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Consigli in cucina: da Torino al mondo

Ristoranti “etnici”, 6 consigli imperdibili

di Francesco Valdiva

PROPONIAMO UNA RAPIDA RIFLESSIONE SULL'UTILIZZO DELLA PAROLA “ETNICO”, E PROSEGUIAMO POI (COME NON FOSSE SUCCESSO NULLA), CON 6 CONSIGLI PER ALTRETTANTI 6 RISTORANTI A TORINO DA TRADIZIONI CULINARIE LONTANE

Utilizziamo spesso le parole un po’ a sproposito. A volte perché non le conosciamo per bene noi, altre volte perché sono loro a essere complicate, o altre ancora perché il corso del tempo ne ha travisato in parte il significato.

Per dire, noi piemontesi sappiamo bene quanto il tonno di coniglio non sia una creatura mitologica ma un ottimo antipasto a base di coniglio (e non di tonno). Lo sappiamo certo ma, per fare un altro esempio, definiamo “etnica” qualunque cucina che non sia la nostra… e questo non è proprio corretto. L’etimologia della parola “etnico”, e prima ancora del termine “etnia”, è antica e pure dubbiosa, e affonda le radici in un generico senso dell’essere abituati. A cosa? All’abitudine umana primaria: ovvero stare insieme, convivere; un istinto che da sempre fa parte dell’uomo. Da qui il senso più vicino a noi, quello di gente, popolo e a un certo punto nazione.

Un cibo etnico è (da etimologica pignoleria) cibo che fa parte del background di un certo popolo, che appartiene all’ancestrale abitudine umana dello stare insieme, con-vivendo anche grazie a pietanze comuni e condivise. La tradizione etnica culinaria di un popolo è componente viva del suo patrimonio culturale, e quindi rappresenta più l’appartenenza che la diversità; mentre noi ci siamo abituati (anche per comodità dai diciamocelo) ad utilizzare il termine etnico per indicare l’altro rispetto a noi. E non è propriamente corretto.

Dizionario delle etimologie in una mano e posate nell’altra, proviamo a correggere la “mancanza” facendo una sorta di giro del mondo, ma senza muovere un passo da Torino; comodo vero?

Oggi infatti parliamo di cucina ad altre latitudini; di cucina etnica sì, ma etnica greca, tedesca, eritrea, peruviana, palestinese, persiana. Con rappresentanze da quasi tutti i continenti, intraprendiamo questo catartico viaggio, per una sorta di tour torinese tra ceviche, spezie, kartoffen e tanto altro. Se siete amanti del mondo, e delle cucine del mondo, è il tipico momento in cui mettersi comodi e, se non li conoscete tutti, annotarvi gli spunti più interessanti. In tutto sono 6, ovviamente scelti dalla redazione per voi.

In giro per il mondo sanno mangiare, ogni tanto fa bene ricordarlo

Taverna greca

In Grecia la taverna è un po’ un mix tra trattoria e osteria di casa nostra. Si tratta di un posto in cui si mangia bene, spendendo il giusto, assaporando principalmente i gusti della tradizione culinaria greca. Il bello è che in terra ellenica le taverne si assomigliano un po’ tutte e sono anche molto diverse una dall’altra; un po’ come le case della gente. Ecco, mangiare in taverna è potremmo dire come mangiare a casa d’altri. Solo che questi “altri” sono greci. La Taverna greca (due i punti uno in via Monginevro e l’altro in via Lavagna 7) rievoca quelle sensazioni che chi è stato in Grecia ricorda. Non a caso uno è attaccato a piazza Sabotino e l’altro in zona Lingotto: questi sono posti veri, autentici, spicci, “di quartiere”, fatti per stare in compagnia, ridere e mangiare bene (e tanto). Noi abbiamo una predilezione per quella di via Monginevro, la “capostipite”, rumorosa e movimentata come deve essere la location in cui spaccarsi di dolmades, gyros, feta, carne alla brace e retsina. Praticamente obbligatoria la prenotazione.

Via Monginevro, 29 – Torino


La Deutsche Vita

La cucina tedesca è solo wurstel e crauti. Quante volte lo abbiamo sentito dire. Ma siamo qui oggi non solo a “correggere” l’utilizzo del termine etnico, ma anche a smentire alcuni arcaici luoghi comuni. La cucina tedesca, come ogni cucina del mondo, ha interessanti frecce al proprio arco, e sa stupire. Lo dimostra da tanti anni questo posto, il cui nome è un evidente gioco di parole (nonché il titolo di un altro film), vessillo della cucina tedesca da parecchio tempo. La Deutsche Vita è un classicone cittadino che ha recentemente ripreso a vivere (dopo qualche incidente di percorso), e tra polpette, zuppe, brezel e bradwurst, si è regalato una nuova avventura affrontata con entusiasmo e slancio. Bravi! E i risultati si vedono tutti.

Via Stampatori, 10 – Torino


Mar Rosso

Ci allontaniamo (decisamente) dal Vecchio Continente, e ci abbandoniamo a un ristorante che è più una storia che un locale. Mar Rosso nasce dall’idea pionieristica di raccontare la cucina africana (più nello specifico eritrea) ai torinesi; e continua nel tempo come un’avventura familiare che ha riaperto recentemente (e finalmente) con il ringraziamento di tanti affezionati. C’è del fusion sì, ma volendo si mangia seduti per terra, ci si lava le mani perché diventano le nostre “posate”, insomma ci si immerge in un mood diverso dal solito. Per i curiosi, per gli appassionati di questo mondo, per chi non ne sa nulla: è sempre bello farsi narrare (specie se a tavola) un universo così lontano dal nostro. E qui lo fanno davvero bene.

Via Silvio Pellico, 13/E – Torino


Vale un Perù

Altro giro, altra chicca. Questa la conoscono in molti, perché Vale un Perù non è più una sorpresa. Lo trovate sulle guide e nei consigliatissimi in città. Perché? Perché qui si assaggia la cucina peruviana autentica, preparata con la sapienza che lo chef (Miguel Bustinza) sa mettere in ogni piatto. Spettacolare la jalea, superbo il ceviche in ogni declinazione, commovente (se la trovate) la panna cotta alla maracuja. Per la drink-list non si scappa: se volete un’esperienza completa si pasteggia a cocktail. Per cuori forti. E ce li si fa raccontare da Patricia, uno a uno. Il livello è alto, e anche il conto un po’, ma in linea con l’esperienza etnico-culinaria che si vive con una cena da Vale un Perù. Divertente, stimolante, buono. Una volta provatelo (tanto poi tornate…).

Via San Paolo, 52/B – Torino


La Terrasanta

Rafat è un po’ un uomo in missione, come i Blues Brothers. Prima che un ristorante questo localino di via Monti è un emissario di un’altra cultura in terra torinese. E occhio, non è cucina mediorientale, ma palestinese. Proprio qui sta la cifra stilistica dell’operazione. In giro per l’Europa abbiamo visto di diverse iniziative volte a portare la cucina palestinese alle luci della ribalta (anche con soluzioni più “elevate”). Qui però la musica è un po’ diversa, anzitutto non è per nulla rock, ma gentile, come le ricette e come Rafat. Qui si mangiano a detta di molti i falafel più buoni di Torino e l’impressione è che ogni piatto voglia prima di tutto farsi scoprire, senza mettere troppo in difficoltà con eccessi vari. La Terrasanta è rustico, essenziale, un modo intuitivo per approcciarsi a un altro mondo gastronomico di cui sappiamo spesso pochissimo.

Via Vincenzo Monti, 11 – Torino


Persian Food

Un amico molto spontaneo ci ha detto: «Ho mangiato dal persiano e mi è piaciuto tantissimo». Tralasciando la genericità del messaggio, il contenuto (schietto) dice già praticamente tutto. In via San Massimo a Torino c’è un ristorante etnico persiano che si chiama Persian Food e in cui si mangia veramente bene. Polpette, spiedini, spezie, riso, un sacco di sapori ben amalgamati in piatti “unici”, e poi l’atmosfera, la sorpresa delle torte…

Via San Massimo, 38 – Torino

Insomma in giro per il mondo sanno mangiare. E ci volevamo noi per affermarlo?! Ovviamente no, ma ogni tanto fa bene ricordarlo.