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Slovenia

Il potere dell’acqua nelle Terre del Drago

di Guido Barosio

Estate 2022

TERRA CONTESA E SORPRENDENTE, LA SLOVENIA OFFRE CITTÀ D’ARTE COME PIRANO, GIOIELLO DI VENEZIA, E LUBIANA, ELEGANTE CUORE GREEN DELLA MITTELEUROPA. PER I VIAGGIATORI SULLE ROTTE DEL BENESSERE, CENTRI TERMALI COME ASTRONAVI, CON PISCINE RIGENERANTI DOVE OZIARE SOTTO CUPOLE DI VETRO

Una natura complice dell’uomo

Impero. Istria. Terme. Saline. Venezia. Pirano. Mare. Sostenibilità. Olio. Piscine. E, naturalmente, Acqua e Drago. Sono queste le parole guida, o, se volete, gli hashtag, del nostro viaggio in Slovenia. Che è un paese giovane – la sua prima vera indipendenza risale al 1991, l’ingresso nell’UE al 2004 – con una vocazione turistica lucida e vincente: qui si viene alla ricerca del benessere, termalismo e outdoor sono accertati punti d’eccellenza.

Slovenia Portorose

La storia ha visto avvicendarsi i due più grandi imperi del Continente – Romano e Asburgico – oltre a Venezia, la regina del mare. Non furono presenze episodiche, ma lunghe fasi che segnarono profondamente il territorio per lingua, etnia e cultura. I romani si fermarono più di sette secoli, i veneziani controllarono la costa per 250 anni e tutta la Slovenia fece parte dell’impero asburgico dal 1335 al 1918. Dopo nacque la Jugoslavia (definita “il Regno dei serbi, dei croati e degli sloveni”) mentre l’Istria, abitata in prevalenza dai nostri connazionali, divenne italiana e tale rimase fino alla fine del secondo conflitto mondiale, quando si affermarono le formazioni di Tito.

Slovenia - le cupole di Lubiana

Le cupole di Lubiana

Negli anni immediatamente seguenti la storia voltò drammaticamente pagina, e oltre 300mila italiani lasciarono la terra natale. Oggi la comune appartenenza all’UE, la cancellazione dei controlli di confine, le molte iniziative culturali comuni, permettono una ricomposizione della memoria e della cultura, in particolare lungo quei 46,6 chilometri di litorale, dove più forte fu la presenza italiana. Se cercate un simbolo lo troverete a Pirano, orgogliosa gemma veneziana, dove, sullo storico municipio, sventola il tricolore a fianco della bandiera slovena e di quella europea. La giovane Slovenia – che vanta ben 24 siti iscritti al patrimonio UNESCO – ha valorizzato il patrimonio naturalistico sin dall’indipendenza, forte di una robusta, a tratti spettacolare, forestazione. Il paese ha i tre quinti del territorio coperto da boschi, con alcune 162 foreste vergini; le latifoglie raggiungono i 42 metri e le aghifoglie superano i 60. Tra le 22mila specie animali si possono incontrare l’orso bruno (avvistabile nelle foreste di Kočevsko), il lupo e la lince. Discorso a sé merita il termalismo, settore in cui gli sloveni hanno sviluppato una propria formula nell’offerta e nell’allestimento delle strutture. Detto dell’indiscutibile abbondanza di acqua termominerale benefica, tra le maggiori in Europa, l’imprenditoria locale ha puntato su grandi strutture alberghiere molto ben organizzate, sulla realizzazione di altrettanto grandi piscine (anche con attrazioni acquatiche), in alcuni casi avveniristiche e fantasiose, mettendo in scena un concetto ludico della fruizione, dove non esiste soluzione di continuità tra terapia, relax e divertimento. Un concetto particolarmente gradito al pubblico eterogeneo che le frequenta: giovani e meno giovani, famiglie con bambini, “spatrotter” di tutta Europa. Gli stabilimenti e resort termali, calcolando solo i principali, sono circa una trentina. L’eccellente rapporto qualità prezzo garantisce il successo costante e crescente.

Giorno 1 e 2: Quando il benessere arriva dal sale

Formalmente Portorose – con poco meno di 3mila residenti – è una frazione della storica Pirano, ma nella realtà, e nella storia, è molto di più.

Slovenia - Guido Barosio con Tomaž Bevcic

Guido Barosio con Tomaž Bevcic

Con un panel di opportunità che le ha fatto conseguire la qualifica di destinazione G.O.A.T. (Greatest-Of-All-Times) per il 2022. Queste, in sintesi, le motivazioni: «Spiagge perfettamente attrezzate e disegnate nella culla dell’Adriatico, una rete di sentieri panoramici attraversano fertili colline, promenade montane, vocazione cosmopolita, romantici scorci impreziositi da secoli di storia, tradizioni antichissime e dinamici ritmi urbani sintonizzati sulla contemporaneità». Il tutto con una marcata vocazione al termalismo, sviluppato già in epoca asburgica. Ma prima ancora – nel XIII secolo – furono i benedettini a scoprire il potere terapeutico del mare, curando i malati con dei concentrati di acqua marina e fanghi medicamentosi. Agli stessi frati si deve il nome della baia e della località, originariamente Portus Sanctae Mariae de Rosa. Oggi il termalismo marino è il motore turistico della località, e il “sistema” LifeClass Hotels & Spa – coi suoi sei alberghi, più terrazze, ristoranti, terme, spiagge e infinite piscine – è una cittadella dell’accoglienza dove nessuna opportunità manca all’appello: acqua vissuta come relax e divertimento (il must sloveno), medicina estetica e anti-aging, talassoterapia, ayurveda, trattamenti bellezza, massaggi thailandesi, centro fitness, e sicuramente qualche altra cosa che dimentichiamo in un panel sostanzialmente infinito.

Slovenia - Marco e Oriella di Na Burji

Marco e Oriella di Na Burji

Noi abbiamo particolarmente amato il Grand Hotel Portorož – classico, strategico, ideale per una clientela internazionale di ogni età – con la sua spettacolare piscina riscaldata, sormontata da una luminosa cupola in vetro. Qui l’acqua termominerale – classificata tra le acque minerali e termali sulfuree altamente mineralizzate per il suo ricco contenuto di sali minerali (cloruri, solfati, sodio, potassio, magnesio) – emerge da un mare primordiale con 42mila anni di età, raggiunto da una ardita trivellazione a 705 metri di profondità. E tu neanche ci pensi mentre galleggi, a temperatura ambiente, in un liquido preistorico che sembra accarezzarti. In tema green, va segnalato che l’Hotel Neptun del LifeClass ha ottenuto il massimo della certificazione per i ciclisti: livello “5 biciclette”, con tanto di assistenza tecnica, deposito custodito e menù dedicati. Dove mangiare bene (molto bene) a Portorose? Vi proponiamo tre opzioni. Proprio nella zona degli hotel si trova Istrian bistro & Tapas bar: piatti golosi e assai ben presentati, interpretazione originale delle materie prime locali. Noi abbiamo provato la bistecca istriana con salsa al vino, delicata e saporita, preceduta da una eccellente tartare di tonno rosa, con lime, sedano e tapioca. Terra e mare, of course. Tomaž Bevčič – chef e patron del suo Rizibizi, segnalato dalla Guida Michelin – rappresenta il meglio della cucina istriana sul litorale. Celebre per aver reinventato il grande piatto della cucina veneziana che dà il nome al suo locale – ci sono riso e piselli, ma i gamberi rossi sostituiscono la pancetta – propone una cucina di mare (con qualche incursione contadina) dove si punta all’essenziale del gusto, aggiungendo sempre una variante a sorpresa. Sorridendo, spiega che si ispira “alla cucina dei nonni”.

Slovenia - piscina del Grand Hotel Portorož

La piscina del Grand Hotel Portorož

Anche noi avremmo voluto dei nonni così… E adesso un fuori porta d’autore. Digitate il nome di questa magnifica trattoria: Na Burji, e preparatevi a una mezzora di strada (tortuosa) nell’entroterra, massima attenzione perché è facile sbagliarsi. Però ne vale assolutamente la pena; Oriella e Marco non interpretano la cucina del territorio, ma “sono” il territorio: prodotti di assoluta prossimità, ricette semplici e ancestrali, altrettanto ancestrale abbondanza nelle portate. Il menù non esiste, un giorno propongono carne (grigliate pantagrueliche), l’altro pesce. Se vi servono la loro pasta con gli scampi è il vostro momento fortunato. A pochi chilometri da Portorose si trova il Parco Naturale delle Saline di Sicciole, antico presidio della comunità italiana. Oggi, come 700 anni orsono, i salinai ottengono il prezioso prodotto per affioramento. Elemento fondamentale era ed è la “petola”: un filtro biologico che impedisce al sale di mescolarsi col fango marino, mantenendolo bianco e pulito. L’eccellenza è il fior di sale, utilizzato in cucina e nella cosmesi. Immerso nel Parco, si trova un luogo magico, che da solo potrebbe già valere il viaggio: la Thalasso Spa Lepa Vida, centro termale a cielo aperto con gazebo per massaggi e terapie e la magnifica piscina, dove immergersi nell’acqua di mare, circondati dallo spazio alieno di un ambiente immobile nel tempo. Tutti i prodotti utilizzati nella spa arrivano dal parco: fango salino, acqua marina, salamoia e la preziosa acqua madre, raccolta sul fondo dei bacini di sale. Il microclima salino aggiunge benessere al benessere, mentre la quiete e il silenzio sono garantiti dal “numero chiuso”, che limita a 50 i fortunati visitatori. D’obbligo dedicarci almeno mezza giornata. Tempus breve est.

Slovenia - Thalasso Spa Lepa Vida

La Thalasso Spa Lepa Vida

Slovenia - le saline di Sicciole

Sopra e a destra le saline di Sicciole

Giorno 2 e 3: Il pescato migliore e l’olio della Costa

Nella cucina dell’Istria costiera l’olio e il pescato sono, coi cristalli di sale, la base dell’eccellenza. Il primo potrebbe ritenersi “fuori zona”, rispetto ai migliori prodotti conosciuti, ma l’olio “più settentrionale” del Mediterraneo vince per terreno ed esposizione solare.

Slovenia - La tenuta Fonda

La tenuta Fonda

A Seča, proprio di fronte alle Saline di Sicciole – si trova l’azienda bio Gramona di Nina Froggatt (www.gramonafarm.com). Andatela a trovare e vi farà esplorare i magnifici oliveti, ma, soprattutto, potrete provare le varietà pregiate della sua produzione. E lo farete in un terrazzamento rivolto verso le Saline e la Baia di Portorose, col pane casereccio e un bicchiere di Malvasia “del contadino” fresco al punto giusto. Sempre a Seča, ma sulla costa, una visita dell’Allevamento Fonda (www.fonda.si) ci ha permesso di comprendere quale sarà il migliore futuro dell’industria ittica. La direttrice Irene Fonda ci spiega presupposti e storia del loro progetto: «Il mare è la casa dei pesci, che, come tutti gli animali, hanno bisogno di una propria abitazione, sul fondale o lungo le scogliere, quasi in superficie o in profondità, a seconda delle specie. L’intervento dell’uomo ha progressivamente desertificato il loro ambiente, inoltre la pesca generalizzata non tiene conto dell’età degli animali. Quanti anni hanno i pesci che peschiamo? Non lo sappiamo. Quando prendiamo alla lenza un branzino di dieci anni, interrompiamo una vita che si è sviluppata attraverso una lunga fase di libertà. Nel 2003, mio padre Ugo, dopo una carriera passata nelle attività sottomarine, concepì un sogno, quello di realizzare una città subacquea per i pesci, costituita su differenti livelli, in grado di ospitare le diverse varietà. Parallelamente abbiamo pensato che potevamo creare un allevamento rispettoso degli animali, alimentandoli e facendoli crescere nelle condizioni ideali, in un ambiente sano, pescandoli solo quando hanno l’età giusta, commercializzandoli con un “marchio d’origine”, concetto che abbiamo preso dal mondo del vino. Inoltre i nostri prodotti portano una targhetta con la data di pesca, la migliore garanzia per i consumatori». E adesso? «Siamo riusciti a invertire il paradigma che fa pensare al pesce d’allevamento come a un prodotto di serie B. I nostri branzini, il branzino di Pirano, e le orate sono le migliori referenze del mercato. I migliori ristoratori si fidano di noi, partecipiamo ad eventi nazionali e internazionali, facciamo visite negli allevamenti, organizziamo degustazioni e laboratori di cucina per far capire la levatura della nostra produzione».

Gustando il loro branzino, a crudo, appena pescato, condito solo con l’olio istriano e fiore di sale, abbiamo l’evidente percezione di un “gusto assoluto”, delicato e autorevole allo stesso tempo. La qualità nasce dalla passione, e da quella cultura del lavoro che solo l’amore rende possibile. Nascerà anche la città subacquea? Ne siamo certi, in questo tratto di mare non ci sono sogni impossibili.

Giorno 4: Pirano, gioiello di Venezia

Slovenia - Piazza Tartini a Pirano

Piazza Tartini a Pirano

La storia di Pirano inizia con la fine dell’Impero Romano, e si narra che la città venne fondata – come Venezia – dagli abitanti di Aquileia, in fuga di fronte agli Unni. Durante l’epopea veneziana, tra il 1283 e il 1797, la città visse la sua fase di massimo splendore, con la realizzazione dei palazzi nel centro storico e delle possenti mura, che permisero a Pirano di resistere alle scorrerie dei pirati e a due assedi genovesi. Durante l’Impero Asburgico sperimentò, insieme a Portorose, i primi flussi turistici del XIX secolo. Finalmente ricongiunta all’Italia nel 1918, vide il suo tessuto etnico e culturale completamente cancellato a partire dal 1945, con l’annessione alla Jugoslavia di Tito.

Slovenia - Piazza Tartini a Pirano

Centro storico di Pirano

Anni bui e violenti, dove avvenne l’esodo della comunità italiana e si persero lingua, antiche credenze popolari, feste religiose e tradizioni artigianali. Oggi, con la Slovenia indipendente, molto si sta facendo sotto il profilo della restituzione della memoria, con la lingua italiana presente nei documenti ufficiali e nelle indicazioni civiche. Visivamente Pirano è impressionante; la piazza Giuseppe Tartini, fulcro della vita cittadina, è una formidabile macchina del tempo, dove la Venezia settecentesca si palesa come un fondale goldoniano. Sullo sfondo il campanile della Chiesa di San Giorgio, copia ridotta di quello di San Marco, ma più longeva, perché l’originale veneziano venne ricostruito, mentre questo è ancora intatto. Impreziosiscono il centro le numerose chiese (Madonna della Salute, Santo Stefano, Madonna della Neve, San Pietro, San Rocco, San Francesco…), mentre vicoli e abitazioni appaiono ristrutturati con cura negli originali colori bianco e pastello. Vista dall’alto, Pirano si rivela una penisola aguzza protesa verso l’Adriatico. Coi suoi tetti rossi e l’impianto urbanistico intatto è, semplicemente, un capolavoro. Da segnalare la casa natale di Giuseppe Tartini, virtuoso e musicista, che qui nacque nel 1692, misterioso autore del Trillo del Diavolo; e il Museo del Mare di Palazzo Gabrielli (bellissimo edificio neoclassico), ricco e molto ben allestito, inevitabilmente fazioso nelle pagine di storia più recente. Il miglior ristorante cittadino è all’Hotel Piran, proprio di fronte al mare. Cucina di pesce semplice e curata, ricette della tradizione. Pirano merita un solo appunto: è ormai un parco per turisti, dove abbondano B&B e negozietti di artigianato raramente locale, tutto è una vetrina. Prezzo da pagare alla notorietà? Probabilmente sì. E allora viviamola per ciò che resta imprescindibile: un libro di storia da sfogliare al sole, col vento dell’Adriatico che racconta le avventure di pirati e musicisti. Appena distogliete lo sguardo dalla folla, vi sembra ancora di vederli.

Giorno 5 e 6: Lubiana, la Città del Drago

Slovenia - Lubiana

Lubiana

Ma quanto è bella Lubiana! Elegante di una bellezza asburgica ravvivata da tonalità mediterranee, di un’indolenza parigina lungo le rive del suo fiume, sormontata dal castello come in un libro di fiabe, vivacissima e contemporanea nei suoi quartieri più giovani, capitale che diventa villaggio appena si lascia il centro storico, verdissima e sostenibile con ben 16 ettari di pedonalizzazione, e ancora teatri, parchi, un festival estivo di levatura internazionale, un ben organizzato circuito museale. Quando si afferma che le città ideali del continente hanno tra i 200mila e i 400mila abitanti è d’obbligo pensare alla capitale slovena: 293mila e tutto va bene. Ma noi iniziamo dal drago, che, visti i presupposti, non è solo totem ma amuleto efficacissimo. La leggenda narra che Giasone, dopo aver rubato il vello d’oro al re Aites, fuggì sulla nave Argo attraverso il Mar Nero fino al Danubio. Proseguendo il suo viaggio giunse al fiume Ljubljanica, nel luogo dove oggi sorge la capitale. Gli abitanti implorarono il suo aiuto, vivendo oppressi da un drago che ogni anno imponeva il sacrificio di una fanciulla. Giasone uccise il drago per poi riprendere il cammino verso l’Adriatico e la Grecia, meta finale. Nel tempo sono cambiati i valori simbolici: da mostro la creatura ha progressivamente assunto il significato di talismano e protettore.

Slovenia - Lubiana

Triplice ponte e centro storico di Lubiana

Oggi il drago si pavoneggia nelle imponenti statue del ponte a lui dedicato, tra i luoghi più visitati del centro cittadino. Lubiana è una città fluviale per eccellenza, le sue prospettive migliori si colgono dalle due rive del Ljubljanica, presidiate da decine e decine di caffè e ristoranti. Una prospettiva che cambia dimensione lasciando il centro, con il castello alla nostra sinistra, per arrivare allo Hradeckega Most, dove la capitale diventa villaggio bohémien e molte case hanno il proprio orto privato. Le ragioni di una visita a Lubiana compongono un panel di sicuro interesse: la Cattedrale barocca di San Nicola e il suo interno in marmo rosa, la Biblioteca Nazionale e Universitaria (il suo motto: «Non conta tanto il sapere, ma ciò che farai col sapere»), con la sua scalinata in marmo scuro dalle 32 colonne; il Triplice Ponte che sembra progettato da Escher (mentre invece è di Plečnik), il romantico Parco Tivoli di 510 ettari, il quartiere creativo (e alternativo) di Metelkova Cesta, l’affascinante Museo Etnografico Sloveno, che permette, attraverso spettacolari allestimenti, di affrontare i temi dell’identità, delle culture, del rapporto tra diverse civiltà. Mi ha ricordato (per analogia dei temi e capacità visionaria) il Quai Branly di Parigi e il Museo della Confluenza a Lione. L’evento dell’estate è il 70° Lubiana Festival, che terminerà il 9 settembre; un centinaio di appuntamenti previsti. Le star più attese: Plácido Domingo, Daniel Barenboim, Riccardo Muti, John Malkovich e la pianista Hélène Grimaud. La persistente attenzione ai temi della sostenibilità, del turismo e del food, ha fatto di Lubiana l’European Green Capital nel 2016, la capitale dello Smart Tourism (sezione sostenibilità) nel 2019 e la Capitale Europea della Gastronomia (con la sua regione) nel 2021. Nel cuore del centro merita un soggiorno la leggenda dell’accoglienza cittadina: il Grand Hotel Union, dove hanno soggiornato teste coronate, capi di stato e i grandi nomi dello spettacolo, tra i tanti Bill Clinton e il Dalai Lama. E la fama è meritata per la levatura in ogni dettaglio, dalla reception ai servizi dell’eccellente ristorante interno. Ma, visto che siamo in tema, menzioniamo la piscina dell’ultimo piano: atmosfera orientale, arredi come in una maison privata e panorama sui tetti di Lubiana, un must.

Slovenia - Il drago Lubiana

Il drago domina il suo ponte

Giorno 7: Laško, le terme e il maniero

Non c’è niente come il Thermana Laško, sia per le sorprendenti soluzioni architettoniche che per la profusione dell’offerta. Siamo nella Slovenia orientale, tra piccoli centri (pochi), foreste (ovunque) e castelli che punteggiano il panorama.

Slovenia - piscina del Thermana Laško

L’immensa piscina del Thermana Laško

Il Thermana movimenta il paesaggio come un’astronave pronta al decollo, la sua grande cupola in vetro ospita una delle più grandi piscine termali d’Europa: il centro di un “sistema acquatico” di 2200 metri quadrati, con spazi interni ed esterni e anche tre Whirlpool che si alzano sopra la superficie. Tutto piuttosto difficile da descrivere, molto più eloquenti le immagini. Il top della suggestione si raggiunge la sera, quando la piscina maggiore assume un progressivo colore blu, accentuando ancora, se possibile, quella sensazione extraterrestre che emana dalla location. Thermana è un regno liquido, puoi fare tante cose, ma è difficile resistere alla tentazione di allungarti sui lettini e immergerti, più e più volte, nell’acqua termale a temperatura controllata. Se ti metti a sfogliare il catalogo delle opportunità comprendi che questa è una vera e propria città del benessere, dove sono disponibili infinite suggestioni. Ne ricordiamo alcune: trattamenti wellness alla birra e alla canapa, massaggi, trattamenti ayurvedici (coordinati dall’equipe Veda del Kerala), massaggi thailandesi, trattamento Pantha Rei, maderoterapia, pacchetti di rimodellamento e anche wellness per bambini. Tra le proposte più originali c’è la passeggiata tra i punti energetici del parco, individuati dal celebre radioestesista Jože Munih. Sono sette e permettono un benefico passaggio di energia attraverso altrettanti chakra.

Slovenia - Il castello di Celje

Il castello di Celje

L’organizzazione del centro e dell’hotel è capillare, la cortesia costante. Sei sicuro che per gestire la struttura sia necessario un piccolo esercito, ma tu non te ne accorgi mai. Nei dintorni di Laško, merita una vista il maniero di Celje: austero e ottimamente conservato, edificato nel XII secolo, domina il paesaggio dall’alto di uno sperone panoramico. La sua storia è strettamente legata alle vicende dei conti di Celje, la dinastia più influente della Slovenia. Due le figure di rilievo legate al castello: la prima è Barbara, figlia di Herman II, che, per matrimonio, divenne regina ungherese, tedesca e ceca. Tollerante in tema religioso, appassionata di alchimia e astrologia, fu sovrana amata e controversa.

Slovenia - Il maniero di Celje domina la vallata

Il maniero di Celje domina la vallata

Ma la vicenda più romantica è quella di Federico, anche lui figlio di Herman II, costretto a sposare Elisabetta contro la sua volontà, mentre il suo amore era per Veronika. Quando Elisabetta fu trovata assassinata (non si sa da chi…), Federico sposò Veronika suscitando le ire del padre, che fece annegare la moglie rinchiudendo il figlio nella torre. Condannato a morire per fame, Federico sopravvisse (non si sa come) e venne liberato per ragioni di successione. Nelle terre dalle acque benefiche, nel crocevia dell’Europa centrale, c’è sempre una storia da raccontare. Giasone, il drago, città magnifiche e cavalieri infelici. Oggi si dividono il campo con l’edonismo astronautico delle terme del futuro. Contrasti di viaggio per una settimana d’autore.

 

Guido Barosio - Slovenia

(Foto di MARCO CARULLI)