Home > People > Editoriali > Disegnare la città > Lo Space Center cambierà il volto di Torino
Torino, primavera 2020
Torino è una grande città spaziale, ma pochi lo sanno. Si pensa a Torino e si vedono le colline, le regge sabaude, le auto, persino la Sindone, ma nessuno può immaginare che la ISS – International Space Station, il grandioso complesso che ogni giorno orbita sedici volte intorno alla Terra, sia in buona parte ingegnerizzata e costruita nella nostra città, in corso Marche. Il merito è di un sistema industriale che nasce aeronautico e diventa spaziale, e in particolare è di TASI – Thales Alenia Space Italia e di ALTEC Engineering, punte di diamante di questa competenza, chiamate dalle grandi agenzie spaziali internazionali a produrre parti speciali della Stazione Spaziale, come la ‘cupola’, il modulo-osservatorio punto privilegiato di vista verso il pianeta Terra. Anche l’acqua che disseta gli astronauti sulla ISS viene da Torino, depurata e fornita da SMAT. E nel marzo 2021 il Rosalind Franklin Rover arriverà su Marte nel quadro della missione Exo- Mars, e avvierà il programma di ricerca di forme di vita nell’acqua intrappolata nel sottosuolo marziano: sarà un’indagine mai tentata prima, guidata dal centro di controllo ALTEC di corso Marche. Non a Houston, ma a Torino!
Il fattore cruciale della mia idea di Space Center è la messa in scena del futuro, l’evidenza di ciò che può essere realizzato: non una scenografia idealizzata, ma una visione ingegnerizzata insieme ai tecnici che ogni giorno progettano le componenti delle prossime missioni interplanetarie
In questo quadro, nel 2018 nasce il progetto di lanciare a Torino un Museo Nazionale dello Spazio, specchio della competenza tecnica del territorio. L’idea è di Fabio Grimaldi, presidente di ALTEC, subito sostenuto dai vertici TASI e da Roberto Battiston, allora presidente dell’ASI – Agenzia Spaziale Italiana.La proposta è di insediare il Museo in corso Marche, nel contesto vivo delle missioni spaziali. In questa fase sono stato incaricato di studiare un concept espositivo e un progetto di prefattibilità, in quanto ideatore di centri espositivi contemporanei ed esperto di gestione museale, e ho chiesto a Guido Guerzoni, professore di Economia dei Musei alla Bocconi, di lavorare con me al business plan e alla parte gestionale. Il fattore cruciale della mia idea di Space Center è la messa in scena del futuro, l’evidenza di ciò che può essere realizzato: dal villaggio lunare al viaggio su Marte, non una scenografia idealizzata, ma una visione ingegnerizzata insieme ai tecnici che ogni giorno progettano le componenti delle prossime missioni interplanetarie. Un experience center nel quale il visitatore potrà vivere come in un film l’esperienza di un viaggio sui satelliti di Giove o in un buco nero.
Dunque, non un museo, ma uno Space Center contemporaneo, motore di promozione internazionale per il distretto spaziale torinese. Il progetto viene presentato ai potenziali partner pubblici e industriali, e diventa rapidamente virale. In primis, Leonardo SPA lo accoglie nel Piano di sviluppo urbanistico delle proprie aree di corso Marche, e il rettore del Politecnico Guido Saracco decide di trasferire nell’area i corsi di ingegneria aerospaziale, in continuità con un centro di laboratori integrati con la stessa Leonardo e TASI: nascerà così una cittadella della space economy. Formazione, ricerca e applicazione industriale, e la loro rappresentazione simbolica nella nostra esposizione pubblica: queste le componenti di una svolta cruciale per la Torino del XXI secolo.