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L'amore ai tempi di Torino

di Enrica Tesio

Torino non è una città solo per vecchi

Torino, speciale 2021

Uno scrittore che amo molto, Kurt Vonnegut, una volta scrisse: «Il vero terrore è svegliarsi una mattina e scoprire che i tuoi compagni delle superiori stanno governando il Paese». Mi ha sempre fatto ridere il cinismo con cui descriveva il rapporto con i suoi coetanei e insieme la fiducia con cui guardava alle generazioni future, fiducia che permea i discorsi pubblici contenuti nel suo libro postumo Quando siete felici, fateci caso. Parafrasando Vonnegut, potrei dire che la vera speranza è svegliarsi una mattina e scoprire che i tuoi figli, nipoti, fratelli minori stanno governando il Paese. Se non il Paese, almeno Torino, che è una città sempre meno aperta ai giovani, dove i locali storici hanno chiuso, dove si sperimenta poco e ci si lamenta tanto. Questo numero della rivista è dedicato alle nuove energie, perché finalmente si torni a dire «Torino non è una città solo per vecchi». Voglio appuntare qui qualche consiglio che darei ai ragazzi, per affrontare progetti e ambizioni, dal basso dei miei errori e delle mie mancanze.

Io sono della generazione che rimase affascinata dal discorso di Steve Jobs, quello che chiudeva con «stay hungry, stay foolish».

  1. Come prima cosa, giusto per contraddirmi subito, è  bene prendere le distanze dai consigli, soprattutto se sotto forma di frasi a effetto. Io sono della generazione che rimase affascinata dal discorso di Steve Jobs, quello che chiudeva con «stay hungry, stay foolish». Mi è stato chiaro solo crescendo che è un motto e, come tutti i motti, suona bene ma razzola male. Io mi terrei solo l’imperativo stay, non importa se affamato e folle, stai! Resta, tieni il punto, cerca di finire quello che hai iniziato. Abbiamo bisogno di persone che costruiscono e che fanno anche manutenzione.
  2. C’è tanto da lavorare per una città all’altezza di Torino, quella che ha ottenuto primati, che si è distinta, ma soprattutto la Torino fatta di persone che si frequentano, si vedono, scambiano idee, ballano insieme. Nonostante il periodo, non bisogna dimenticare che siamo animali sociali, non domestici.
  3. Consiglio di aver paura, la paura è utile. Michelangelo prima di accettare la sfida della Cappella Sistina ebbe paura, pregò addirittura che il lavoro venisse dato a Raffaello, «non esser mia professione», scrisse in una lettera a suo padre. Era uno scultore, non un pittore. Eppure alla fine accettò e la grandezza della Cappella Sistina sta proprio nel fatto che i corpi sembrano scolpiti, con il pennello certo, ma scolpiti. Che Michelangelo non si fosse sentito all’altezza aiuta a superare qualsiasi ansia  da  prestazione.
  4. Non è vero che volere è poter È fondamentale scegliere con attenzione i propri desideri e avere il coraggio anche di lasciarli andare se non sono alla nostra portata.
  5. I piemontesi dicono «non mi oso» al Osarsi invece è bene, mettersi alla prova con quelli più bravi è l’unico modo per migliorare.
  6. È importante guardarsi dalla sindrome dell’impostore. Le persone che ne soffrono si convincono di non meritare il successo ottenuto, perché il loro riconoscimento dipende dalla fortuna o dalla sopravvalutazione degli altri, mai da un’effettiva capacità personale.
  7. A corollario del punto 6: imparare che non bisogna sminuire il risultato, non era facile solo perché lo si è
  8. Il lavoro è fatto di rapporti e persone, curare i rapporti, rispettare l’altro è alla base di qualsiasi progetto.
  9. È fondamentale non essere schiavi delle proprie ambizioni.
  10. Consiglio di rileggere Vonnegut e la frase che riassume tutti i suoi insegnamenti: «Di regole io ne conosco una sola: bisogna essere buoni, cazzo».

 


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