Torino, autunno 2021
Giocatori e appassionati della Vecchia Signora sono finiti sulla copertina di Torino Magazine: un segno di assoluto prestigio. Così ho voluto anch’io, idealmente, mettere tre “bianconeri”, due tifosi davvero da prima pagina e un giovane ed eccellente giocatore, nella cover del nostro magazine: tre personaggi non piemontesi, tre figure dominanti.
Comincio da un attore, imitatore, cantante, doppiatore, presentatore, una splendida persona: Neri Marcorè, classe 1966, marchigiano di Porto Sant’Elpidio. Facile trovarlo sugli spalti dello stadio a tifare con ardore la sua squadra del cuore, quella Juve che lo ha stregato fin da piccolo.
Ricordo un bell’incontro al nostro Museo (JMuseum) nel 2014: c’erano anche il presidente Paolo Garimberti e le bella e brava Cristina Chiabotto. Neri fu simpatico, divertente, confidò tutto il suo infinito amore per Madama, strappando gli applausi dei tanti spettatori presenti quando si è lasciato andare nelle sue travolgenti imitazioni, Dino Zoff in primis.
Giocatori e appassionati della Vecchia Signora sono finiti sulla copertina di Torino Magazine: un segno di assoluto prestigio.
Così ho voluto anch’io, idealmente, mettere in cover tre “bianconeri” d’eccezione: Neri Marcorè, Sandro Veronesi e Nicolò Fagioli
E il portiere Mundial rimane uno dei suoi calciatori preferiti, come il capitano gentiluomo Gaetano Scirea, simbolo eterno della gentilezza, della bravura e dell’eleganza. Siamo diventati amici e ho avuto modo di apprezzarlo nelle sue vesti di cantante, nel riproporre, ad esempio, con assoluta bravura, il repertorio di Fabrizio De André.
Copertina pure per lo scrittore Sandro Veronesi, nato a Firenze nel 1959, ma con Prato sempre e per sempre nel cuore. Siamo davanti a un autentico fuoriclasse della letteratura: ha vinto per due volte, come Paolo Volponi, il Premio Strega, nel 2006 con Caos calmo (Bompiani) e nel 2020 con Il colibrì (La nave di Teseo). Per me è come un fratello, ci siamo conosciuti in occasione di una Coppa America di football: nel 1995 in Uruguay.
Sandro mi raccontò così il suo amore per la Juve: «Sono di Prato e a Prato le alternative si chiamano Juventus, Inter e Milan. Certamente, non la Fiorentina. La mia passione nasce dopo l’operazione alle tonsille, da bambino. Vengo ricompensato con caterve di figurine e la prima squadra che completo sull’album è quella bianconera. Al prete, che mi chiede come mi sento, mormoro: Juventus».
Irrompono i ricordi: «Che bella la Juve di Platini, Boniek e Paolo Rossi! Quella di un indimenticabile 2-0 allo Standard di Liegi. Giocavo a pallone da portiere, in una formazione romana che militava nel campionato UISP. Si chiamava Free-Studio. Mi alternavo con un certo Pezzoli, meno forte di me nelle uscite. L’estremo difensore mito è stato Lev Jašin, soprattutto per il suo carisma: con lui dentro, la porta sembrava sempre più piccola».
Anche Sandro Veronesi è stato ospite del Museo ed è solito scrivere articoli e saggi, persino un poemetto, sulla sua adorata società, celebrando in special modo i difensori, i meno famosi, come Roveta, Mastropasqua, Osti, Viganò.
Terza cover per una giovane promessa del nostro calcio: il centrocampista Nicolò Fagioli, nato a Piacenza nel 2001, campioncino della Juve in prestito alla Cremonese. E il suo primo gol in B, Fagioli lo ha segnato al Parma: al suo idolo Gigi Buffon.
Una prodezza d’autore, un colpo invero magistrale. «Con la Juventus non è stato un addio, ma un semplice arrivederci»: questa la promessa dell’apprendista fuoriclasse. Il futuro gli appartiene, un futuro in maglia bianconera. Con una copertina su Torino Magazine già (quasi) prenotata…
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