News

In Marocco

per la danza tra il rosso e il celeste

di Guido Barosio

Primavera 2024

DUE CITTÀ “A SPECCHIO” DA ESPLORARE, 180 CHILOMETRI CHE SEPARANO LA CAPITALE DI UN IMPERO MILLENARIO DA UNA FORTEZZA SULL’ATLANTICO, TANTO AMATA DA JIMI HENDRIX E ORSON WELLES. IL “PARADISO TERRESTRE” CONCEPITO DA YVES SAINT LAURENT E IL PORTO PIÙ TEATRALE DEL MONDO. SIAMO ALL’ESTREMO OVEST DEL MAGHREB, PER UN VIAGGIO IRRINUNCIABILE

Marocco - Dalla moschea della Koutoubia si alzano i 69 metri del minareto, il tetto e il simbolo di Marrakech

Dalla moschea della Koutoubia si alzano i 69 metri del minareto, il tetto e il simbolo di Marrakech

Ci sono città messe a specchio, vicine ma differenti, altre volte persino opposte; in certi casi prevale il conflitto, in altri sono così lontane (anche se vicine) da escluderlo a priori. L’Italia ospita questo fenomeno ai massimi livelli, con la sua storia arrampicata dove sorgevano regni indipendenti, signorie, borghi bellicosi e capitali, tante capitali. Città pronte a combattersi, ad allearsi e assediarsi, a dispiegare le vele per acciuffare una porzione di mondo. In Europa non sempre era così, perché la capitale governava le sorti dello stato, chiudendo le porte alle competizioni e al fiorire delle autonomie. Allontanandoci ancora le città a specchio sono un fenomeno marginale, in particolare nell’Africa maghrebina, per secoli dominata dalla presenza islamica, che diede vita a un impero storicamente “liquido”, e al continuo susseguirsi (e sovrapporsi) di califfati e dinastie.

Marocco - Le spezie della Medina sono una tavolozza infinita di colori e profumi

Le spezie della Medina sono una tavolozza infinita di colori e profumi

Il Marocco, vertice occidentale di un mondo che si estendeva fino alle porte dell’India, ebbe una significativa originalità: per l’autorevolezza dei propri sovrani, per un esercito in grado di competere con le armate cristiane, per una vocazione all’indipendenza, che sarebbe rimasta tale anche durante la dominazione coloniale. Conseguenza evidente di questo percorso fu l’ergersi di quattro città imperiali: Fès, Marrakech, Rabat (l’attuale capitale del regno) e Meknes. A queste vanno aggiunte Casablanca, la capitale economica coi suoi 4 milioni di abitanti, Tangeri, storico ponte dell’Africa con l’Europa, e la piccola, fatata, Essaouira. Il Marocco è l’Italia del Nordafrica, policentrico per storia e vicissitudini; con le sue città ad affacciarsi a specchio tra di loro, raccontando ciascuna la propria storia. Magnetiche nell’attrarre dall’Europa e dagli States pittori, romanzieri, drammaturghi, poeti, fotografi, attori, cineasti, couturier e musicisti. Tra i nomi più celebri: Eugène Delacroix, Henri Matisse, Paul Bowles, Tennessee Williams, Catherine Deneuve, i grandi della beat generation, come Ginsberg e Kerouac, le star del rock, come Bob Dylan, Cat Stevens e i Rolling Stones. Le ragioni di tanta popolarità? Il fascino dei luoghi e delle genti, la tavolozza dei colori (paesaggi, edifici, abiti…), la mutevolezza degli scenari umani e architettonici, un genius loci avvertibile e trasmissibile, una tolleranza difficilmente riscontrabile in altri paesi musulmani. Per tutti il Marocco era un’esperienza immersiva, mai un viaggio di superficiale esotismo.

Marocco - Marrakech, un venditore di tappeti nel suq

Marrakech, un venditore di tappeti nel suq

Il rapporto con l’Occidente, per quanto segnato dal colonialismo, ha seguito strade tortuose e fasi di ambiguità. Il Marocco, nel 1777, fu il primo stato al mondo a riconoscere gli Stati Uniti e, formalmente, mantenne la propria indipendenza anche durante la dominazione francese che, per un secolo e mezzo, esercitò la formula del protettorato. Economia, cultura e turismo legano i due paesi, insieme alla garanzia di una politica stabile e alla diffusa sicurezza per i viaggiatori. La conseguenza più evidente di questa liaison è uno stato arabo bilingue, dove il francese è il parlare della scienza e delle arti, del commercio e dell’affermazione sociale. In molti casi, anche tra di loro, i nativi lo mescolano all’arabo e al berbero, creando, inconsapevolmente, una lingua nuova, quella di un futuro a cavallo tra due continenti.

Marocco - Dopo il successo ottenuto dalla nazionale rossoverde ai mondiali, il football è ancora di più lo sport maggiormente seguito

Dopo il successo ottenuto dalla nazionale rossoverde ai mondiali, il football è ancora di più lo sport maggiormente seguito

Ed è a Marrakech che l’Europa ha la sua porta d’ingresso privilegiata per il turismo. Negli ultimi dieci anni la città ai piedi dell’Atlante (60 chilometri), ma prossima all’Atlantico (150 chilometri), ha superato le altre mete per il suo suggestivo e insolito patrimonio, dove coesistono monumenti arabo-andalusi e quartieri di eleganza occidentali, il suq (o souk) dove smarrirsi e il silenzio dei riad. Ma l’aspetto forse più seducente è quello charme franco marocchino che la distingue da ogni altra destinazione nel paese, un esotismo di prossimità che ha ingentilito il contesto senza tradirlo, la possibilità di immergersi in una realtà fascinosa e leggendaria senza alcuna ragione di inquietudine. Molti europei, e naturalmente molti francesi, l’hanno scelta per la seconda casa, altri si sono trasferiti dedicandosi al turismo: tour operator, agenti di viaggi, proprietari di riad, la formula alloggio più ricercata.

Originariamente si intende un’abitazione “spontanea” tradizionale, edificata nei centri storici (le medine) e formata da diversi ambienti, disposti su livelli differenti, a volte organizzata su più case. Quasi sempre sono presenti cortili interni, con al centro una fontana e ricchi di vegetazione. Le decorazioni e la dimensione delle stanze dipendono dalla ricchezza dell’edificio. Quello che è comune in tutti i riad è la “prospettiva interna”: finestre e balconi si aprono esclusivamente sul cortile, per assicurare riservatezza e isolamento dai rumori circostanti.

Marocco - Per i marocchini l’abito tradizionale rappresenta eleganza e status sociale

Per i marocchini l’abito tradizionale rappresenta eleganza e status sociale

Per secoli i riad hanno ospitato nuclei familiari, solo più recentemente sono stati trasformati in strutture recettive, con un numero limitato di camere a disposizione. Esistono ancora strutture tradizionali, a gestione marocchina, ma non mancano lussuosi boutique hotel, con servizi esclusivi e piscina interna. In assoluto sono la formula migliore per alloggiare a Marrakech ed Essaouira– le nostre due mete del viaggio – perché garantiscono l’immersione nel centro storico, la rilassante presa d’atto coi ritmi domestici di una civiltà antica e accogliente, evitando l’impatto globalizzato di hotel sempre uguali in ogni destinazione.

Marrakech ed Essaouira

Marocco - L’esterno del complesso delle Tombe sa'diane dominato dallo svettante minareto

L’esterno del complesso delle Tombe sa’diane dominato dallo svettante minareto

Ma adesso è il momento di tornare alle nostre “città a specchio”. La porta del deserto e quella aperta sull’oceano, l’anarchia moresca e la “ben disegnata”, i commerci dal deserto e quelli colmare, l’imperiale e la cosmopolita, la città del rosso e quella del blu, Marrakech ed Essaouira. Le separano 180 chilometri, meno di tre ore in auto, e il colore ne segnala la differenza. Già, il blu e il rosso, che non sono complementari, ma, insieme o a contrasto, fanno sempre la differenza. Pura suggestione estetica? Ben altro, perché i colori riflettono ciò che siamo, ciò che i luoghi sono, e lo fanno senza bisogno di parole. Inoltre non tutti hanno il medesimo, carismatico, successo. Come il rosso e il blu, da sempre nella Champions League della tavolozza: sono i più presenti nelle bandiere del mondo, nelle maglie del football, nella moda e nell’arte garantiscono il successo. E c’è anche una base scientifica. Nel 2013 Philip Hook, senior painting specialist di Sotheby’s, ebbe modo di scrivere: «Il rosso e il blu tendono ad essere buone notizie, perché sono in grado di far levitare le quotazioni di un’opera, abbinati e non».

Ne seguì un test, che dimostrò come la presenza esclusiva dei due colori ottenesse un gradimento superiore fino al 14%. Cromatismi dalla forte personalità quindi, e, in questo caso, per storia e per destino, esibiti da due città “poste a specchio”. Il rosso, a Marrakech, e il blu, a Essaouira, tinteggiano le città, indicando persino il loro confine: a metà strada il colore delle case cambia, e la tonalità dominante annuncia la nuova meta. Oggi il viaggiatore alla ricerca di una dimensione araba genuina ma confidente, con un touche française nell’offerta, con due dimensioni prossime ma contrapposte, sceglie di trascorrere una settimana tra Marrakech ed Essaouira. I voli dall’Italia verso l’aeroporto di Menara, la nostra città imperiale, sono frequenti quanto economici (quasi irrisori se si prenota con ampio anticipo); durata della tratta: tre ore e un quarto.

Prima tappa: Marrakech

Iniziamo il nostro viaggio proprio da Marrakech. La “città rossa”, dicevamo. Innanzitutto per il colore dei suoi edifici, che ne ostentano tutte le sfumature: vicino al bruno e al mattone, aranciato, tendente al rosa, e poi tonalità più leggere, più accese, in qualche caso prossime al cuoio. In tempi recenti le regole urbanistiche si sono fatte stringenti, per gli edifici della medina, e per i periodici restauri, si può utilizzare esclusivamente la terra rossa della regione. Garantendo un brand che rispetta anima e tradizione dei luoghi. Il programma della nostra visita prevede tre scelte irrinunciabili: soggiorno in un riad della medina (ampia offerta per ogni budget), almeno mezza giornata (ma sarà sempre di più) nel suq straripante di ogni possibile tentazione (stoffe, artigianato, antiquariato di pregio, ovviamente cianfrusaglie, ma poi spezie, datteri, complementi d’arredo, ceramiche, tappeti, dipinti, abiti tradizionali, babbucce, gioielli, gran bella pelletteria…); dopo una serata nella piazza Jamaa el Fna, prima per godersi il tramonto e dopo a mangiare street food; terza tappa, una visita ai meravigliosi Giardini Majorelle, dove vi accoglierà lo spirito di Yves Saint Laurent, padrone di casa ora e per sempre.

Istruzioni d’uso per il bazar e per piazza Jamaa el Fna

Istruzioni per l’uso e pieno godimento dell’esperienza al bazar e in piazza Jamaa el Fna. Iniziamo con una considerazione sui prezzi da tenere bene a mente: in Marocco esistono due corsie, quella dei residenti e un’altra, la vostra. La differenza è sostanzialmente di uno a sei, ma può arrivare fino a dieci. Chi vive a Marrakech spende circa il venti per cento di un europeo per case, affitti, servizi, cibo, abbigliamento. Ma naturalmente i marocchini guadagnano anche molto meno. E tutto si allinea. Quindi i commercianti locali offrono la loro mercanzia a prezzi per noi molto abbordabili, ma che restano esorbitanti per valore assoluto. A questo va aggiunta la cultura della trattativa, e nel suq non troverete mai un prezzo esposto. La prima cifra che ascolterete non va neanche presa in considerazione, e da lì inizia il gioco. Siate cortesi, ma non temete di offendere proponendo un terzo o anche meno. Si fa così. E si va avanti a lungo, molto a lungo, magari sorseggiando un tè. Quando avrete concluso tutti saranno soddisfatti, nella maggior parte più loro di voi.

Marocco - La piazza Jamaa el Fna fotografata all’alba

La piazza Jamaa el Fna fotografata all’alba, quando il vortice delle bancarelle e dei saltimbanchi non ha ancora conquistato lo spazio

Altro consiglio: se vedete qualcosa che vi piace passate subito all’azione, non pensate di tornare più tardi, quel posto lì non lo troverete più, perché nella medina ci si perde che è una meraviglia, anzi, più si cerca qualcosa e più ci si perde. Spezie e datteri (in particolare i datteri) vanno comprati in piazza, nelle infinite bancarelle alimentari: i prezzi si alzano un po’, ma la qualità è decisamente migliore. Il Marocco è la nazione al mondo che produce maggiore artigianato, quindi l’offerta – al netto degli inevitabili artefatti cinesi – è praticamente infinita. Inoltre il suq crea dipendenza, cattura gli occhi e la curiosità a ogni metro, dilatando il tempo in modo inimmaginabile. Pensi di esserci da trenta minuti e sono passate due ore… Quindi selezionate, datevi delle regole, stabilite degli obiettivi; altri menti riempirete le valigie con prodotti di dubbio gusto destinati all’oblio della soffitta. Naturalmente vanno evitati gli approdi consigliati dalle guide (percepiscono sempre percentuali sui vostri acquisti…), garanzia certa per pagare di più ciò che siete in grado di scovare da soli. Per il resto buona caccia, i tesori (piccoli e grandi) ci sono ancora ma vanno trovati.

Marocco - Il Marocco è una nazione giovane, dove la popolazione delle città è propensa al dialogo e anche allo scherzo

Il Marocco è una nazione giovane, dove la popolazione delle città è propensa al dialogo e anche allo scherzo

E ora i miei suggerimenti per la piazza Jamaa el Fna. Ci si passa ogni giorno, ed è sempre una buona idea. Al mattino e al pomeriggio vi troverete al centro di un palcoscenico a cielo aperto, frequentato da artisti di strada, chiromanti, scrivani, questuanti, erboristi, ammaestratori di scimmie, esorcisti e incantatori di serpenti. Perpetua fontana d’arte, dramma, poesia, invenzione, canto e magia. Ci sono venuto la prima volta venticinque anni fa e non era ancora asfaltata; sicuramente più ancestrale e genuina di oggi, nel suo spettacolo quotidiano più prossima a quel crocevia di carovane che l’hanno disegnata nei secoli. I tempi sono diversi, ma l’anima di Jamaa el Fna è tenace, così l’incanto non si è spezzato. Dopo l’esplorazione nel suo caos pittoresco concedetevi uno sosta nei caffè e nei ristoranti che la osservano dall’alto; saranno anche approdi per turisti, ma permettono un momento di quiete per osservare, fotografare, respirare a pieni polmoni qualcosa che vedrete solo lì. Verso sera il cielo è una tavolozza che passa dall’arancio al rosso, dal celeste al blu notte, quando si accendono migliaia di lucine a illuminare le bancarelle del maggiore festival di street food al mondo, l’unico attivo da 1000 anni. Naturalmente vi chiameranno a gran voce, tenteranno di attrarvi con ogni espediente, perché siete la loro preda. Ma è un disturbo di facciata, con un minimo di fermezza non andranno mai oltre. Certo è una serata “non per tutti”; d’altra parte se avete scelto Marrakech invece di Zurigo ci sarà un perché. Il cibo è ruspante ma buonissimo, il continuo servizio garantisce ragionevole freschezza, il contesto indimenticabile.

Un po’ di cultura

L’offerta culturale della “ville rouge” è garantita dal suo passato “imperiale”, che ha mille anni di storia, con un complesso accavallarsi di dinastie. Le tracce più evidenti si incontrano in alcuni edifici monumentali di sontuosa bellezza: la Madrasa (scuola coranica) di Ben Youssef, capolavoro dell’architettura arabo andalusa; il Palazzo El Bahia, dove non c’è metro quadrato che non sia stato decorato; le Tombe sa’diane, la necropoli che custodisce la venerabile sala delle dodici colonne. Se state percorrendo il dedalo di vie della medina, e non vi siete ancora persi (occhio perché i navigatori degli smartphone tendono a impazzire…), provate a raggiungere la Maison de la Photographie, vera oasi di quiete e di cultura.

Marocco - Palazzo El Badi

Palazzo El Badi

In un bel palazzo a più livelli, dove il tempo sembra essersi fermato, si può ammirare una raccolta di foto che spaziano dalla metà dell’Ottocento agli Anni Cinquanta: sultani e fortezze nel deserto, carovane di cammelli e mercati, volti scavati dal sole e dalla sabbia, città che non ci sono più o non saranno mai più così. All’ultimo piano c’è una delle più belle terrazze che dominano il suq, con le sue vie attorcigliate, l’anarchia degli edifici, il vociare ininterrotto dei commerci. Prendetevi un tè e sentitevi Paul Bowles. Nello shop sono in vendita– a prezzi occidentali – riproduzioni su carta fotografica delle immagini migliori. Chi non le compra è destinato a pentirsene.

La ville nouvelle

E adesso lasciamo la Marrakech della storia e dei traffici per raggiungere la “ville nouvelle”: quartiere residenziale, moderno, evidentemente ricco (almeno per gli standard locali), pulitissimo e ordinato. Le case sono quasi tutte bianche, ed è già un evidente  segnale di differenza. Una Francia mediterranea trapiantata ai piedi dell’Atlante, dove la vera gemma sono i Jardin Majorelle, il luogo tanto amato dal suo figlio adottivo: Yves Saint Laurent. La storia di questo sito di irreale bellezza è legata al pittore Jacques Majorelle, che concepì sia i giardini (ispirati a quelli tradizionali marocchini, ma anche alle tonalità dei pittori impressionisti) che la sfarzosa villa in stile moresco, per la quale creò il “Blu Majorelle”: una tonalità oltremare/cobalto, al tempo stesso intensa e chiara.

Negli Anni Sessanta il complesso venne progressivamente abbandonato, per essere riscoperto da Yves Saint Laurent e dal suo compagno Pierre Bergé, durante il loro primo soggiorno a Marrakech. La coppia comprò la tenuta nel 1980 e vi si stabilì, salvando questo patrimonio, rimettendolo a nuovo e, se possibile, arricchendolo ancora. Alla morte di Saint Laurent il suo compagno sparse le ceneri nel roseto del giardino; così quel luogo gli sarebbe appartenuto per sempre. Va detto che, con grande lungimiranza, la coppia donò l’intera proprietà alla Fondazione Pierre Bergé-Yves Saint Laurent, preservando il futuro da ogni possibile sorpresa. L’amore del couturier per il Marocco non si espresse mai nella prigionia di una villa irraggiungibile, ma fu vera passione per la sua civiltà.

Marocco - I Jardin Majorelle sono un paradiso in terra concepito dal couturier Yves Saint-Laurent e da Pierre Bergé

I Jardin Majorelle sono un paradiso in terra concepito dal couturier Yves Saint-Laurent e da Pierre Bergé

Che, in queste parole, riconosce come specchio dell’anima e fonte ispiratrice: «Quando ho scoperto il Marocco, mi resi conto che la gamma dei colori che usavo era quella delle zelliges, dei zouac, delle djellaba e dei caffetani. Da allora devo le scelte audaci nel mio lavoro a questo paese, alle sue armonie potenti, alle sue combinazioni ardite, all’ardore della sua creatività». Attualmente Majorelle ospita il Musée Pierre Bergé des Arts Berbèrese, il Museo d’Arte Islamica di Marrakech e, in un nuovo edificio, in cemento e terra battuta, concepito dallo Studio KO, il Musée Yves Saint Laurent de Marrakech.

Tutti e tre bellissimi, degni dell’iconico giardino. Lo shop è il migliore di tutta la nazione, squisiti pezzi d’arte e artigianato selezionati uno ad uno. Prezzi come in Avenue Montaigne, ma non troverete niente di paragonabile. Difficile lasciare questo luogo e non esistono definizioni attendibili per Majorelle, piuttosto un insieme di concetti e attribuzioni: casa d’arte concepita come tale, abitazione amatissima di un genio assoluto della moda, luogo altrettanto amato da uno dei più sofisticati collezionisti del Novecento, approdo “fuori dal mondo”, consacrato all’amor fou dei due proprietari. Direi che basta così, se cercate il paradiso terrestre nel Maghreb questo è l’indirizzo.

Gli Anima Garden

E adesso da un giardino all’altro, sempre seguendo la rotta dell’arte. Perché il Marocco è un magnete potentissimo per chi ci si avvicina, offrendo quasi sempre di più rispetto a ciò che riceve. Distano quaranta minuti d’auto da Marrakech – verso la splendida valle d’Ourika e i monti dell’Atlante – gli Anima Garden (più volte classificati tra i più belli al mondo), concepiti dall’artista austriaco (ma anche poeta e compositore) André Heller. Tra statue (alcune gigantesche), collocate nel verde, ci si immerge in un mondo di magia, sensualità e meraviglia. Gli Anima Garden sono stati battezzati “Le Retour du Paradis”, corretto, come emblematico il fatto che non siano il riflesso di alcuna civiltà in particolare; superando d’un balzo religioni, attribuzioni e culture.

Marocco - Gli Anima Garden sono stati battezzati “Le Retour du Paradis”

Gli Anima Garden sono stati battezzati “Le Retour du Paradis”

In un viaggio ci sono incontri che fanno la differenza, però vanno cercati altrimenti non arrivano. Per me uno di questi è stato con Marco Biaggi, italiano, proprietario del Riad Infinity Sea (+ 212608-468979, ndr), luogo incantato e incantevole nel cuore della medina. Marco, un gentiluomo d’altri tempi, segue le sorti del suo approdo con estrema cura per ogni minimo dettaglio: arredi, accoglienza, sapori, comfort e, in più, assume il ruolo di mediatore con la città, suggerendo, informando, consigliando come un vero padrone di casa.

Detto che vi organizzerà, se volete, un tour in tuk-tuk, e che la piccola spa è un dichiarato invito all’ozio, per me il must è la piscina nella corte interna: magnetica occasione di relax per il fine giornata. Infinity è il Marocco ingentilito e impreziosito dal gusto europeo. A Marco chiediamo due consigli gourmet per un soggiorno a Marrakech: «Se volete trascorrere una serata da “Le mille e una notte” l’indirizzo giusto è il ristorante La Maison Arabe, in un bel palazzo nel cuore del centro storico: grandi sapori con musica tradizionale di sottofondo. Al Medina Atay Café si mangia benissimo a ogni orario. La cucina delle donne marocchine è deliziosa. I prezzi assai contenuti».

Seconda tappa: Essaouira

E adesso ci siamo, è il momento di puntare verso il blu: quello del cielo conteso dalle nuvole, delle onde a perdita d’occhio in prospettiva oceanica, delle barche dei pescatori, delle case che cominciano a “pensare” al mare quando al mare non ci siete ancora arrivati. Non c’è niente come Essaouira: cosmopolita e marinara, nei secoli cartaginese e romana, araba ed ebraica, lusitana e francese, questa è la leggendaria Mogador, che leva i suoi bastioni (e gli antichi cannoni) verso lo sconfinato Atlantico.

A Marrakech tutto parla della sua terra rossa, qui domina il blu profondo delle pennellate marinare. Un blu associato al bianco, in un cromatismo che ha il sapore del mare e delle nuvole. La sua storia è un romanzo, scritto dalle dominazioni successive, dove i conquistatori hanno sempre lasciato qualcosa. Ma furono i francesi a trasformarla in una fortezza, disegnata dall’architetto militare Cornut – su commissione del sultano Muhammad III – e realizzata in soli tre anni, a partire dal 1764. Da quel momento l’antica Mogador cambiò nome, diventando Essaouira, la “ben disegnata”.

Marocco - I bastioni di Essaouira fronteggiano l’oceano

I bastioni di Essaouira fronteggiano l’oceano

Un ibrido urbanistico con la medina stretta dalle mura, dove le bocche da fuoco erano rivolte verso il mare, un monito per pirati e invasori. La ricchezza terminò con l’inizio del Novecento, quando le rotte carovaniere non raggiunsero più il suo porto per prendere la via dell’Oceano. Così Essaouira venne dimenticata: una bella addormenta in attesa di nuove vocazioni. Tutto cambiò con gli Anni Sessanta e l’arrivo in città di Jimi Hendrix, Frank Zappa, Bob Marley, Sting e una variopinta comunità hippy al loro seguito.

La ragione? Il fascino del luogo, ma anche la musica gnawa, introdotta in Marocco dagli schiavi africani. Nacquero jam session, concerti, avventure lisergiche e artistiche, celebrate dal grande festival di giugno, ancora oggi in calendario. Ma prima di loro giunse ad Essaouira il leggendario registra Orson Welles, che vi girò buona parte di uno dei suoi capolavori: l’Otello tratto da Shakespeare. Ancora oggi questa è una “città aperta”. Gli ebrei, che restano una comunità numerosa, agli inizi del XX secolo erano la maggioranza degli abitanti: 17.000 contro meno di 10.000 mussulmani. E i cristiani, che di fatto non se ne sono mai andati, rappresentano la terza comunità di Essaouira: operatori del turismo, artisti, nuovi residenti alla ricerca di un luogo speciale.

Cosa fare a Essaouira

Marocco - I pescatori di Essaouira sistemano le reti dopo una giornata di lavoro

I pescatori di Essaouira sistemano le reti dopo una giornata di lavoro

I consigli per un soggiorno in città sono semplici: passeggiata lungo i bastioni, flanerie nella kasbah, indolente ricerca di artigianato artistico, tra i migliori del Marocco, con oggetti di pregio quasi esclusivamente autoctoni. Ma c’è un luogo che vi resterà per sempre nel cuore: il piccolo porto affollato di battelli in legno biancoazzurri, dove un esercito di gabbiani sorvola l’area disegnando nel cielo traiettorie irresistibili. Che siate fotografi professionali con una Leica da diecimila euro, o semplici viaggiatori con lo smartphone, è impossibile sbagliare: si guarda e si scatta, ma potreste ottenere il medesimo risultato a occhi chiusi. Un capitolo a parte meritano i gatti di Essaouira: sono 5000 nella kasbah, più altri 8000 fuori dalle mura. Un record mondiale, calcolando che gli abitanti sono 78.000. Ma c’è molto di più. I gatti sono residenti a pieno titolo, indipendenti quanto amatissimi, sereni e confidenti, amichevoli coi visitatori al primo contatto. Li troverete per la strada, ma anche nelle vetrine dei commercianti, sui davanzali, sui tavoli e sui sofà. La leggenda dice che discendono, tutti o quasi, da un unico antenato, di grandi dimensioni, una sorta di leone domestico.

Marocco - Essaouira, la più bella passeggiata in città è quella che permette di percorrere i bastioni

Essaouira, la più bella passeggiata in città è quella che permette di percorrere i bastioni

Ci ha accompagnato in città Vincenzo Niggi, piemontese giramondo, che qui ha trovato il proprio approdo ideale: «È proprio così– ci racconta– ci torno ogni anno per due volte, ed è la mia seconda casa. Essaouira è rinata anche grazie agli italiani, con gli architetti dell’Università di Bologna che, nel 1997, hanno mappato tutto il centro storico; per poi restaurarlo con i fondi della Comunità Europea. Oggi la città non è solo bellissima, ma anche sicura, la sua atmosfera cosmopolita garantisce ad arabi, ebrei e cristiani di vivere fianco a fianco. Senza alcun tipo di problema. Poi per chi, come me, ama i gatti è un vero paradiso. I miei si manifestano appena arrivo, nemmeno io ho capito come fanno».

Marocco - Essaouira è la città più gattofila al mondo

Essaouira è la città più gattofila al mondo

Ci dai qualche consiglio per un soggiorno ad Essaouira? «Innanzitutto va ricordato che i prezzi sono estremamente favorevoli. Si mangia con 15 euro e le stanze nei riad costano mediamente 30. La qualità dei ristoranti, la maggior parte dei quali è familiare, rappresenta sempre una buona sorpresa. Quasi tutti non hanno il frigorifero, ed è una garanzia, perché il cibo viene consumato in giornata ed è freschissimo. Per soggiornare il mio consiglio è di rivolgersi a Idriss, che propone diverse soluzioni interessanti, lo potete contattare telefonicamente (+ 212668-416579, ndr). Un’ottima soluzione è l’agenzia Jack’s Apartments (+2125244-75538, ndr) che offre opportunità di livello. Bello anche l’alloggio Dar Skala, con terrazza panoramica, dell’argentino Jorge (+ 212671 – 518547, ndr). A Essaouira molti riad sono completamente indipendenti, con una femme di menage che provvede ogni giorno alle pulizie. Per i ristoranti vi propongo quattro nomi, tutti nella Kasbah: Adwak, Berber, Chez Youssef El Bara ka eKhmissa. Naturalmente non si consumano alcolici. Se invece volete bere il vino, potete optare per il più “lussuoso” Chez Sam. Dove un pasto costa 25 euro, per Essaouira una follia. Se volete provare l’esperienza della musica gnawa, ipnotica e non di facile approccio, cercate Najib Soudani, un mio carissimo amico che si esibisce con tutta la famiglia. Per i transfer rivolgetevi a Jagar (+212666-156302, ndr) con la sua Mercedes d’altri tempi vi può portare da Marrakech e viceversa. Prende 75 euro sulla tratta, ma volete mettere l’indipendenza e il comfort! Venite ad Essaouira, perché ci tornerete senz’altro. Ad Essaouira si torna sempre».

Marocco - I bastioni di Essaouira sembrano proteggere il porto

I bastioni di Essaouira sembrano proteggere il porto, con i gozzi in legno pronti per la pesca del giorno seguente

Ecco il mio Marocco, dove il rosso danza con il blu, dove restarono incantati Orson Welles e Yves Saint Laurent, dove il porto di Essaouira e la piazza Jamaa el Fna vi tratteranno oltre il tempo necessario, dove le brezze oceaniche incontrano il sapore delle spezie. Nel Marocco delle due città “a specchio” il tempo non si è fermato, perché l’arte ha accompagnato la storia, destandosi ogni giorno sempre nuova.

Guido Barosio - Viaggio in Marocco per la danza tra il rosso e il celeste

 

(Foto di MARCO CARULLI)