News

3 ristoranti dal mondo a Torino

consigli food in città

di Francesco Valdivia

LA CUCINA CHE NASCE “ALTROVE” (COME CANTEREBBERO GLI EUGENIO IN VIA DI GIOIA) HA UN FASCINO TUTTO SUO. OGGI VI CONSIGLIAMO 3 RISTORANTI A TORINO CHE PARLANO DEL MONDO, E CHE VALE LA PENA SCOPRIRE O RISCOPRIRE

«La lontananza che rimpicciolisce gli oggetti all’occhio li ingrandisce al pensiero». Questa bellissima frase non l’abbiamo concepita noi ora, ma Arthur Schopenhauer, circa due secoli fa.

Una dozzina di parole molto utili in diverse occasioni: per una conversazione al bar, per l’incipit di un articolo, per provare a raccontare il fascino che impone su di noi la cucina di altri luoghi del mondo.

Certo, le polpette della nonna, gli agnolotti di una trattoria di periferia, le lasagne della domenica avranno sempre un fascino insuperabile, ma la cucina “estera” esercita sui gastronomi curiosi un’influenza tutta sua. Perché? Intanto perché i gusti “lontani” ci attirano da sempre (il fenomeno culturale dell’esotismo ne è la perfetta dimostrazione), e poi probabilmente perché Schopenhauer aveva ragione. Anche solo la possibilità di farci raccontare, di degustare, di toccare con mano la cultura di un altro popolo, fisicamente così distante da noi, conferisce al nostro pasto un valore speciale.

Torino è una piccola capitale dei gusti “altri”, e il panorama food cittadino è costellato di iniziative interessanti, vive e vere. Espressione delle varie comunità che animano la città, e che dovranno essere un vantaggio e non un limite; perché le metropoli di domani sapranno valorizzare la propria eterogeneità.

Ecco quindi per voi una piccola selezione sul tema: 3 ristoranti a Torino di assoluto livello, case history le cui sfumature nascono dal mondo per sbocciare a Torino, dove hanno poi piantato solide radici, giovani o meno giovani, ma sicuramente di valore. 3 consigli per gustare la lontananza che sposa il territorio in un dialogo vincente e intelligente. Forse parlare del e con il mondo ci aiuterà a capire meglio noi stessi?

Vai con il trio!

3 ristoranti a Torino di assoluto livello, case history le cui sfumature nascono dal mondo per sbocciare a Torino

Vale un Perù

Lezioni di civiltà, di cultura peruviana e di gusto. Vale un Perù è anzitutto una bella storia. E poi è il miglior modo in città in cui conoscere la cucina peruviana. Miguel e Patricia sono il Perù a Torino: un esempio per tanti, un riferimento per tutti coloro che hanno intrapreso questa idea di ristorazione in città. Nel 2023 l’UNESCO ha dichiarato il ceviche Patrimonio culturale immateriale dell’umanità, motivo in più per conoscere questo piatto sublime, da abbinare obbligatoriamente al pisco sour (un cocktail spaziale), concludendo con un dulce de leche o un dessert alla maracuja. Non siate timidi, e chiedete a Patricia di raccontarvi qualche storia, dalla nascita del Càpitan a tutte le altre. Chi ama l’esplorazione gastronomica e non conosce Vale un Perù dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza… Ma c’è sempre tempo per rimediare!

via San Paolo, 52/B – Torino


Kadeh Meze Wine Bar

Giovane e sorprendente storia di ristorazione in città: in un tempo abbastanza breve Kadeh Meze Wine Bar è riuscito ad assicurarsi grandi lodi e una discreta considerazione da parte della critica (cartacea e digitale). Stupendo ma allo stesso tempo convincendo un po’ tutti. Ecco il format, nomen omen: meze e wine bar. In cui con meze si intende tutta quella serie di piattini e antipasti turchi, ovviamente da abbinare a una proposta di vino e miscelati. Hummus, frittelle di zucchine, mini hamburger, polpo… Il menù pensato da chef Stefan Kostandof (Luogo Divino, La Limonaia, El Beso) è un tripudio di gusti, colori e abbinamenti non scontati. Stefan è giovane (ha poco più di trent’anni), è nato in Turchia e dopo diverse esperienze ha deciso di costruire un locale tutto suo. Il risultato è un unicum cittadino da inserire assolutamente in wish-list.

via della Basilica, 1/D – Torino


Il Barbabuc

Qui “bariamo” un po’. Alberto Valletta è assolutamente italiano e propone in San Salvario una cucina che innova e si diverte partendo sempre dalla tradizione culinaria piemontese. Quindi, cosa ci fa in questa selezione? Alberto è ascrivibile nella lunga lista dei “cervelli in fuga” della nostra ristorazione. Ha cucinato in ristoranti di spicco in Irlanda e in Australia, per poi tornare a Torino, determinato ad aprire il suo locale. E il nome? Il barbabuc era un tempo pianta abituale per tanti abitanti di campagna piemontese, uno spinacio di un’altra epoca che si mangiava praticamente ogni giorno. Questa sua natura di prodotto “dimenticato” racconta bene il mood un po’ hipster ma autentico della cucina di Alberto. Una cucina semplice ma non banale, affettuosa, pensata per una manciata di tavoli (qui è caldamente consigliata la prenotazione), che rende Il Barbabuc un bel ristorante nato (anche) dal dialogo con il mondo. Una piccola chicca da riscoprire.

via Principe Tommaso, 16/A – Torino