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Home > People > Editoriali > Sentenze granata > Il ‘gioco delle previsioni’ granata
Torino, autunno 2018
Ho smesso di fare previsioni dal 1949, quando mi morì il Grande Torino che mi rendeva il futuro calcistico facile da esplorare. Avevo quattordici anni, tre anni e mezzo dopo cominciavo a fare il cosiddetto giornalismo sportivo, lì prevedere pubblicamente significa in qualche modo parteggiare, intanto che prevedere in privato è pane azzimo, senza sale. Nel 1976 potevo magari prevedere lo scudetto ormai maturo per il Toro, dopo vessazioni patite e furti subiti, ma dirigevo il giornale sportivo cittadino e la deontologia mi bloccava. Prevedevo anno dopo anno la Juve sbattuta in B per qualcosa di bruttino fuori dal campo, ma mi sembrava delirio onirico più che previsione, e tenevo il sogno per me, persino – credo – per un inconscio sbilenco senso di colpa, visto che quel Moggi che ne combinava tante pro Juve era stato nel mio Toro e magari lo aveva persino ‘aiutato’.
La stagione scorsa mi ero previsto 'dentro' belle cose per il Toro, amen anzi requiem. Per questa stagione giuro che non ho previsto nulla
Per un campionato ho fatto di recente l’ospite sapiente a 90° Minuto, Rai 2, e non prevedevo neppure quale marca di scarpe, rigorosamente carissime, anche da 2900 euro, la brava mia amica Paola Ferrari avrebbe calzato in trasmissione, telemandate (massì) in onda ‘contro’ le mie calzature cinesi da 8 euro, figuriamoci se osavo andare oltre, nonostante lo charme del video. La stagione scorsa mi ero previsto ‘dentro’ belle cose per il Toro, amen anzi requiem. Per questa stagione giuro che non ho previsto nulla. Ho vinto al Totocalcio una volta, poche lire dopo la divisione fra amici, manco sapevo chi e come aveva compilato la schedina. Ho previsto invece molto nel nuoto (gareggiavo), sport serio, e nel ciclismo, quando il ciclismo stava cedendo il primato di attenzioni popolari al calcio. Una volta osai su Tuttosport un titolo in prima pagina: ‘Oggi Zandegù vince il Giro delle Fiandre’. Ero il boss, potevo, lui vinse.
Previdi allo stadio il 3 a 2 in rimontissima del Toro in un derby, ma vedevo la partita difianco alla moglie di un giocatore granata, suo marito segnò il primo gol e lei mi abbracciò, le previdi gli altri due solo perché era bello quell’abbraccio casto ma forte, nessun merito tecnico o magico. Prevedo sempre che in qualche modo la Juve ci freghi il derby, ma è troppo facile, davvero, non è previsione ma constatazione della logica che presiede alle cosacce del mondo, tipo Rugantino che alla vigilia di esser messo a morte veniva ragguagliato da un patrizio romano: «La vita è una ruota che gira». E lui: «Sì, ma il brutto tocca sempre a noi poveracci». E il patrizio: «Che colpa ne abbiamo noi? Siete di più». Prevedo che questo articolo farà arrabbiare i granata persin più dei bianconeri. Un po’perché i granata sanno leggere, i bianconeri chissà, poi perché comunque i granata mi accuseranno di disfattismo, di masochismo, mentre i bianconeri mi snobberanno. Loro sono snob e se ne vantano, non sanno che snob viene dal latino, ‘s’ per sine, senza, nob per nobilitas, significa insomma senza nobiltà. Per giocare ‘me too’ al gioco delle previsioni, prevedo comunque che Niang sarà fortissimo nel Rennes in Francia e Ljajic nel Besiktas in Turchia, come Benassi lo è a Firenze.