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Torino, 1 maggio 2020
La scorsa estate, una sera di luglio, sono partito con degli amici da Borgo San Paolo per essere nei Paesi Baschi, secondo tabella di marcia, in tempo per il pranzo del giorno dopo. Torino e San Sebastián non sono propriamente vicine ma siamo giunti abbastanza puntuali. In mezzo un viaggio prevalentemente notturno nel quale a un certo punto la luce dell’alba riconsegna al mondo i suoi colori. Ci si potrebbe aspettare una bella e consolidata metafora, azzeccatissima in tempo di virus: ogni notte deve volgere prima o poi alla propria fine; e invece no. Quell’alba, che ricordo bene come un’altra vista tempo fa dal Castello di Rivoli, non è la fine di un processo, non può essere soltanto un’altra diapositiva che rispetta il suo turno, inesorabile. No, innanzitutto quell’alba era bellezza.
Ogni uomo porta dentro il bambino che era, e ogni alba ha un fascino tutto suo
Era i raggi del sole che mentre li guardi tentano di chiuderti gli occhi, vanitosi e gelosi della propria luce come solo gli astri sanno essere. Era un momento dedicato a noi, e a noi soltanto, che riesce a rammentarci senza una parola dell’imperscrutabile mistero della natura. In un mondo di domande quell’alba era una sorta di risposta imperfetta che non riusciremo a riferire mai in ogni dettaglio. E nel contemplarla, un po’ bambini, un po’ umani, ci lasciamo travolgere dallo stupore che evoca ogni volta come fosse la prima. Ogni uomo porta dentro il bambino che era, e ogni alba ha un fascino tutto suo.
Anche questo periodo, tragico, drammatico, per certi versi indimenticabile, vedrà la sua alba; perché in fondo quella metafora relativamente scontata della notte è impossibile lasciarla fuori dalla porta, non sarebbe neanche giusto per lei; anche le metafore hanno una sensibilità. Però, per quanto sia vero, mi piacerebbe vedere quest’alba nuova come una risposta imperfetta e individuale, non come un semplice passaggio da una condizione a un’altra. Insomma, goderci la luce generata dalla possibilità di fare più che di ricominciare, creare più che ricostruire; progettare più che riprendere ciò che avevamo lasciato in sospeso. In questo modo cambia completamente lo spirito delle azioni.
D’altronde chi vive un’alba per davvero non pensa al resto, al prima o al dopo, pensa ai raggi che scaldano il viso, e a quella luce che non ricordavi potesse essercene così tanta in questo mondo troppo spesso scuro.