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Stefano Corgnati

«Valorizzare ogni singola vocazione. Così si diventa unici»

di Laura Sciolla

Primavera 2024

NUOVO RETTORE DEL POLITECNICO DI TORINO. STEFANO CORGNATI, CLASSE 1973, È PROFESSORE ORDINARIO DI FISICA TECNICA AMBIENTALE. È STATO MEMBRO DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE, DEL COMITATO SCIENTIFICO DELL'ENERGY SECURITY AND TRANSITION LAB E, DURANTE IL GOVERNO DRAGHI, DEL GRUPPO PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA DELLA MOBILITÀ E DELLE INFRASTRUTTURE

Stefano Corgnati al Politecnico

Il programma presentato in occasione della sua campagna elettorale, “PolitoinTransition”, contiene nel nome stesso l’idea con cui affronterà il rettorato. Di qui sorge spontanea la domanda: come conservare l’identità del Politecnico, costruita attraverso i secoli, pur sposando la transizione?

«Fin dagli inizi ho parlato di transizione secondo tre linee: la vocazione del Politecnico che parte dalla sua grande storia e dalle sue tradizioni che oggi si dirama su diverse vocazioni da valorizzare perché diventino la nostra identità; il Green Deal, con la centralità di concetti come green e digital, che devono riguardare la città, la mobilità, l’industria e, a mio parere, anche il nostro ateneo; e per finire la transizione demografica. Siamo tutti consapevoli dell’inverno demografico italiano in atto. Noi esistiamo perché esistono gli studenti, sono solito ripetere. In passato la tendenza è stata quella di focalizzarsi sulla ricerca, ma ora è la parte didattica che deve essere centrale. Bisogna riflettere, oggi più che mai, sul perché uno studente dovrebbe scegliere Polito. Ormai gli studenti girano l’Europa: ogni ateneo si trova quindi ad affrontare la sfida della riconoscibilità che si vince con l’offerta formativa d’eccellenza, con un contesto territoriale ritenuto attrattivo, con una città universitaria. Va da sé quindi che la collaborazione con il territorio è una componente fondamentale di questo impegno».

Torino si trova davanti a una grande opportunità: il nostro compito è quello di attrarre giovani idee e giovani talenti

Nel programma parla infatti di apertura di “tavoli costanti e permanenti” con le Istituzioni e con il territorio. Ci spiega meglio?

«Torino si trova davanti a una grande opportunità: il nostro compito è quello di attrarre giovani idee e giovani talenti, ma poi ci deve essere un contesto in grado di farli crescere e che dia loro la possibilità di esprimersi. Lo so, il 90% dei nostri laureati trova lavoro subito, ma il goal sarebbe che la collocazione fosse qui sul territorio; abbiamo bisogno di un sistema che faccia ricadere l’efficacia della formazione sullo sviluppo della stessa regione, nel settore pubblico così come nelle industrie. Dall’altra parte, quando parlo di transizione in collaborazione con le istituzioni, mi riferisco anche alla volontà di mettere le nostre conoscenze a disposizione di istituzioni pubbliche e private. Ritengo ci sia sempre più bisogno di un supporto su basi scientifiche nelle macro decisioni. Il massimo sarebbe poter costituire un corpo scientifico diplomatico che parli il gergo delle Istituzioni. Chissà…».

Altri due punti chiave: internazionalizzazione e comunicazione. I due concetti sono collegati?

«Per poter essere utili al territorio dobbiamo essere internazionali, sia attirando studenti stranieri, sia accogliendo docenti e ricercatori di valore internazionale. Questa internazionalizzazione deve essere ovviamente comunicata, così come dobbiamo comunicare il nostro valore. Il Politecnico ha due campus di eccellenza (Ingegneria e Architettura al Castello del Valentino, ndr) nel cuore della città, facilmente raggiungibili e altamente funzionali. Per questo in molti ci invidiano, ma forse non lo diciamo abbastanza. Il tema della comunicazione poi si fa sentire anche nell’offerta: siamo stati i primi a innovare la didattica presentando delle proposte interdisciplinari (un approccio molto internazionale, a proposito). Per non parlare del Miglio dell’Innovazione: infrastrutture di ricerca messe in rete di cui facciamo parte. Siamo degli sperimentatori dell’università italiana da sempre. Bisogna raccontarlo al mondo».

Stefano Corgnati agli Energy Days

In quanto membro (durante il governo Draghi) della Struttura per la Transizione Ecologica della Mobilità e delle Infrastrutture e professore del Dipartimento di Energia, come vede l’identità di Torino nel futuro sotto questo punto di vista?

«È un momento storico: Torino ha accettato la sfida di città carbon free proponendosi quindi come grande laboratorio sperimentale. Un progetto ambizioso che potrà portare a vere soddisfazioni solo collaborando con le altre città. Da parte nostra ci troviamo ad affrontare il problema delle infrastrutture. La questione non è la diffusione del singolo oggetto, come può essere l’auto elettrica, ma che tutto il sistema funzioni in un’ottica di infrastrutturazione energetica. Questo è un tema che Torino deve saper risolvere. Allo stesso tempo è necessario un rebranding territoriale (e qui torniamo al discorso della comunicazione, rendersi conto delle nostre eccellenze e dirlo). Perché non puntare di più sul mondo del biomedicale e dell’aero spazio che tanto ci differenziano?».

Affianco all’identità abbiamo inserito come leitmotiv di questa edizione di Torino Magazine il termine “passione”. Nel mondo “scientifico” del Poli c’è molta più passione di quanto spesso si pensi… è così?

«Tante passioni direi. Dopo un lungo periodo in cui si è andati verso un’omologazione interna che ha distrutto quelle anime diverse tra loro, espressione e ricchezza dell’ateneo, oggi è il momento di farle esprimere nuovamente. Solo valorizzando le singole realtà le si rende uniche e si rafforza l’identità, proprio come dicevo all’inizio di questa intervista. E poi ci deve essere una passione comune e coinvolgente, che guidi il corpo docente con gli studenti, insieme al personale tecnico e amministrativo. Un senso di comunità e di coinvolgimento emotivo, basato su principi e valori comuni, sentito da tutti i protagonisti dell’ateneo. Non è un caso che, tra il resto, si concretizzerà a breve il progetto di Campus aperto, proprio perché il “Poli” possa diventare sempre più la casa dei nostri studenti».

Politecnico di Torino - Stefano Corgnati

(foto FRANCO BORRELLI)