Torino, autunno 2021
Nel 1988 andavo ad Architettura e disegnavo trasformazioni urbane nei laboratori di Piero Derossi, Aimaro Isola e Roberto Gabetti, professori importanti, ben conosciuti in Europa. La Facoltà di Architettura se ne stava beatamente al Castello del Valentino, lontana dalla cittadella del Poli. Oggi, invece, gli architetti crescono in mezzo agli ingegneri, nelle più austere aule del “Raddoppio” dell’ateneo, concepito nel 1994, oggi ancora in sviluppo.
Dopo lo studio, la sera andavamo al Tuxedo, a ballare i ritmi elettronici dei DAF, oppure al Big per Jesus and Mary Chain o i Cramps. New wave, archeologia musicale underground, anche perché le sale erano sotto il livello stradale.
Oggi della scena torinese rimane pochissimo. Dopo la nottata si andava all’alba a mangiare nelle trattorie per camionisti o per gli addetti di mercati come il MOI: i Mercati Ortofrutticoli erano ancora in funzione. L’idea di trasformarli in Villaggio Olimpico non esisteva ancora, anche perché la candidatura torinese verrà presentata solo nel 1999. Insomma, l’Arco rosso non era ancora nelle nostre menti.
La domenica pomeriggio si andava al Comunale a vedere la Juve o il Toro. Alla Continassa era appena iniziata la costruzione del grandioso Delle Alpi per i Mondiali Italia 90. Nel 2006 il Comunale è diventato Olimpico e poi è stato assegnato al Toro.
Il Delle Alpi è stato assegnato alla Juve che dentro il suo podio ha costruito lo Juventus Stadium, inaugurato nel 2012. Il Lingotto era in trasformazione sotto la mente visionaria di Renzo Piano: nel 1988 la galleria commerciale, ancora con le corti scoperte, cui seguiranno le Fiere nel ’91, la Bolla e l’Auditorium nel ’94, la Pinacoteca nel 2002. Oggi abbiamo completato la trasformazione della Pista in giardino pensile con percorso per auto elettriche.
Nel 1988 il centro era ancora lo specchio di una città industriale. Palazzo Madama era il fulcro di una rotonda stradale intorno a cui la notte si girava ad alta velocità.
Tutto si svolgeva sotto lo sguardo di un Palazzo Reale inaccessibile e in livrea “giallo Torino”, un falso storico
Il centro era ancora lo specchio di una città industriale. Palazzo Madama era il fulcro di una rotonda stradale intorno a cui la notte si girava ad alta velocità: la sistemazione del Museo d’Arte Antica sarà completata solo nel 2006. Tutto si svolgeva sotto lo sguardo imperturbabile di un Palazzo Reale inaccessibile e in livrea “giallo Torino”, un falso storico: sarà aperto al pubblico dal 2007, restaurato e con i colori originari nei toni di grigio a calce.
La Mole era un contenitore vuoto, senza funzioni: il Museo del Cinema arriverà nel 2000. E le auto? A Torino Esposizioni si svolgeva la 62a edizione del Salone dell’Automobile. L’ultima sarà nel 2000. Il magnifico palazzo di Sottsass, Biscaretti e Nervi al Valentino rimarrà abbandonato. Torino era ancora la città della produzione, Mirafiori girava a pieno regime, FIAT Auto presentava la Tipo e in Europa vendeva quanto il gruppo Volkswagen.
La città non aveva ancora pensato il Piano Regolatore di Cagnardi, il masterplan che, dal 1995, avrebbe guidato la trasformazione delle fabbriche dismesse in nuove parti di città. Il primo tassello della futura Torino dei servizi sarebbe stato il Concorso del 1997 per Environment Park, il primo centro di ricerca europeo dedicato alla green economy (quando ancora il nome stesso non esisteva), che mi sarei aggiudicato proprio io, lo studente del 1988, che disegnava prati sopra i tetti sognando il futuro.
«Progettare per rigenerare il nostro patrimonio»
Leggi l’opinione di Benedetto Camerana, maggio 2020