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di Paolo Turati

Il Corsaro Nero viveva nella Torino Liberty

Torino, 12 maggio 2020

Esattamente 120 anni fa un veronese che avrebbe accompagnato la vita di generazioni di ragazzi giunse a Torino. Indotto a questo passo dall’Editore Speirani, Emilio Salgari si sistemò con la moglie e i figli in corso Casale, prima al numero civico 298, poi al numero 205. Lì vicino, al numero 195 dello stesso corso, sorge ancor oggi la Chiesa della Madonna del Pilone, nota per un miracolo avvenuto mezzo millennio fa. Il luogo di culto ha dato il nome a un quartiere che nel primo Novecento era ricco di costruzioni in Stile Liberty, proprio come la Crimea di Villa Scott – per limitarci alla rive droite del Po torinese – che è stata fatta propria dal miglior Dario Argento, quello di Profondo Rosso. Emilio Salgari fu uno scrittore molto prolifico anche a causa dei debiti che contraeva continuamente per mantenere la numerosa famiglia, in un periodo in cui il Diritto d’Autore (disciplinato solo nel 1941) non era riconosciuto: per poter sopravvivere, era costretto a scrivere tre libri all’anno.

Malesia, Caraibi, Far West, India, Africa, Russia, in India, in Africa, in Russia: Emilio Salgari collocò in quei luoghi oltre 1300 personaggi e a Torino scrisse 'I naufragatori dell'Oregon'

Nonostante Margherita di Savoia avesse insignito Salgari del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, la sua indigenza peggiorava continuamente anche a causa della grave malattia mentale della moglie, iniziata nel 1903 e conclusasi nel 1910, quando la donna entrò in manicomio. Il tram preso in corso Casale, per lo scrittore, era il ‘praho’ con cui si recava quasi tutti i giorni alla Biblioteca  Civica  Centrale per consultare le mappe dei luoghi in cui si svolgevano le avventure dei suoi romanzi: Malesia, Caraibi, Far West, India, Africa, Russia, in India, in Africa, in Russia. Emilio Salgari collocò in quei luoghi oltre 1300 personaggi, alcuni dei quali indelebili, come Sandokan o il Corsaro Nero (che divenne addirittura un film diretto da Vitale Di Stefano solo 10 anni dopo la sua morte). A Torino Salgari scrisse, ad esempio, ‘I naufragatori dell’Oregon’.

La sua vita terminò, come noto, il 25 Aprile 1911 con un gesto insano preceduto dall’appunto su un foglio in cui si accomiatava con un moto di sdegno, rivolto agli editori che lo avevano sfruttato, ‘spezzando la penna’ a Villa Rey, in Val San Martino. I suoi funerali si tennero al Parco del Valentino, ma non ci andò quasi nessuno perché in quei giorni a Torino si inaugurava la festa del 50º Anniversario dell’Unità d’Italia e dell’Esposizione internazionale. Rievocando la figura di Emilio Salgari bisogna menzionare uno dei principali disegnatori delle copertine dei suoi libri, il torinese Giovanni Battista Carpanetto. Una delle sue copertine più note è quella de ‘Il continente misterioso’, edito dalla Casa torinese Paravia. Carpanetto è noto anche per aver disegnato famosi manifesti come quelli di Gancia, di Fiat e de LaStampa.