Home > People > Editoriali > Disegnare la città > Torino: auspici e previsioni per il 2022
Torino, inverno 2021
Incassato con buon successo il booster regalatoci dall’edizione 0 delle ATP Finals, Torino si avvia al 2022, ma con un feeling di attesa più motivato di altre città: la prima aspettativa è che sia un anno che mixi nuovi progetti e accelerazione di quelli già avviati. Con la constatazione che gli elementi che rendono il 2022 potenzialmente trasformativo non siano solo l’avvio del programma della nuova giunta comunale, ma lo sviluppo delle tante potenzialità tuttora latenti o solo marginalmente espresse, la prepotente accelerazione impressa all’innovazione industriale dalla rivoluzione digitale. Avremo una continuità controllata della pandemia, ma che potrebbe rivelarsi un fattore competitivo per una città che offre ampie risorse naturali, spazi aperti di qualità e proposte culturali avanzate.
Tutto ciò premesso, cosa desideriamo che il prossimo anno porti alla nostra città, in merito alle azioni di riqualificazione urbana? Le idee sono tantissime, ma preferisco concentrarmi su tre casi emblematici, che vorrei definire i nostri buchi neri urbani mentali e che si spera la nuova governance torinese riesca a risolvere.
Cosa desideriamo che il 2022 porti alla nostra città, in merito alle azioni di riqualificazione urbana? Le idee sono tantissime, ma preferisco concentrarmi su tre casi emblematici, che vorrei definire i nostri buchi neri urbani mentali: Cavallerizza, Torino Esposizioni e Arcate del MOI
La Cavallerizza. Una risorsa straordinaria per Torino, forse la più importante per qualità storica e per posizione cruciale, al centro di un sistema unico in Europa che intreccia – provo a elencare – Musei e Giardini Reali, Teatro Regio, Università, Auditorium RAI, Teatro Gobetti, Mole Antonelliana-Museo del Cinema, Accademia Albertina: centri culturali di livello internazionale a distanza di poche decine di metri. Anni di immobilismo e abbandono, prima, e di conflitti raramente radicati in una matrice davvero culturale, negli anni seguenti, davvero troppi, hanno però inchiodato la situazione, non solo sprecando una risorsa urbana fondamentale, ma rischiando la rovina tra incendi e indecisioni che hanno come congelato le poche azioni positive realizzate (l’Aula Magna dell’Università) o tentate. Come sappiamo la potenzialità è la costruzione di un vero fulcro di energia culturale per la città, al livello del MuseumsQuartier di Vienna. È solo un sogno? Preghiamo.
Torino Esposizioni. Uno dei complessi espositivi più belli e tuttora funzionali al mondo, realizzato da celebrati maestri dell’ingegneria strutturale come Nervi e Morandi, giace da anni abbandonato alla mercè delle razzie dei trafugatori di metallo. I segnali positivi sono le saltuarie aperture per brevi esposizioni culturali o commerciali, qualche periodico evento per ragazzini o giovani della notte, l’impegno previsto di star dell’architettura come Moneo e Isola, ma il bilancio dei fatti concreti ad oggi è il nulla. La speranza sembra essere un mix tra il Masterplan del Politecnico, con il progetto di una parte del Polo di Architettura, e il progetto della città per una grande biblioteca. Invochiamo.
Le Arcate del MOI, ex Mercati Generali. Un complesso mercatale d’avanguardia, disegnato nel ’34 da Umberto Cuzzi, architetto triestino emigrato a Torino, poi restaurato e rifunzionalizzato con le risorse statali per le Olimpiadi del 2006 (progetto mio con Albert Constantin, collega lionese), che da 15 anni è abbandonato a un destino parallelo a Torino Esposizioni. Furti, razzie, rare aperture espositive e un progetto per un polo universitario interateneo di matrice biomedicale presto tramontato. Il tutto a poche centinaia di metri dal Lingotto, che al contrario è un polo fervente di progetti e trasformazioni ancora in sviluppo: dopo Green Pea e il giardino pensile sulla Pista, un giorno apriranno la Torre della Regione e il Polo della Salute. Imploriamo.