le trasformazioni del paesaggio – anche urbano – in modo compatibile con la salute è un obiettivo particolarmente ambizioso ma altrettanto imperativo. Misurare la resilienza della natura è un punto di partenza. Che ci permette di guardare al futuro con la consapevolezza che in futuro dovremo alla natura più rispetto.