News

Oman

Lungo la via dell'incenso batte un cuore italiano

di Guido Barosio

Speciale 2023

IL MARE DE LE MILLE E UNA NOTTE, LE SCOGLIERE CHE SALGONO ALTE VERSO IL CIELO, LE PALME DANZANTI, LA CITTÀ MISTERIOSA SEPOLTA DAL DESERTO, LE CAROVANE DELLE SPEZIE E LA REGINA DI SABA. IL PIÙ GRANDE TRA GLI EMIRATI STA VINCENDO LA SCOMMESSA DEL TURISMO DEL FUTURO, DOVE ALPITOUR WORLD È PROTAGONISTA

Questa è la storia di un pugnale

Tra sabbie, scogliere e oceano, la storia del popolo omanita è antica come quella del pugnale che la rappresenta: il khanjar, arma da difesa e da battaglia, emblema del proprio ruolo sociale, indispensabile corredo per ogni cerimonia, componente della bandiera nazionale. Il khanjar lo si riconosce subito: realizzato ancora oggi col prezioso fodero in lega d’argento (con raffinate decorazioni che richiedono settimane di lavoro), ha una caratteristica forma ricurva, differente da ogni altra nel Golfo.

l Khanjar è il tipico pugnale omanita - Viaggio in Oman

l Khanjar è il tipico pugnale omanita, da 5000 anni simbolo identitario del sultanato. Rappresenta il passato orgoglioso e guerriero delle sue genti

L’elsa indica lo status, avorio o corno di rinoceronte per le classi più abbienti. La sua storia è antecedente a quella dell’Islam e ci porta indietro di oltre 5000 anni, prima del terzo millennio avanti Cristo, quando lo sperone della penisola arabica era abitato da popolazioni di cui sappiano poco o nulla: nomadi, guerriere, senza alcuna autorità centrale, più predoni che commercianti. Il pugnale ricurvo le rappresenta perfettamente. Il mondo arabo ne trasformò solo superficialmente l’indole, però introdusse il commercio e la “via dell’Incenso”, che fu la rotta in grado di collegare Asia, Africa ed Europa, traghettando non solo la preziosa resina, ma seta, mirra, oro e conoscenze di ogni genere. La sua tratta più lunga portava dalla regione del Dohar, la più meridionale dell’Oman, verso il mediterraneo; unico mezzo di locomozione consentito – per superare rilievi rocciosi e sabbie – il dromedario, e cortesemente non chiamatelo mai cammello, perché quello ha due gobbe e percorre le steppe dell’Asia. La nave del deserto per gli omaniti è una sorta di animale totem, da millenni indispensabile per gli spostamenti, la carne (ancora oggi apprezzatissima), il latte e la pelle. L’incenso si ottiene raccogliendo la resina dagli alberi nel Wadi Dawkah da tempi immemori, ed era quello lo snodo delle carovane verso oriente ed occidente. Il suo valore – pari a quello dell’oro – non era dovuto al pregio del materiale, ma al suo utilizzo devozionale: imbalsamazioni, funzioni sacre, cerimonie, tanto che il nome scientifico della pianta divenne Boswellia sacra. Solo molto più tardi l’incenso entrò in cosmesi. Coi commerci la ricchezza del “popolo col pugnale” crebbe e la visione strategica anche. Tanto che tra il XVII e il XIX secolo, l’Oman creò un vero e proprio impero marittimo nell’Oceano Indiano, controllando tutte le coste della penisola araba, della Persia e dell’Africa Orientale, conquistando anche l’isola di Zanzibar. I suoi competitor furono portoghesi e britannici, spesso tenuti in scacco. Ma il vento cambiò alla fine dell’Ottocento e il sultanato entrò nella sfera di influenza inglese. La piena indipendenza tornò nel 1951; di lì a poco una nuova ricchezza, fondata sulle risorse naturali: petrolio in primis, ma anche gas naturale, oro e argento. Quella trama ancestrale di fierezza – a cui il passare dei secoli ha offerto certamente lungimiranza – ha mantenuto i suoi presupposti, ancora oggi evidenti nell’immutabile forma di governo: il sultanato, monarchia assoluta guidata dal sultano Haytham. E il nostro pugnale? Il khanjar? Ha compiuto cinquemila anni ma non li dimostra. Continua a incarnare il simbolo di un autentico patrimonio che le generazioni future si impegnano a preservare e tramandarsi. Il suo emblema è usato per contrassegnare ogni documento ufficiale o autorevole, si trova negli edifici ufficiali, come i ministeri e le corti, nelle centrali di polizia, negli ospedali, nelle scuole e nelle università, è ancora presente su tutte le banconote, così come sulle monete. Impossibile non vederlo.

Dalle dune del deserto Rub’ al-Khali - Viaggio in Oman

Dalle dune del deserto Rub’ al-Khali è possibile ammirare un paesaggio di bellezza minerale che sembra estendersi all’infinito

Il centro del mondo nuovo

Il fulcro del mondo si sta collocando nella penisola araba, fino a dieci anni or sono smisuratamente ricca per i giacimenti petroliferi, ma ora forte di una evidente centralità finanziaria, politica, sportiva e sicuramente turistica. In estrema sintesi, ciò che oggi accade di nuovo proviene dalla penisola dove nacque l’Islam, e dove potere religioso e politico sono saldati senza soluzione di continuità. In questo scenario l’Oman costituisce il punto di maggiore equilibrio, l’ago della bilancia, l’unica entità nazionale in grado di dialogare (con ottimi risultati) sia coi vicini del Golfo, che con Iran, Israele, Stati Uniti, Russia, Cina… Capacità diplomatica formidabile, che rafforza una realtà unica per concentrazione di ricchezza, spirito imprenditoriale, desiderio di innovare, attrattività sul fronte turistico. E proprio il turismo non è una opzione, ma una priorità, dato che, tra circa vent’anni, il petrolio inizierà a diventare un ricordo e sarà strategico puntare su altre risorse: il luxury travel, le nuove tecnologie, il manifatturiero, l’esportazione di incenso e tabacco. Tra le priorità dell’attuale governo c’è anche una crescita demografica della popolazione omanita: oggi sotto al 60%, per la forte presenza di forza lavoro proveniente da India, Pakistan e Sri Lanka. Il centro del mondo nuovo si sta riorganizzando, e concorre alla leadership dell’intera penisola araba.

Un mondo alla fine del mondo

Mare, rilievi rocciosi, deserto, spiagge. Il vento, a tratti. Caldo e persistente. Tutto bellissimo. Oggi come diecimila anni fa. Perché questo è il “mondo alla fine del mondo” o, meglio ancora, dove sembra che la storia del mondo sia appena iniziata. L’uomo? C’è, ma spesso non si vede. L’Oman è grande come l’Italia, ma con solo quattro milioni e mezzo di abitanti. Anche per questo la natura comanda il paesaggio, e se non fosse per quelle strade, che sembrano tracciate con la matita, l’impressione di un contesto preistorico sarebbe ancora più evidente.

Alle spalle di Salalah si trovano boschi e sorgenti - Viaggio in Oman

Nei contrafforti rocciosi alle spalle di Salalah si trovano boschi e sorgenti in un curioso contesto alpino sono la garanzia idrica per le genti del luogo

L’area nei pressi di Salalah, la seconda città del paese per dimensioni e importanza, consente di apprezzare tutti e quattro gli elementi dominanti in evidente prossimità. Questo fa ben comprendere come gli insediamenti turistici, attuali e futuri, puntino proprio sulla provincia del Dohar, quella del nostro viaggio; ben più che a nord, l’area maggiormente popolosa e visitata, per una serie di ragioni “già scoperta”, quella della capitale Muscat. Un viaggio per esplorare il “mondo alla fine del mondo” ha la sua base di partenza ideale nel complesso di Hawana, la nuova travel-city che permette di fare escursioni in giornata verso i geyser di Al Mughsail e la primordiale spiaggia di Fazayah, oppure, con una notte nel deserto, di esplorare la leggendaria città perduta di Ubar e di raggiungere Wadi Dawkah, il regno della Boswellia sacra e dell’incenso. Sono luoghi dove talvolta la lingua dei nativi è un mistero, perché mescola persiano antico, arabo, accadico, assiro, turco, inglese e hindi. Il frutto della civiltà delle carovane, dello scontro e del confronto tra gli imperi, della necessità e della guerra, l’esperanto de Le mille e una notte. Oggi questi panorami primordiali – definiti anche la Norvegia d’Arabia, per le fenditure ripide come fiordi che scendono verso il mare – sono la nuova frontiera di un turismo europeo proposto con gentilezza e attenzione alla sostenibilità. Siamo allo zenit dell’offerta omanita: accoglienza europea (e italiana!) con standard d’eccellenza, ma anche l’esotico senza tempo, raggiungibile con chi saprà prendervi per mano.

Una Travel-City che parla italiano

L’emozionante tramonto sul Mare Arabico visto dalla spiaggia del Villaggio Bravo - Viaggio in Oman

L’emozionante tramonto sul Mare Arabico visto dalla spiaggia del Villaggio Bravo, uno spettacolo che si ripete ogni sera e che sembra cancellare ogni traccia di modernità

Bravo e Francorosso nel turismo del futuro? In Oman questo sta accadendo ed è un percorso spettacolare e virtuoso. Ingredienti: il Dhofar, la provincia con le maggiori potenzialità del sultanato (ancora in buona parte da sviluppare), l’alleanza tra imprenditori locali e internazionali per creare Hawana, una nuova città dedicata al leisure, con servizi e opportunità in comune. Il complesso – concepito secondo i più aggiornati criteri della sostenibilità – comprende residenze private, 30 ristoranti (un vero giro del mondo tra i sapori!), un diadema di piscine, palmeti e chilometri di spiagge aperte ma ben custodite. Le opportunità di divertimento organizzato sono praticamente infinite (compreso un acquapark), ma la quiete, per chi lo desidera, è garantita. In questa città, pensata dai maggiori studi di architettura omaniti e internazionali, le due formule di Alpitour World si inseriscono a meraviglia. Nel complesso di Rotana trova spazio Bravo: formula particolarmente apprezzata da giovani e famiglie che gradiscono l’opzione “club” come prioritaria; quindi cucina italiana, animatori e assistenti ben rodati in queste strutture, coinvolgimento nelle diverse attività, ma sempre discreto e attentissimo alle esigenze della clientela, mini-club per i bimbi, serate musicali. I clienti Francorosso sono coloro che preferiscono un accento luxury, garantito dal complesso Seaclub Fanar, più internazionale, a partire dall’offerta gastronomica. È proposta una maggiore riservatezza ed è preferito dalle coppie senza figli, con un’atmosfera lounge che inizia con il set aperitivo e prosegue verso la serata. Di grande impatto estetico la piscina a sfioro Infinity (la nostra preferita), con 800 metri quadrati di superficie. Entrambe le strutture garantiscono camere ampie, eleganti, sempre con vista mare o piscina.

Nel complesso Rotana, dove si trova Bravo, si può esplorare la “città del turismo” - Viaggio in Oman

Nel complesso Rotana, dove si trova Bravo, si può esplorare la “città del turismo”, con le sue architetture edificate secondo i più aggiornati canoni della sostenibilità

I clienti Francorosso avranno come plus il dine-around, con la possibilità di utilizzare tutti i ristoranti di Hawana, e l’all-inclusive anche per le bevande alcoliche. Le opzioni Alpitour World sulla destinazione vanno incontro a una esigenza sempre più evidente nel mercato turistico nazionale e internazionale: la conoscenza di una località esotica attraverso escursioni guidate, attente a ogni comfort, ben cadenzate nei tempi, proposte con partenza e rientro dalle strutture scelte come base per le vacanze. Si ottimizzano i tempi e i costi, si esplorano le località di maggiore interesse, ma si rientra sempre alla base, nella propria camera coi propri comfort, all’insegna di un ritmo curioso ma sempre rilassante.

Il sunset beach avvolge le spiagge di Hawana - Viaggio in Oman

Il sunset beach avvolge le spiagge di Hawana, che assumono, con il passare dei minuti, colorazioni dall’oro all’azzurro

E, soprattutto, à la carte. Per gli ospiti Bravo e Francorosso le escursioni sono proposte da un’azienda leader negli emirati: Magic Travels DMC (www.magic-dmc.com). Sono stati loro gli impeccabili mediatori culturali e ambientali del nostro soggiorno. Attentissimi a reggere una formula che mette insieme eco-turismo, responsabilità ambientale ed elevati standard di accoglienza. Come nell’escursione verso il deserto, dove l’unicità dell’esperienza si armonizza col servizio e nessun comfort manca all’appello. Per il vostro prossimo viaggio in Oman annotatevi una data a partire da ottobre, quando, dopo la stagione delle piogge, si riaprirà al mercato italiano.

La magica notte nel deserto

Questa non è solo una magnifica esperienza, ma una di quelle avventure che si serbano per sempre tra i ricordi di viaggio più preziosi. Si affronta infatti un colosso: il deserto Rub’ al-Khali, tra i maggiori al mondo, una delle poche aree della terra a non essere ancora completamente esplorata. La superficie? Per farvi un’idea è superiore a quella Francia e occupa un quarto dell’intera penisola araba. Le dune sono enormi e altissime, di colore tendente al rosso e possono superare i trecento metri di altezza. Si definiscono di tipo “stellare”, perché, a causa della variabilità del vento, si sviluppano in tutte le direzioni.

Il deserto Rub’ al-Khali è anche definito il “quarto vuoto” - Viaggio in Oman

Il deserto Rub’ al-Khali è anche definito il “quarto vuoto”, perché si narra che Dio lo abbia creato dopo il cielo, la terra e il mare

Gli unici occidentali ad averlo attraversato sono Bertram Thomas, St John Philby e Wilfred Patrick Thesiger, che descrisse la sua esperienza nel libro Sabbie arabe. Il Rub’ al-Khali viene definito dai locali “quarto vuoto”, perché Dio, dopo aver creato terra, cielo e mare, decise di immaginare ancora un luogo, abitato dal nulla. L’esperienza immersiva proposta ai viaggiatori prevede il trasferimento in 4X4 verso un campo tradizionale, logicamente basico, ma con tutti i servizi garantiti. L’impatto candido delle tende circondate dalle dune è una delle impressioni visive più emozionanti dell’escursione. Che prosegue con una cena tradizionale omanita, attorno al fuoco, dove si resta sommersi e abbagliati dalla scintillante volta stellata, il ricamo di un cielo che sembra non avere fine. Il paradiso minerale e la luce che cambia – tramonto, notte, alba – offrono pennellate porpora, prospettive blu cobalto e bianco sale, il caleidoscopio di una natura che non è cambiata dal giorno della creazione. Ci sono uomini che hanno visto e vissuto il deserto lasciandoci pensieri e parole sintonizzate con l’esperienza. Per Tahar Ben Jelloun: «Bisogna passarci qualche giorno e imparare ad ascoltare i suoi silenzi, a guardare le stelle e a dimenticare la città o il Paese da cui si proviene. Il deserto odora di esorcismo, un modo piacevole di fare una psicoterapia senza passare per la sala d’aspetto dello psichiatra, senza stendersi sul divano dello psicanalista». E ancora: «Il Sahara non si visita come una Medina: si vive, non si concede, bisogna lasciarsi prendere dal suo mistero, dai suoi segreti, e immaginare il sogno dietro le dune di sabbia, che a volte si muovono e a volte rimangono immobili. Il deserto è un’idea, un modo per spogliarsi di tutto e osare guardarsi in faccia; è uno specchio che bisogna prendere sul serio». Per Alberto Moravia: «Sulle sabbie del deserto come sulle acque degli oceani non è possibile soggiornare, mettere radici, abitare, vivere stabilmente. Nel deserto come nell’oceano bisogna continuamente muoversi, e così lasciare che il vento, il vero padrone di queste immensità, cancelli ogni traccia del nostro passaggio, renda di nuovo le distese d’acqua o di sabbia, vergini e inviolate». Romano Battaglia segnala che: «Il deserto è il luogo dove si rifugiano tutti coloro che devono nascondersi dal resto del mondo. Le persone che si sono stancate dei limiti della vita di tutti i giorni e vogliono sparire nella vastità del nulla. È il rifugio dei disperati, di quelli che non hanno più niente da perdere, ma anche di coloro che vogliono rinascere dal grigiore per dare un senso alla propria vita. Il deserto è il grande mare prosciugato in cui si sono arenate le navi del destino». Per Fabio Caramagna: «I principali effetti del deserto sono due: uno è la sete e l’altro è la santità. In nessun altro luogo ci sono stati così tanti santi come nel deserto».

La misteriosa città di Ubar - Viaggio in Oman

La misteriosa città di Ubar venne edificata 3000 anni prima di Cristo, ed è segnalata nel Corano e ne Le mille e una notte. Venne definita l’Atlantide del Deserto da Lawrence d’Arabia

Prima di affrontare le dune si visita la misteriosa “città perduta” di Ubar, la “Città dei Pilastri” con 1001 colonne d’oro, che ritroviamo sia ne Le mille e una notte che nel Corano. Abitata dal 3000 a.C. al 500 d.C. era un centro di smisurata ricchezza, la porta delle carovane che dovevano affrontare il Rub’ al-Khali. Si narra che si meritò la maledizione celestiale per la sua arroganza e venne fatta sprofondare sottoterra, coi suoi abitanti pietrificati, e gli immensi tesori lasciati disponibili per i viandanti. Ipotesi che non trovano riscontro storico alcuno. Ma è certo che gli archeologi americani, nel 1992, grazie ai satelliti della NASA, scoprirono la città sepolta, però non seppero dare risposta ai quesiti irrisolti di questa Atlantide del deserto, come la battezzò Lawrence d’Arabia.

Salalah, la città splendente

La torre di Salalah, capitale della regione di Dohar - Viaggio in Oman

La torre di Salalah, capitale della regione di Dohar. Il grande abitato si estende verso il Mare Arabico con edifici civili e abitazioni basse, in una contaminazione tra antico e contemporaneo

Salalah ha 355.000 abitanti ma quasi non te ne accorgi. Case basse, collocata tra mare ed entroterra, viva un’atmosfera morbida e indolente, perché soffia il vento, perché la gente è calma, perché il turismo non è ancora arrivato e tu, esplorandola, sei davvero un ospite. Il suo nome significa “splendente”, e trae origine dalla definizione ideata da antichi marinai, affascinanti dal riverbero delle case candide, protette dalla calce. L’edificio più noto è la moderna moschea del sultano Qabus, fatta erigere per celebrare l’unità dei fedeli. Questo è il posto giusto per fare acquisti: scialli di seta e di lana indiana (dicono cashmere, forse non è vero, ma sono bellissimi lo stesso), spezie di ogni genere, il tanto pregiato incenso, che qui viene trattato in numerose varianti: da bruciare (buonissimo), in sciroppo (suggerisco prudenza), in olio per massaggi, fantastico. Prezzi sempre modici, trattativa obbligatoria. E poi, naturalmente, nella via degli argentieri, cercate il vostro khanjar, il pugnale ricurvo con cui abbiamo iniziato la nostra narrazione. Se lo volete “moderno” con 50 euro ve la cavate, ma non sono niente di che. Quelli antichi, grosso modo di un secolo fa, magnifici, vanno dai 300 in su. Controllate molto bene la fattura, seguite i consigli della guida (che ci guadagna sempre qualcosa) e tenete duro sul prezzo. Otterrete un oggetto unico… e il loro rispetto. Prima di lasciare Salalah andate alla candida spiaggia delle “palme danzanti”: altissime e flessuose sembrano animare il cielo con movimenti aggraziati. Ma sono immobili, ed è questo l’incanto.

Le palme danzati sulla spiaggia di Salalah - Viaggio in Oman

Le palme danzati sulla spiaggia di Salalah, sono il più sorprendente fenomeno vegetale di questo tratto di costa. Altissime e sinuose si sollevano verso il cielo con eleganza

Fazayah, bellezza marina e minerale

Sembra di essere su un altro pianeta: una striscia di sabbia lunga a perdita d’occhio, candida, che accoglie le onde ribelli color blu cobalto.

La spiaggia di Fazayah è la più imponente e selvaggia del Dohar - Viaggio in Oman

La spiaggia di Fazayah è la più imponente e selvaggia del Dohar. Protetta da ripide catene montuose si raggiunge dopo un tratto percorribile solo dai fuoristrada

Se volete un efficace esempio di come l’Oman sia ancora un paradiso minerale governato dalla natura è questo. Impossibile non sentirsi ospiti di qualcosa di più grande: l’uomo è assente, il rumore delle onde è un sordo ruggito che non si arresta mai, il vento a tratti è una carezza, in altri momenti una frusta. Ci si arriva con un lungo tratto di 4X4, mentre i dromedari si fermano sui costoni rocciosi alle vostre spalle. Le parole sono superflue, e solo i pensieri prendono voce. Prima di Fazayah si raggiunge la spiaggia Al Mughsail, per osservare i soffioni d’aria marina che esplodono verso il cielo come geyser islandesi. Una particolarità geologica che avviene sotto il profilo vertiginoso del promontorio, che si staglia sulla sabbia bianca con le montagne per sfondo. Il quadro romantico e selvaggio che avrebbe fatto innamorare Friedrich.

Nella zona di Fazayah il panorama è di bellezza mozzafiato - Viaggio in Oman

Nella zona di Fazayah il panorama è di bellezza mozzafiato. Le spiagge candide confinano
con il verde chiaro delle acque e sono adagiate alla base di vertiginosi picchi rocciosi

Luca Camilli, uno chef davvero “Bravo”

Quando ti confronti con la vita di un villaggio ci sono alcuni ruoli che inevitabilmente ti affascinano. Lo chef è sicuramente tra questi. Perché il suo è un ruolo con caratteristiche evidentemente militari, solo in parte simili a quelle dei suoi colleghi in patria.

Luca Camilli, chef responsabile del Bravo - Viaggio in Oman

Luca Camilli, chef responsabile del Bravo, durante l’intervista al ristorante Olive

Così ci siamo confrontati con Luca Camilli, 55 anni, viareggino, il responsabile delle cucine di Olive, ristorante del Bravo Club di Salalah. Forse non è un caso che lui sia “uomo di mare”, col DNA del viaggiatore. «Si, viaggiatore lo sono per davvero. La mia esperienza l’ho fatta tra villaggi, rifugi di montagna, strutture balneari, hotel…Così questo è un approdo naturale. In un villaggio conta l’organizzazione, e devi armonizzare al meglio la qualità con quanto hai a disposizione. Perché al Bravo si fa cucina italiana, una buona cucina italiana, ma senza poter disporre di prodotti basilari: quelli a base di maiale, tutti i salumi, buona parte dei formaggi, il vino. Quindi si parte con ricette ad handicap, ma il risultato lo devi garantire. Calcola poi i tempi. In certi periodi dell’anno devo servire anche 300 persone in meno di un’ora». Ti mancano delle cose, ma ci sono prodotti locali interessanti? «Assolutamente sì, a partire da quelli di mare, come il tonno e il barracuda, eccellenti. Anche la frutta è molto buona, le banane mignon strepitose. Poi ci sono i prodotti importati, come la carne dal Brasile, di ottima qualità». La tua squadra si avvale di manodopera locale? «Sono molto contento del mio personale, che arriva da India, Pakistan e Sri Lanka. Lavorano sodo, sono gentilissimi, disponibili, e poi imparano in fretta». E il commodoro Camilli non molla mai il campo di battaglia. Se andrete da Olive vi basterà uno sguardo per individuarlo, intorno a lui un angolo d’Italia goloso e rassicurante.

 

Guido Barosio - Viaggio in Oman

 

 

(Foto di MARCO CARULLI)