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Home > People > Interviste > Paolo Griseri: «Quella decisione coraggiosa del 1988»
La discussione in Consiglio regionale era stata particolarmente accesa. La città stentava a riconoscere quello che sarebbe diventato uno dei punti di forza della sua nuova vita. Perché in quel 1988 si era irritata l’élite culturale della città, indignata per quella che veniva bollata come “una pura iniziativa commerciale”. Erano tempi in cui il profitto era considerato “lo sterco del diavolo”.
Sul banco degli imputati Angelo Pezzana, ideatore del Salone del Libro che, proprio quell’anno, celebrava la sua prima edizione. Sarebbe cresciuto più tardi, il Salone. Allora, in quei giorni di fine primavera 1988, in una città ancora scossa dalla cassa integrazione di massa alla FIAT, non si poteva immaginare una vocazione diversa, anche solo parallela, a quella dell’industria manifatturiera, di quella dell’automobile in particolare. Cilindri, bielle e pistoni, altro che libri. In molti speravamo in una trasformazione, ma non nella fine del modello FIAT. Per alcuni aspetti, in fondo, siamo ancora lì.
La città ha saputo rinnovarsi profondamente anche grazie ai finanziamenti per le opere olimpiche (a dimostrazione che senza grandi opere non si va da nessuna parte) e agli investimenti su cultura e università. Dopo le elezioni amministrative dovremo rispondere alla domanda che ci portiamo dietro dalla fine degli anni Ottanta: Torino può permettersi il lusso di pensare al futuro senza una strategia, affidando il suo destino alla spontaneità?
Torino deve scegliere con oculatezza dove mettere le risorse sperando che l’investimento renda. Su quali settori punteremo? La seconda lezione che ci viene dal 1988 è la lezione del coraggio. Non avevano tutti i torti i critici del Salone, avrebbe potuto diventare una semplice operazione commerciale. Ma così non è accaduto. Fu decisivo creare, accanto agli stand dei libri, una miriade di appuntamenti e dibattiti.
Oggi, 33 anni dopo, la città è nuovamente alla vigilia di un cambiamento profondo. Bielle e pistoni saranno presto un ricordo. L’auto elettrica non li prevede. E non prevede, di conseguenza, un gran numero di componenti che oggi sono parte importante delle commesse del sistema automotive torinese. Non è un cambiamento che riguarda un solo produttore ma tutti.
Poi non è vero che Torino perde abitanti: semplicemente lascia che si trasferiscano ai suoi confini consegnando ai torinesi l’onere di pagare i servizi di tutti, da Moncalieri a Settimo. Abolire i comuni della cintura trasformandoli in quartieri potrebbe essere un’idea. Nelle trattative sui finanziamenti nazionali la città conterebbe per quello che è, un luogo abitato da circa un milione e mezzo di persone. Proposta ardita? Certo. Ma questa o altre idee potrebbero essere quelle che servono a fare un nuovo salto.
Auguri per altri 150 numeri, Torino Magazine.
Ecco uno dei contributi delle cinque simboliche voci, ognuna delle quali porta sulle pagine di Torino Magazine un proprio aneddoto, una storia personale che accompagna lo scorrere di queste 150 cover e di trentatré anni di città.
Leggi gli altri quattro contributi: Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Beppe Gandolfo, Sara D’Amario, Gianni Oliva
Leggi 1988-2021: 150 cover di Torino Magazine