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Torino, 10 giugno 2020
Chi è stato ragazzo tra gli Anni Sessanta e gli Anni Settanta non poteva proprio sfuggire alla fantascienza, che non leggevamo come genere letterario, ma come anticipazione di un futuro ormai prossimo e verificabile. I maestri erano Isaac Asimov e Ray Bradbury, la collana cult Urania, con le copertine circolari di Karel Thole. Oltre ai viaggi spaziali c’erano previsioni consolidate: città con auto volanti, cibo a pastigliette e tutine per tutti in stile Cisalfa. Con un simile background ‘guardare’ la Torino del 2030 non comporta sforzi particolari. E allora si parte, con ottimismo dichiarato, quello della fantascienza di allora, banditi Matrix e BladeRunner.
La Torino più vecchia di 3650 giorni avrà la più grande foresta metropolitana organizzata d’Europa. Un parco sperimentale dove, nella natura libera, troveranno collocazione centri di ricerca, aree per lo sport e teatri all’aperto. Ci andranno – insieme – bambini, scienziati e runner. Un posto dove saranno tornati a vivere gli animali (ma non le nutrie) e verranno impiegati esclusivamente materiali sostenibili, anzi i materiali sostenibili nasceranno proprio li. Sulle rive del Po vedo una spiaggia attrezzata (tipo Paris Plage) e la rinascita dei Murazzi, quelli veri, quelli spontanei. Sarà la Torino dei giovani e degli atenei, una delle più grandi città universitarie del continente, con campus diffusi in tutto il territorio, con formule finalmente attrattive per allievi e docenti.
In questa nuova capitale della formazione ci sarà il doppio degli studenti rispetto al triste 2020 e il 50% di loro arriverà dal mondo. Torino avrà scoperto che la propria ricchezza si innesta su rotte precise: tecnologie, cultura, sapori, sostenibilità. Il futuro della città sarà disegnato nelle amministrazioni, ma anche negli atenei, dove la Torino del futuro è apprezzata materia di studio. Nel frattempo saranno sparite le piste ciclabili coi cordoli, sostituite, come nel resto del mondo, da indicazioni sul manto stradale.
Torino sarà ‘capitale delle arti’, perché avrà capitalizzato il concetto che ogni euro investito in cultura ne porta quattro
Tantissime bici e monopattini, ma anche auto nuove che riprenderemo a produrre e vendere. Tutti rispetteranno il codice della strada perché non si sentiranno vessati da provvedimenti incomprensibili. Ci sarà la terza linea della metro e penseremo alla quarta. Avremo un aeroporto internazionale e non più uno scalo di provincia. Il Regio lo guiderà Sebastian Schwarz e sarà richiamato anche Gianandrea Noseda, perché nella Torino del 2030 vincerà il merito contro le trappole istituzionali. Il Teatro Nuovo sarà davvero ‘nuovo’ e bellissimo: una scena mozzafiato affacciata sul più bel parco d’Europa. Il liceo coreutico Germana Erba formerà talenti apprezzati anche a Broadway.
Torino sarà ‘capitale delle arti’, perché avrà capitalizzato il concetto che ogni euro investito in cultura ne porta quattro. Arti che, per offrire risposte, saranno patrimonio vivo, coi musei aperti gratuitamente alle famiglie e visitati quotidianamente dalle scuole, le nuove agorà di una metropoli umanista. Nel 2030 il Museo dello Spazio sarà gettonatissimo e racconterà dello sbarco su Marte, avvenuto grazie alle nostre tecnologie e al talento degli ingegneri torinesi. Di stelle ne avremo 20, tante doppie e una tripla, perché la comunità avrà finalmente metabolizzato che la ristorazione d’eccellenza è brand reputation da raccontare al mondo. In tutti i nostri ristoranti – anche in trattoria – si parleranno le lingue del mondo e quella dell’accoglienza, con fatturati raddoppiati rispetto ad un 2020 che sembra proprio lontano.
Sarà una Torino giovane, con dieci anni in meno rispetto alla media attuale, ed i nostri nuovi cittadini avranno cognomi che arrivano dai cinque continenti. Musei, wine e cocktail bar, teatri e gallerie d’arte saranno aperti 18 ore al giorno in una città ‘dove il sole non tramonta mai’, come nell’Impero di Carlo V. Ho visto tutto e mi piace tantissimo, dove devo firmare per essere già lì?