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Home > People > Interviste > Patrizia Sandretto Re Rebaudengo: «La lingua franca dell’arte reinventa Torino»
Penso che un museo d’arte contemporanea debba assomigliare a una piazza, appartenere alla propria città, ai suoi spazi civici, culturali, sociali. La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è l’istituzione non profit che ho creato a Torino 26 anni fa, mossa da un sentimento di fiducia nell’arte contemporanea e nella mia città. Ero sicura che insieme avrebbero potuto sprigionare un’energia speciale, una corrente esponenziale di creatività e sperimentazione. Ho costruito un museo che non c’era, un centro d’arte dedicato alle ultime generazioni artistiche, pensato per un pubblico nuovo.
Ho scelto un quartiere fuori dal centro – San Paolo – innestando sul suo passato industriale un’architettura luminosa e funzionale. La Fondazione si affaccia sul giardino pubblico di via Modane: le bambine e i bambini che giocano sul prato segnano il confine aperto del nostro legame con la collettività. Dentro, in questi anni, abbiamo esposto le opere di artiste e artisti italiani e di tutto il mondo, entrando in contatto con il mondo e le sue nuove geografie.
Grazie alla lingua franca dell’arte, la Fondazione dialoga con istituzioni come il New Museum di New York e il Philadelphia Museum of Art, il Rockbund Art Museum di Shanghai e la Tate Gallery di Londra, dei cui board faccio parte. Questo capitale di relazioni è a disposizione della città: nel 2020 il nostro Consiglio comunale mi ha onorata della nomina di Ambasciatrice delle eccellenze torinesi, un ruolo che interpreto con la promozione all’estero, in un’ottica di reciprocità e di ricadute positive sul territorio.
Le mostre, da noi, sono i luoghi dello sguardo ma, soprattutto, sono spazi di parola, attivati dalla mediazione culturale e dai laboratori progettati dal nostro Dipartimento educativo per le scuole, le famiglie, le persone vulnerabili. La mostra è un luogo vivo, acceso, persino incandescente, come nel caso di Burning Speech, la collettiva che ha inaugurato Verso, un programma di mostre, talk, workshop e comunicazione social che si svilupperà fino a luglio 2022 ed è sostenuto dall’Assessorato alle Politiche giovanili della Regione Piemonte. È dedicato ai giovani che hanno tra i 15 e i 29 anni: cittadine e cittadini che prendono la parola sui temi della democrazia, della politica, del digitale.
Oggi la Fondazione risuona di immagini, discorsi e parole nuove: un circolo di energie per la città.
Ecco uno dei contributi delle cinque simboliche voci, ognuna delle quali porta sulle pagine di Torino Magazine un proprio aneddoto, una storia personale che accompagna lo scorrere di queste 150 cover e di trentatré anni di città.
Leggi gli altri quattro contributi: Beppe Gandolfo, Paolo Griseri, Sara D’Amario, Gianni Oliva
Leggi 1988-2021: 150 cover di Torino Magazine