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Sentenze bianconere

di Darwin Pastorin

Il mio esordiente (bianconero)

Torino, speciale 2021

Gigi Buffon è una persona a me profondamente cara, un fuoriclasse, uno dei migliori portieri di tutti i tempi.

Gioca nella Juventus dal 2001, salvo una parentesi, nel campionato 2018-2019, a Parigi, nel PSG. Lo conosco da una vita, è stato anche opinionista, dal settembre 2006 al maggio 2007, in una mia trasmissione, intervenendo da Torino con competenza e ironia: Le partite non finiscono mai su La7 Sport, io conducevo da Roma in compagnia della bravissima Cristina Fantoni. Tutto in lui è talento, simpatia, sicurezza, consapevolezza. Cresciuto nel mito del camerunese N’Kono, Gigi si è laureato campione del mondo a Berlino nel 2006: successo azzurro nella finale ai rigori contro la Francia. Con lui il ruolo ritorna a essere romanticismo e bellezza, il ruolo svolto o narrato da scrittori e poeti: penso a Camus, Nabokov, Evtušenko, Handke, Soriano, Jorge Amado, Galeano, per arrivare persino a Cesare Pavese e Primo Levi. E tra i pali giocava anche Ernesto Che Guevara.

E non potrò mai dimenticare il suo esordio in serie A, a 17 anni, il 19 novembre 1995 al Tardini di Parma, contro il Milan di Roberto Baggio e Weah. Buffon, numero 1 della squadra Primavera degli emiliani, rappresenta un’autentica rivelazione. Un predestinato. Alto, coraggioso, capace, davvero come un angelo, di volare da un palo all’altro. E la sua carriera, quel giorno, giunge a una svolta, inaspettata…

Non potrò mai dimenticare il suo esordio in serie A, a 17 anni, il 19 novembre 1995 al Tardini di Parma. Buffon, numero 1 della squadra Primavera degli emiliani, un’autentica rivelazione. Un predestinato.

Già, che storia. Che pomeriggio indimenticabile. Nevio Scala, allenatore dei parmigiani, si ritrova, prima del match con i rossoneri, con un problema: l’estremo difensore titolare, Luca Bucci, è infortunato; candidato a sostituirlo è, ovviamente, il “dodicesimo”, Alessandro Nista. Ma il preparatore dei portieri, Enzo Di Palma, suggerisce al tecnico di prendere in considerazione quel ragazzino, Buffon. Uno dalle qualità enormi, sorprendente per determinazione e stile. Scala si lascia convincere e annuncia a Gigi che sarà lui a giocare. Il giovanotto non fa una piega, sorride, ringrazia e assicura di sentirsi pronto.

«Mi sentivo tranquillo dentro», dirà a fine match. 0-0 il risultato finale, grazie soprattutto alle prodezze del giovin debuttante, con i tifosi del Parma che si ritrovano con un nuovo idolo da applaudire e vezzeggiare.

In effetti, la prestazione di Buffon è da dieci e lode. Io sono in tribuna stampa, inviato del mio giornale, Tuttosport. E assisto al battesimo di un fenomeno. Para di tutto e di più, Fabio Capello, l’allenatore del Milan, lo riempirà, al termine della partita, di sinceri complimenti. Non ho dubbi: questo portierino farà strada, e lo metto nero su bianco. Scrive Gigi nella prefazione al mio libro, edito da Einaudi, I portieri del sogno. Storie di numeri 1: «Il portiere, non c’è niente da fare, è un predestinato… portiere lo sei… non lo diventi… portiere lo sei dentro… lo sei nella vita quotidiana… lo sei fra i banchi di scuola… in mezzo agli amici. Il portiere è una figura che agli occhi degli altri è coraggiosa, impavida, matterella, carismatica e forse anche un po’ immatura».

Immenso Gigi, capace di ottenere qualsiasi record, 43 anni portati con grande orgoglio e infinita fermezza. È ancora un piacere vederlo in porta, respingere palloni impossibili, continuare a rappresentare un esempio positivo per i compagni, con quella sua filosofia del “non cedere mai”, con la sua consueta caparbietà, la sua solita stoica volontà. Sono passati 26 anni da quella prima volta al Tardini, ma Buffon non è cambiato: dentro di lui è rimasto, felicemente, serenamente, un “fanciullino”, uno che ancora insegue sogni e aquiloni. Uno che resterà, nel profondo del cuore, sempre e per sempre, un portiere. Un portiere unico e speciale. Un portiere da favola, da leggenda.

 


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