Home > People > Editoriali > Disegnare la città > Torino cambia volto. Il riavvio delle grandi opere
Torino, estate 2020
Avviandoci verso la fase post COVID- 19, le forze attive di questa città sono al lavoro per far ripartire i programmi per le grandi opere urbane, già impostati da tempo: grandi trasformazioni, occasioni cruciali per la crescita futura di Torino. Mi riferisco ad architetture nuove oppure reinventate, punti focali di aree dismesse che vengono ridisegnate rivoluzionando i quartieri e, talvolta, modificando l’immagine stessa della città. Pensiamo, tra gli esempi ormai vissuti, al nostro Arco Olimpico, che ha trasformato il recinto dei Mercati Generali scavalcando il parco ferroviario, anche se il perdurante abbandono dell’area sta offuscando la sua potente simbologia di innovazione urbana. Oppure al Campus Einaudi, dove con Norman Foster abbiamo innescato la mutazione dell’area ex Italgas, una delle più antiche industrie torinesi, inserendovi un’architettura volutamente forte, un segno internazionale che sembra essere atterrato a Torino da un altro pianeta. E potrei fare molti altri esempi, come la sede Lavazza o Eataly, importanti opere di riqualificazione che hanno dato impulso cruciale al decentramento urbano.
Declinando questo catalogo al futuro, penso alle trasformazioni di matrice produttiva: l’area TNE a Mirafiori, dove si prevede un grande complesso dedicato all’innovazione industriale, dalla ricerca universitaria al trasferimento alle startup. Qui il soggetto trainante è il Politecnico, con la partecipazione in via di definizione di Regione, Unione Industriale, Camera di Commercio e altri potenziali soggetti. Oppure l’area Leonardo di corso Marche, dove si progettano una Cittadella dello Spazio, con l’innesto dei Dipartimenti spaziali – ancora il Poli – delle PMI e dello Space Center, e un museotechnology center sviluppato da Altec e Thales Alenia. E l’ex Manifattura Tabacchi, una porta d’entrata a Torino all’arrivo (in auto) da Milano (o da Ginevra) in un’area straordinaria anche per valore paesaggistico, alla confluenza di tre fiumi sotto lo sguardo della Basilica di Superga, dove, non a caso, i Savoia avevano localizzato già a fine ’500 il Regio Parco, la prima (tra le tante che verranno) residenza di piacere fuori dalle mura urbane.
Le forze attive della città lavorano per far ripartire le grandi opere urbane: architetture nuove oppure reinventate, punti focali di aree dismesse che vengono ridisegnate rivoluzionando i quartieri
Oppure lo scalo Vallino, la cui imminente riqualificazione porterà dietro Porta Nuova un complesso con ricerca e servizi e, sullo stesso asse, il futuro sviluppo dell’area ex OSI-Ghia sotto il cavalcavia di corso Dante. Sempre in ambito ferroviario, Sistemi Urbani ha in programma lo sviluppo degli scali San Paolo, Oddone, Rebaudengo e, in quota parte, la più grande delle trasformazioni: il masterplan del Lingotto sud, con 370mila mq da realizzare, incentrati sul Polo della Salute, il grande hub ospedaliero che la Regione ha in programma di realizzare accanto alla Torre, sua sede centrale presto operativa. Per il Polo è in corso una gara tra gruppi di imprese, finanziatori e progettisti, che dovrebbe vedere l’aggiudicazione nel 2021.
E, ancora, lo stesso Lingotto, che si sta profondamente riqualificando, con tre programmi in via di esecuzione: l’apertura di Green Pea, il nuovo format di Oscar Farinetti, la trasformazione del centro commerciale 8Gallery e la rivisitazione green della pista, una high line torinese. E molti altri progetti: se saranno realizzati, la città cambierà il suo volto.