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Le città e l'innovazione

di Valerio Saffirio

Il Tempo di Torino

Torino, Autunno 2023

Prendendo spunto dall’ultimo libro di Carlo Rovelli, fisico teorico di fama internazionale, mi auguro che Torino sia arrivata al momento di “rimbalzo” da Buco Nero, ipotesi teorica confermata dalla scienza e “fotografata” nel 2019, a Buco Bianco, ipotesi teorica ancora da comprovare che immagina una natura quantistica del tempo e dello spazio. Seguendo questa teoria, visualizzo la nostra città sia vicina al momento in cui, dalla massima implosione su se stessa, inizia a “rimbalzare” verso il suo orizzonte naturale tornando ad una luce nuova e brillante, ad un suo nuovo Tempo. Il “tempo” di una città è l’evoluzione di esperienze umane, naturali e culturali, che si verificano nel corso degli anni. Fenomeni naturali ed eventi culturali, sociali ed economici, che scandiscono il ritmo del tessuto sociale di un territorio urbano. Cambiamenti demografici e cambiamenti urbanistici insieme al progredire della memoria storica, con un trascorrere del tempo che contribuisce a creare una narrazione unica, visibile e vivibile in strade, musei, monumenti, comportamenti. Un processo che richiede tempo, risorsa inestimabile e sottovalutata.

Se una città cresce senza pianificazione è un brutto segno. Ma lo è anche se perde popolazione

A questi fenomeni si aggiunge oggi la capacità competitiva in un contesto globale. Se osserviamo un Atlante (di carta, possibilmente) e guardiamo i nomi delle città, se nella nostra mente si visualizzano delle immagini di quel posto significa che ha guadagnato un “posizionamento” nel nostro immaginario. Tanti gli aspetti chiave della competizione tra territori: la sostenibilità ambientale con politiche di energia pulita, trasporto sostenibile e gestione delle risorse idriche, la qualità della vita, che include un ambiente sicuro, l’accessibilità e l’inclusività, la connettività, l’attrazione di talenti con alla base istituti di istruzione superiore di qualità, l’economia, per attirare aziende che generano occupazione, il turismo, con attrazioni in grado di generare un’esperienza complessiva di qualità, l’innovazione tecnologica, per sostenere startup, laboratori di ricerca avanzata e industrie creative, gli eventi internazionali, opportunità di promozione ormai indispensabili, e in ultimo la capacità di gestione delle crisi, per essere preparati a situazioni di emergenza. Con Google Trends scopro che negli ultimi 5 anni Torino è seconda solo a Roma e Milano tra chi cerca città italiane. Come trasformare questo interesse in opportunità di crescita? Sfruttando le nostre capacità nella misura del nostro Tempo. Se una città cresce senza pianificazione è un brutto segno. Ma lo è anche se perde popolazione, come sta succedendo a Torino. Chi governa una città dovrebbe rimanere in carica almeno 10 anni, per poter eccellere nell’arte del progettare e del realizzare in condivisione. Ci vuole tempo. Aristotele, Galileo, Keplero e oggi Rovelli ci insegnano che la vera difficoltà non è imparare ma disimparare, per immaginare qualcosa di nuovo. Lasciamo morire le vecchie regole liberando spazio per nuove visioni. Disegniamo nuove mappe evolutive urbane. In termini competitivi siamo ben messi rispetto all’elenco riportato sopra. Ma non è sufficiente. La mia ricetta è una provocazione: capovolgiamo prospettiva e liberiamoci dal Tempo, dalla nostra ossessione per il rigore. Rimbalziamo nella direzione di un Buco Bianco pieno di impegno gentile, creativo, immaginifico, gioioso, condiviso. Un nuovo Tempo per le Città del mondo, alla torinese.