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Editoriale

di Guido Barosio

Il lavoro nella Torino che verrà

Torino, Speciale Torino Futura 2022

Quando si parla di lavoro – di risultati e di eccellenze nel lavoro – non si deve far riferimento al semplice dato economico, ai costi e alla produttività. Perché si commetterebbe un errore fatale, negando un fattore strategico come la territorialità. Che è qualcosa in più della geografia, infatti comprende la storia, la tradizione, l’identità, l’appartenenza, quel passaggio di consegne generazionale che si traduce in passione e nel conseguimento di risultati altrimenti impossibili. La delocalizzazione ha senso quando il prodotto non riveste particolare rilevanza qualitativa, quando contano solo i numeri. Allora si può (si deve) produrre in Cina, in India, ovunque la manodopera abbia costi più bassi. È una legge del mercato. Ma quando diciamo che Torino è la città dell’auto, ed è vero da oltre un secolo, dobbiamo credere che l’auto del futuro nascerà qui: sostenibile, ecologica, ibrida, elettrica, a idrogeno o quel che volete. Ma comunque nuova. Perché quell’auto sarà l’erede diretta della manualità e della competenza di generazioni di torinesi (e di italiani tutti) che hanno lavorato alla FIAT, non producendo solo vetture, ma capitale umano e cultura operaia. Torino ha bisogno della sua industria manifatturiera e viceversa, lo potete leggere nella parole di John Elkann e di Carlos Tavares che trovate in questo numero di Torino Magazine. Un numero dedicato al futuro del lavoro nella nostra città. Dove abbiamo interpellato i più autorevoli stakeholder, facendoli rispondere tutti alle medesime domande, per mettere in campo un confronto che è una finestra aperta su ciò che accadrà e che può accadere.

Quando diciamo che Torino è la città dell’auto, ed è vero da oltre un secolo, dobbiamo credere che l’auto del futuro nascerà qui: sostenibile, ecologica, ibrida, elettrica, a idrogeno o quel che volete. Ma comunque nuova

Che non è solo l’auto (e l’automotive) ma tante altre cose che stanno maturando sotto i nostri occhi: l’aerospaziale (perché qui nascerà la Città dello Spazio italiana, tra le maggiori in Europa), la dronistica (tra qualche anno i taxi voleranno nei cieli di ogni dove…), il mondo della sanità inteso come occasione di sviluppo (la nuova Città della Salute, che riattiverà l’industria farmaceutica e la ricerca), l’internazionalizzazione (che trarrà linfa e concretezza dalla Torino-Lione), l’università, perché devono formarsi ingegneri, medici e architetti che a Torino produrranno lavoro, ricerca, qualità, innovazione. Ma per questo serve un grande patto che consenta loro di accedere alle migliori aziende del territorio. E poi turismo e cultura, perché una città chiama a raccolta i talenti del mondo solo quando è attrattiva, propositiva, edonista, ideale per mettere su famiglia e per crescere i propri figli. Ma il mondo del food e del turismo hanno bisogno (per essere realmente competitivi) di arricchirsi con nuovi progetti di formazione, alzando l’asticella della qualità nella promozione internazionale. Cercavamo un’icona per la cover di questo numero di Torino Magazine e l’abbiamo trovata a… Maranello. La prima ragione è semplice: Ferrari è un brand torinese dal 1969, e continuerà ad esserlo. Poi, la casa del Cavallino Rampante esprime perfettamente il concetto che ho esposto in precedenza: è figlia indiscussa della sua terra, dove ci sono valori che ti rendono vincente e non sono necessariamente economici. Ferrari è sempre rimasta la stessa, con quel logo, con quella esclusività che non l’ha mai portata a svendersi, anche quando poteva essere un affare lucroso. Ferrari è una delle parole italiane più conosciute al mondo, con Leonardo, Michelangelo, Firenze, Roma e Venezia. I suoi prodotti sono mitologici, li compri dopo due anni di attesa e rappresentano uno status symbol globale. In più, quest’anno si torna ad essere competitivi in Formula 1, dove ce la giocheremo fino all’ultimo. Tutto questo nasce a Maranello, a tre ore di auto da Torino. Un collegamento ideale che significa futuro, lavoro, bellezza, eccellenza. Come la F1-75, l’icona del nuovo Torino Magazine. La sintesi perfetta.